giovedì 24 marzo 2011

reading contro la guerra



Nella foto Giulia Colucci, della compagnia teatrale Fatalamanga, legge il mio racconto Viaggio di andata e ritorno con Paolo, in un reading contro la guerra tenutosi il 20 marzo 2011 ad Alberobello.

lunedì 21 marzo 2011

poesia della rosa e del cappello



Ce lo scriviamo in alcune lunghe lettere che facciano arrossire
anche i poeti, e usiamo parole semplici e reali
per dimostrare che l’amore è un bene. Ce lo diciamo
seduti su un muro, nel bar, nel cimitero, che questo e non quello
conta, non quel granello bruciato nel vicolo.
E ci diciamo che ci amiamo, che è tutto, che è bello,
che lei è la rosa ed io il cappello, con rime
che facciano arrossire anche i poeti.

mercoledì 16 marzo 2011

diario nero degli ultimi mesi

È parecchio che non scrivo sul blog, un po’ perché non ho molta ispirazione, un po’ perché mi sto dedicando ad altre attività come la fotografia o trovarmi un lavoro o far uscire il libro di poesie o scriverne un altro che va avanti un po’ a fatica ma va, comunque va.
A tutto questo va aggiunto che sono senza internet più o meno dalla metà di dicembre, a causa di un guasto alla mia linea ADSL, che Telecom sono tre mesi che dichiara di star riparando ma io ancora non ho visto nulla. Per cui mi arrangio come posso, ma stare dietro al blog non è per nulla facile.
Scrivere però mi piace ancora, almeno quando “son d’umore nero” (Guccini), e così pubblico qua sotto tre testi che ho buttato giù negli ultimi mesi, mentre ero di malumore, e che sono poi quelli che uno fa sempre più fatica a giudicare, perché quando sei giù ci metti dentro qualcosa di tuo, quel pizzico di personale per cui poi ti ci affezioni, anche se magari il pezzo non è il meglio che hai fatto.
Una nota per il secondo. Un po’ di tempo fa una mia amica mi ha iscritto a Fb perché riteneva che uno scrittore senza quel canale avesse un mezzo in meno per farsi sentire. Personalmente la ritengo ancora una gran fesseria (Fb, non l’idea della mia amica). E infatti, sono quasi convinto che a causa di questa mia contraddizione, cioè di odiare un mezzo a cui mi sono comunque arreso, Dio mi abbia levato Internet per punirmi. Ben mi sta!

Dicembre
IL CORVO

Apro la mia posta su Libero e leggo con apprensione in poco più di tre righi, lapidari come un epitaffio, che Aretha Franklin ha il cancro, Jean-Louis Trintignant compie poverino 80 anni (chi gliel’avrà mai fatto fare?). One mi rimprovera che l’altra sera, sì proprio l’altra sera, mentre ronfavo sul divano guardando Harry Potter ricevere i doni della morte come stimmate, ho perso per un soffio la donna della mia vita. Alessandra Neglia mi scrive che la situazione politica del Paese è così ingarbugliata che cazzo Lillo no, 5000 battute per il pezzo di terza sono poche, credimi! Intanto fuori viene giù il diluvio, c’è buio pesto, la notte ci circonda. Il mio gatto si gratta, credo di avergli attaccato le pulci. Un corvo con un’ala rotta sta bussando alla finestra, riuscite a sentirlo?
Poi mi chiedono tutti dove mai nasce la mia illimitata fiducia nel futuro. Di sicuro domani, peggio di così non può andare.



Gennaio
FACEBOOK E LA PATATA

Cazzo due giorni che sono su Facebook e già mi sono rotto le palle. Davvero, ora capisco perché qualcuno la ritiene la massima esaltazione dell’effimero, e sarebbe anche divertente se tutto questo chiacchiericcio non fosse a tratti assordante!
Nessuno ti ascolta per davvero, anche perché ascoltare richiede impegno, attenzione, pensiero, e pensare richiede tempo. Chi ha mai tempo oggigiorno? Il tempo è denaro! E infatti c’è crisi internazionale, mica roba da poco. Nessuno ha bisogno di cercarti, infatti sei tu a sbattergli in faccia le tue perle di saggezza (proprio com’è questa, lo riconosco, e chissà quanti l’hanno scritta già una manfrina così in passato). A tutti piace sempre tutto. E tutti sono sempre lì a ripeterti all’infinito le stesse banali cazzate. L’altra sera ha cominciato a nevicare e quaranta persone hanno scritto all’unisono “nevica!!!” sulla propria bacheca (e tutte e quaranta coi tre puntini esclamativi!!!). Ma come cazzo si fa?
La cosa peggiore però, secondo me, è che su Facebook chiunque perde un po’ del proprio mistero, tutti appaiono per quello che sono, e in effetti ad averceli sempre davanti sono tutti un po’ più brutti. Persino io mi sembro più brutto su Facebook, e io mi voglio bene. Non capisco ancora che gusto ci sia a scorreggiare in pubblico quotidianamente le proprie fragranze e in effetti i più furbi non scorreggiano, infilano solo il naso di tanto in tanto nel bagno degli altri, giusto per vedere che aria tira. Anche se qualcuno è simpatico, è vero, in genere chi non si prende troppo sul serio.
Mi hanno detto che si riesce anche a trombare, impegnandosi un minimo. Così aspetto. Magari un giorno, mentre tenta di sbattermi in faccia la sua quotidiana perla di saggezza, ce n’è una che insieme alla perla mi sbatte in faccia pure la patata. Che ne sai? Con un po’ di fortuna…

