sabato 30 gennaio 2010

una giornata particolare



A volte ti capitano delle giornate di quelle che sembrano fatte apposta per dirti qualcosa. E tu magari non vorresti nemmeno sentirtele dire queste cose. Però sono lì, evidentissime, e ogni singola situazione pare un segno troppo perfetto, come se fosse stato messo lì da qualcuno, come in un film, solo e unicamente per darti l’opportunità di una riflessione che ti porti da qualche parte, magari soltanto verso una nuova stazione.
Così è stato ieri, quando svegliandomi e guardandomi allo specchio, ho fatto una scoperta straordinaria: il primo pelo bianco nella barba. È stata una di quelle cose che per alcuni minuti mi ha lasciato lì interdetto a osservare l’intruso sul mio viso, e chiedendomi se fosse davvero o no quello che credevo, magari un pelo un po’ più biondo degli altri, ma no era bianco e basta. Lo so che può sembrar ridicolo a raccontarlo così ma il primo pelo bianco di un uomo la sua importanza dovrà pure avercela, no?
Ho passato la mattina all’Ordine dei Giornalisti e poi sono andato a pranzo con una ragazza. Una bellissima ragazza dal sorriso luminoso e con quel pizzico di malinconia nello sguardo che fa la differenza, e stavo così bene con lei, ero così preso dalla conversazione e dalle sue gambe che, a un certo punto, incrociandola in corridoio mentre andavo in bagno ho seguito l’istinto e l’ho abbracciata per baciarla. E, tenendola fra le braccia, l’ho sentita sussultare. Ho capito di averla spaventata, perciò le ho dato un bacio sulla guancia e le ho chiesto scusa.
Vorrei precisare che non sono un maniaco che aggredisce le ragazze nei bagni. Al massimo ho visto troppi film romantici in cui queste cose funzionano sempre. Però tutto questo mi serve per dire che ho capito una cosa: ho capito che è così tanto tempo che amo ma non sono riamato, che ho dimenticato che sensazione si prova a ricevere dell’amore e ne ho bisogno. Perché dare amore e basta, mi sono accorto, ti induce a diventare egoista in un certo qual modo, ti spinge ad avercela con gli altri e a prendere, con vera rabbia a volte, quello che non ti viene dato. Persino chi vive di paturnie d’amore si prende uno spazio inesistente nella vita dell’altro e si crea un angolo di vita virtuale, fasullo, per nutrire meglio il suo non-amore. Ma questo è sbagliato. Porta solo dolore e fa male a tutti. A chi vive direttamente queste storie e, per riflesso, a chi le vive intorno.
Così ieri sera, quando sono tornato a casa e ho trovato sul mio computer la sua mail così triste e stanca, mi sono sentito stanco anch’io e ho trovato la forza di fare quello che andava fatto, tagliando in un solo minuto quello che non si era spezzato persino negli ultimi dolorosissimi mesi, cioè qualsiasi ponte ci fosse con la persona che più di ogni altra ha significato qualcosa per me negli ultimi 4 anni. L’ho fatto con un pugnale conficcato nel cuore ma non si può vivere sempre sottacqua, guardando il mondo attraverso l’oblò di un palombaro, a volte bisogna venire su, in superficie a rendersi conto del cielo. Ho cancellato tutto, ogni numero, traccia, ricordo. Non mi restano che una manciata di poesie. E se questo amore è valso qualcosa, lo si vedrà solo leggendo quei versi e nient’altro.
Ora però sono stanco. Lo slancio che mi è servito per salire dal fondo in superficie mi è costato troppa fatica. Una fatica immensa. La morte di qualsiasi illusione o fiducia nel presente. Sono senza più energie, per citare lei. Si parlava di Salinger ieri. Sapete, non sono d’accordo con chi diceva che aveva smesso di vivere molti anni prima di morire. Sì, è vero, si era allontanato da qualsiasi forma di rapporto sociale, ma questo non significa nulla. Si parla di un autore qui e un autore non vive mai semplicemente e basta. Un autore vive sempre al massimo ogni singola esperienza per poterla poi utilizzare nella sua opera. Un autore assorbe tutto, somatizza, rielabora continuamente il suo vissuto. E siccome so, perché mi capita, che ogni esperienza vissuta ti arriverà dritta nello stomaco come un pugno, allora forse Salinger, arrivato all’indipendenza economica, detto quello che aveva da dire, ha preferito chiudersi in casa a godersi l’eccelsa bellezza di un tramonto o di una bottiglia di vino, senza altre scosse. Un po’ lo invidio. Magari potessi farlo anch’io.
Invece, come vi racconta la foto sopra, sono ancora in viaggio verso una meta non meglio precisata, un po’ più stanco e un po’ più triste e non ancora bene a fuoco. Ho la barba lunga che comincia a diventare bianca. Senza accorgermene sono diventato grande. E anche se non vorrei mai invecchiare, con un po’ di fortuna potrei anche farcela ad arrivare, come Salinger, a godermi una bottiglia di vino e un tramonto senza poi dovermi sempre chiedere: e adesso che succederà? Senza altre scosse del cuore. Certo, c’è da chiedersi: ma senza altre scosse di cosa mai potrei vivere, scrivere? Ma con un po’ di fortuna lo scoprirò, credo. Lo scopriremo tutti.



