giovedì 10 dicembre 2009

lou reed e l'amore, premessa

L’altra sera ascoltavo su internet l’ultimo singolo di Lou Reed, The power of the heart, pezzo scritto su commissione per Cartier e ripensavo, cullandomi nella bellezza della canzone, alla biografia che Victor Bockris gli ha dedicato, mi pare una quindicina di anni fa. Così mi sono alzato, sono andato a cercarla sullo scaffale e ho ripreso in mano il libro. E mentre facevo ripartire il pezzo sul pc, ho cominciato a sfogliarlo per ricordarmi alcune cose. Quella biografia, per quanto affascinante, non mi ha mai del tutto convinto perché sembra descrivere due Lou Reed diversi, uno cinico e romantico degli inizi e un altro cattivo, egoista e infantile degli ultimi anni. Lou Reed ha sempre sostenuto di avere più personalità al suo interno ma è anche vero che Bockris non gli ha mai perdonato di aver sabotato la reunion dei Velvet Underground nel ’93. La verità è che Bockris aveva più bisogno dei VU di quanto ne avesse Lou Reed. E la biografia passa dal racconto eroico dei suoi primi anni bohemien a una narrazione tutto sommato pettegola di alcuni episodi irrilevanti della biografia di Reed, messi lì apparentemente con l’alto scopo di raccontare la vita e la personalità dell’artista, ma che secondo me vogliono solo metterlo in imbarazzo. Cosa perdonabile in parte, se si considera che i due sono amici, ma di un’amicizia nata nell’entourage di Andy Warhol e quindi illuminata dalle regole vigenti in quello strambo mondo.



Questo non significa che Bockris abbia mentito. Magari ha calcato un po’ la mano su alcuni aspetti, e tutti sappiamo quanto influisca il particolare taglio che dai a un racconto, ma Lou Reed stronzo lo è sempre stato. Un po’ per autodifesa un po’ per profitto, certo, e anche con molta classe, ma stronzo sempre. Lo raccontano bene, in tutte le interviste che hanno rilasciato, le varie persone che si son trovate a vivere e lavorare con lui. Tutte hanno raccontato la propria storia, più o meno diversa dalle altre, ma tutte hanno concluso questa storia diversa nello stesso identico modo: con lui che le feriva irrimediabilmente. Poi certo, molte di queste persone lo hanno anche difeso, giustificato. Non puoi sperare che un uomo ferito egli stesso nell’anima e profondamente, abbia dei comportamenti normali con te. Dalle ferite, lasciandole aperte, può venire la luce e Lou Reed ha volutamente scelto di esplorare le proprie ferite per farne dell’arte. E spesso credo abbia addirittura fomentato il fuoco intorno a sé apposta per trasformarlo in musica. Chi gli è stato vicino e gli ha voluto bene ha pagato lo scotto di vivere accanto a un artista il cui tema di fondo è il dolore.
Nonostante tutto questo, anzi proprio per quanto detto sopra, forse le canzoni che preferisco di Lou Reed, ma non solo io, più ancora di Heroin, più di Waiting for my man, quelle che arrivano dritte al cuore e lì restano per sempre, sono le canzoni d’amore. Per la sua particolare incapacità di vivere pienamente una relazione sentimentale con serenità, le canzoni d’amore di Reed sono sempre, allo stesso tempo, totalmente intrise di romanticismo ma anche di fragilità, di sospetto a volte, e di pessimismo, come se tutto fosse necessariamente destinato a concludersi nella maniera peggiore. Il suo è un amore senza speranze. Il riflesso perfetto del suo mondo interiore e ciò che poi lo ha portato a distruggere, volente o no, ogni suo rapporto. Per quel che ne penso io, l’unico altro capace di scrivere e cantare canzoni dello stesso tipo allo stesso livello è stato John Lennon, il quale aveva avuto anche lui, proprio come Reed (che lo ha sempre considerato un fratello spirituale), un rapporto complicato coi genitori.
Per tutti questi motivi, e anche perché lo sto ascoltando parecchio in questi giorni, avevo pensato di scrivere (non necessariamente di seguito) una piccola serie di post dedicati alle canzoni d’amore di Lou Reed, alla loro storia. Perché se anche è vero che la storia dietro l’opera non sempre è necessaria alla comprensione dell’opera stessa, è invece sempre necessaria alla comprensione dell’uomo, e noi qui stiamo cercando l’uomo.

11 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Ok, this will be interesting.

giardigno65 ha detto...

bellissimo post, mi piace da impazzire lou reed perché :
Oh, all the poets they studied rules of verse
And those ladies, they rolled their eyes

e che chitarra !

Paolo Vites ha detto...

lasciamo perdere Bockris.... mi ero perso la nuova canzone di lou reed... thanx! c'hai mica le lyrics?

lillo ha detto...

ancora no, ma le ho chieste al fan club...

albafucens ha detto...

non conosco molto lou reed solo qualche vecchia canzone, ma non sono in grado non conoscendone la personalità e la vita di esprimere un pensiero al riguardo.. quindi mi limito a dire che hai scritto un post molto particolareggiato
un caro saluto e buon weekend

agatathecat ha detto...

Anch'io conosco poco Lou, ho avuto però l'occasione di andarlo a sentire dal vivo..a parte lui, fantastico, musicisti incredibili..
I tuoi post sulla musica sono sempre interessanti (dai anche gli altri non sono male);)

lillo ha detto...

alba, grazie.

agata, :P

robbby ha detto...

mio caro Lillo...chi di noi non ha almeno due di noi nella propria anima, o nel proprio spirito? chi di noi non è cinico e sentimentale, spietato e indifeso, forte e debole? ;)
splendido post, io sono letteralmente cresciuta con lou reed e i VU...personalmente se voglio recuperare un pezzo di sorriso questa è assolutamente efficace:
http://www.youtube.com/watch?v=Q7gBPBBZHw4
:)

lillo ha detto...

sì, quel pezzo lo adoro anche io :)

Paolo Vites ha detto...

grazie del testo. sembra un lou reed in fase nashville skyline.... if you know what i mean

lillo ha detto...

yes i know, man.