mercoledì 2 settembre 2009

september (in ricordo della ragazza a cui l'ho regalata e della sera in cui questa canzone è tornata a casa)

Sapete, a metà degli anni novanta gli alternativi del mio paese, almeno quelli che non si drogavano forte, si riunivano tutti nel locale alla Rutedda. La Rutedda era una piazzetta chiamata così a causa della vecchia casa per gli orfani che aveva davanti la ruota degli esposti. Ma qualcuno la chiamava anche la piazza rossa, per via del nostro locale. Che poi chiamarlo locale era pure troppo. Un rimessone con due stanzini e un bagno con la porta scassata che non si chiudeva mai bene, e povere ragazze mi viene ora da pensare. In una delle due stanze, tutta ricoperta di scatole vuote delle uova per insonorizzarla, provava il gruppo e nell’altra c’erano ammucchiati sui lati tutti i divani che eravamo riusciti a raccattare intorno ai bidoni dell’immondizia. Ce n’era uno, mi ricordo, che non aveva una gamba e allora noi gli togliemmo le altre tre e chi si sedeva si ritrovava quasi col culo per terra e poteva solo stendere i piedi in avanti, in mezzo alla stanza e tutti dovevano fare attenzione a non inciamparci. La stanza dei divani era completamente ricoperta di foto e ritagli di giornale di musicisti o eroi della letteratura o dell’arte che ammiravamo. Non c’erano finestre e con tutti quegli occhi puntati addosso il locale era cupo e claustrofobico, proprio come piaceva a noi, che eravamo giovani (ma già vecchi dentro!) e assolutamente contro. Contro che? Contro tutto. Dicevi la politica: eravamo contro la politica. Dicevi la chiesa: eravamo contro la chiesa. Dicevi la mamma: eravamo contro la mamma. Contro tutto.
C’era anche un cagnetto senza nome, di quelli col pelo lungo, che sapeva solo pisciare dovunque si trovasse ma soprattutto sulla batteria di Andrea il piccolo. Gli avevamo fatto una cuccetta davanti al locale e un giorno d’estate che aveva caldo lo rasammo a zero, lasciandogli solo un ciuffo di peli sulla testa. Qualcuno ebbe la geniale idea di passarli col gel. Ricordo quel pomeriggio in maniera sfocata, eravamo tutti strafatti e guardavamo questo cane con la cresta punk gironzolare per la piazza e scoppiavamo a ridere come idioti ogni cinque minuti. La gente pensava che fossimo pazzi e assolutamente da non frequentare e a noi andava bene così.
Io non suonavo. Quando gli altri provavano mi sedevo in un angolo e facevo schizzi e disegni dei componenti del gruppo. Penso che ognuno di loro ancora oggi conservi un mio ritratto di quei tempi. Poi ci si sedeva di là e si parlava per ore di rock, di libri, di futuro, di “compromessi zero!”, o ci si fumava una canna. Quasi nessuno aveva la macchina così non è che si potesse fare tanto a parte quello. Poi ogni tanto si veniva fuori a rivederci il mondo o si risaliva in villa per socializzare coi mortali nostri fratelli o si andava alla cantina di Anna per bersi una birra. Era bello e cool.
A organizzare tutta la cosa erano stati due ragazzi che se vi dico i nomi vi mettete a ridere: Tony il mostro e Ciccio Sabato. Intorno a loro gravitavano tutta una serie di personaggi altrettanto fuori come Michele Che, James, Tony Killer (noto però ad alcuni come Tony il bannista, perché per arrotondare suonava nella banda ai funerali, ma sempre di morte si trattava e allora…) e poi Andrea il piccolo, per distinguerlo da Andrea il grande suo cugino, l’uno alto un metro e cinquanta, l’altro quasi due. E Loredana e Vera e poi Nica, magrissima e bellissima, e poi si scoprì anche anoressica. C’erano tanti di quei problemi in quel gruppo di scalcagnati ragazzi da non credere. Solo che non ce ne rendevamo conto nemmeno noi. Una sera feci a botte con Andrea il piccolo. Dissi che sua mamma era una vacca e anche se eravamo tutti contro la mamma lui mi saltò addosso e ci pestammo di brutto. Ci vollero due persone per separarci.
Un giorno Tony il mostro venne mollato da Loredana, che era la sua ragazza da tanto di quel tempo che nessuno se ne ricordava l’origine. Fu una tragedia, anche perché Loredana era l’unica con la macchina e non sapevamo più come muoverci quelle poche volte che dovevamo allontanarci. Tony era contro l’amore ma mi ricordo che ci fu un lungo periodo in cui ogni tanto, in seguito a questo fatto, lo si vedeva svenire. Immaginatevi sto tizio magro come un chiodo e con lo sguardo feroce e i baffi nerissimi che sembrava Frank Zappa cadere all’improvviso per terra svenuto, sospirando “Ah Loredana!”. Era proprio buffo. Noi gli stavamo sempre intorno per sorreggerlo. Non ho mai visto nessuno svenire per amore. Non mi è più capitato. In quei giorni Tony si comprò questo disco, Secrets of the beehive di David Sylvian e prodotto da Ryuichi Sakamoto, che ci ascoltammo e riascoltammo infinite volte e ognuno l’ha legato indelebilmente a quel periodo. The boy with the gun od Orpheus per me sono quasi dei bottoni per il flashback. Innescano il meccanismo automaticamente.
E oggi che sono tutti scomparsi dalla mia vita, a parte Ciccio Sabato e Michele Che, che ancora mi accompagnano nei miei reading, mi resta solo una canzone, la mia preferita di quei tempi, per ricordare a me stesso (e contro tanta disperazione dei giorni passati) che non bisogna mai dare del giovane a un “giovane contro” e che i tempi del rock non sono ancora finiti, almeno non per me. E a culo tutto il resto.



Ecco il mio film, se mai potessi farne uno.

8 commenti:

Vale ha detto...

Ciao,
quanti anni fa accadeva questo?

Cmq sul mio blog non pubblico poesie...sembra che scrivo in versi ma in realtà scrivo cosí delle volte :)
Le poesie vere e proprie non sono pubbliche, per eviatre che qualcuno faccia un simpatico copia/incolla.
Grazie per in consigli.

lillo ha detto...

tutto questo accadeva nella seconda metà degli anni 90, diciamo fino ai primissimi 2000... poi il proprietario del locale lo ha rivoluto indietro e il gruppo, senza una sede fissa, si è sciolto...

Althea ha detto...

"Too old to rock and roll, too young to die" cantavano i Jethro Tull ;)

albafucens ha detto...

quanto mi piacciono i racconti dei tempi andati, hanno un sapore unico..
bellissimo questo ricordo
ciao

Navarre Raee ha detto...

Lillo, ci vuole una bella bevuta!

lillo ha detto...

perfettamente daccordo ;)

marian. ha detto...

quando leggo questi tuoi bei racconti e mi lascio trasportare con l'immaginazione penso: cazzo, ma perchè dan brown si e lillo no?
una fan.

lillo ha detto...

me lo chiedo pure io ;)