Vorrei chiamarla, dirle: le volpi con le code incendiate
non parlano, ma gridano pazze fra gli alberi per il dolore.
Sediamoci per terra, oppure là, sopra panchine imbiancate
sediamoci sopra un letto di foglie secche e ascoltiamo il nostro cuore.
Ci siamo scordati e perduti, ti ritrovo adesso all'improvviso
dentro una piccola stazione in un giorno grigio d'ottobre.
Tu non mi guardi neppure, io solo ho l'inferno nel cuore
perché la vita è una goccia che scava la pietra del viso.

9 commenti:

mod ha detto...

I know exactly what you feel.
but to be loved in return is only half way. you must have the precise cognition of being loved.
that's what it's all about.
maybe you get the chance once in a lifetime. twice is impossible.
let's get old in style then, my friend.

love, mod

lodolite ha detto...

caro lillo dire che il tuo pezzo mi è piaciuto è troppo poco. mi ha entusiasmato, per la verità limpida e semplice che ho trovato... ai miei tempi andava tanto di moda l'espressione "tagliare i rami secchi" lo so quanto è doloroso, ma per rinascere a volte serve.
sono sicura che ce la farai, hai tanto da dire e sei sensibile e brillante insieme che devi farcerla per forza!
coccolati il tuo primo capello bianco, ti porterà fortuna. ciao simona

Daniela Gentile ha detto...

Quante cose ci sarebbero da dire.. quanti commenti vorrei lasciarti qui su questo post.. ma forse sarebbbero inutili ripetizioni del bene che ti voglio e che ti auguro, sempre...

" Pazzo Catullo, smetti il tuo vaneggiare
e ciò che vedi morire,pensalo morto.
Fiammanti soli per te un tempo splendettero
quando correvi dove ti conduceva
quella fanciulla, che abbiamo amata come
mai sarà amata nessuna. E allora là
quanti amorosi giochi, che tu volevi
e la fanciulla negarti non voleva!
Fiammanti soli per te certo splendettero.
E ora non vuole più. Tu pure sfrenato:
non inseguir se ti fugge, non vivere
triste,ma fermo sopporta, resisti.
Addio fanciulla. Già Catullo è forte.
Più non ti cerca, se non vuoi, non ti prega,
ma a te dorrà non essere pregata.
O sciagurata, guai!Che vita ti aspetta?
Chi ora a te verrà? A chi parrai bella?
Chi ora amerai? A chi dirai son tua?
Chi Bacerai? A chi morderai le labbra?
Ma tu Catullo, ostinato, resisiti."


Carmen VIII.
il mio preferito..
At tu, Lille, destinatus, obdura.
( Ma tu, Lillo, ostinato, resisiti.)


un abbraccio,
ps. pardon, per il commento poco breve.. :)

lillo ha detto...

mod, ce la metterò tutta per invecchiare con stile :)

simona, me lo cullerò a mungo :)

dani. grazie, sai quanto amo catullo e quanto bene voglio a te :)

Anonimo ha detto...

dipingi, quando hai tempo

amatamari© ha detto...

Ho ricordato il mio primo capello bianco e forse lo stesso stupore nello sguardo, ed anche la sensazione che ci sono giornate che qualcosa ci dicono, silenziosamente, indimenticabilmente.
Bello tutto il post anche in quel dolore adulto e nei versi conclusivi: qualcosa di drammatico, un lampo, le code incendiate delle volpi.
Grazie.
:-)

albafucens ha detto...

l'ho letto tutto d'un fiato..

..nella vita siamo sempre in viaggio, e forse il bello è proprio questo.

un abbraccio

giardigno65 ha detto...

magnifico ...

ma il tuo ritratto nella foto non è triste ...
Tutta la nostra energia, tutta la nostra dolcezza
cerchiamo di addensarla in un'unica Sfera:
gettiamo i nostri piaceri con rude violenza
oltre i cancelli di ferro della Vita. Così
sebbene non si possa obbligare il nostro sole
a fermarsi, possiamo tuttavia obbligarlo a correre.

Andrew Marvell

lillo ha detto...

eh sì, in effetti volevo mettere un'altra foto e poi ho cambiato all'ultimo minuto per inserirla nel template... ora però è sparita anche quella traccia...