Febbraio
LA FINE DEL PC

Stamattina hanno parlato in tv della fine del PC. Ci fu un congresso per cambiar nome al Partito e poi rinnovarlo, e nel giro di due anni il Partito morì. Così oggi pensavo che sarebbe bello poter cambiare nome al Sud, che oramai a pronunciarlo sembra quasi una condanna.
Morire tutti e poi ricominciare da un altrove qualsiasi, ma che sia sempre casa. E senza alcun PD.

mercoledì 9 marzo 2011

viva catullo

Esce quest’anno il mio secondo libro di poesie, Viva Catullo, storia della fine di un amore e sintesi di quanto avete letto finora sul mio blog. Il libro esce presso le officine grafiche Favia, di Modugno, e senza nessuna vera distribuzione, per pochi semplici motivi.
Ho consumato cinque anni della mia vita per scrivere questo libro e tre me ne sono serviti per metterlo su carta con la maggiore onestà possibile. Avrei certo potuto pubblicarlo a pagamento con un qualsiasi editore, perché gli editori oggi non chiedono poesia ma soldi. Ma solo l’idea che una casa editrice potesse sfruttarne il contenuto per arricchirsi a mie spese, svilendo di fatto la mia vita, m’innervosiva a tal punto che ho preferito stamparlo per fatti miei e proporlo al pubblico, per rifarmi delle spese, a un prezzo che ritengo altrettanto onesto.
Il prezzo di copertina è di 5 euro, più l’eventuale sovrapprezzo in caso di spedizione postale (1,50 euro per l’Italia). Chiunque sia interessato ad averne una copia può rivolgersi direttamente a me, di persona o via mail. Oppure può comprarlo QUI.

Da Viva Catullo

una poesia di edna st. vincent millay

Quali labbra le mie labbra hanno baciato e dove e perché
io l’ho dimenticato, così su quali braccia si posava
la mia testa fino all’alba. Ma la pioggia stanotte
è piena di fantasmi, che battono e singhiozzano
sul vetro e aspettano risposta,
e nel mio cuore s’agita una tacita pena
per tutti i ragazzi dimenticati e che mai più
torneranno a mezzanotte da me, imploranti.
Così come in inverno sta l’albero solitario
e non sa quanti uccelli son svaniti uno per uno
e sa solo che i suoi rami sono adesso silenziosi:
io così non so dire quanti amori son passati
so solo che l’estate ha cantato in me
per poco, e che ora in me non canta più.

sabato 5 marzo 2011

tre uomini in mostra (io, rob e georges perec)



la repubblica degli ex

Di recente, un candidato alle prossime elezioni comunali del mio paese, si è rivolto al nostro giornale perché lo difendessimo dall’accusa mossagli da alcuni d’essere un “ex-comunista”. Lui sosteneva non solo di non essere mai stato comunista, né iscritto ad alcun partito da anni, ma che se dovevamo cercare il pelo nell’uovo non ce n’era uno solo degli altri candidati a non essere stato un ex-qualcosa. Il fatto che il politico in questione abbia indubbiamente ragione non fa che rattristarmi. Perché lui parlava del paesino ma quella pronunciata è una verità universale.
Ci ritroviamo una marea di ex-qualcosa che sottostanno a una marea di ex-partiti, e prendono ordini da ex-assessori alla corruzione della salute, o ex-indagati in attesa di giudizio o di decadenza dei termini d’indagine, da ex-poeti, nel senso che non si capisce più se la loro poesia è vera o fasulla, ex-socialisti che scrivono brutte poesie sulle rovine del mondo, ex-fascisti che bruciano Garibaldi in piazza ed ex-giovani “col culo floscio” che non si arrendono proprio mai.
Ecco, in questo desolante paesaggio fatto di ex-mignotte che ripudiano il passato prossimo e ragazzi di vita in età da pensione (ma giovani dentro, come dice Vecchioni), mi accorgo che la giovinezza non conta, non è una garanzia di purezza, che dire oggi “verginità” non significa nulla se non rimpiangere qualcosa di effimero e presto perduto. Quello che serve è la coerenza, e mi chiedo chi mai ne abbia a tal punto da dire, giovane o no che sia, “adesso facciamo un po’ di pulizia, adesso facciamo un po’ di luce per tutti” senza poi tirarsi indietro e rimangiarsi la parola data.
Un tempo agli adulteri, a chi tradiva il sacro vincolo del matrimonio (che ricordiamo: aveva già una valenza pubblica), se scoperti venivano inflitte punizioni corporali. Gli adulteri erano esposti alla gogna in piazza. Così, se si potessero rimettere sul piatto tutte le promesse e fare, come Berlusconi, un nuovo patto con gli elettori, io questo chiederei: che nel caso si scopra che non sono coerenti con ciò che dicono, siano disposti a farsi prendere e portare in giro, a farsi sputare addosso e insultare, indossando un cartello che dice di loro “sono un ladro e un bugiardo”.
Ecco, sarà pure una fantasia macabra ma questo vorrei: il sangue di qualcuno che, quasi come in un racconto mistico, lavi e purifichi per tutti la politica.


giovedì 3 marzo 2011

da un racconto di herman melville

È ormai da sette anni che non mi sono più mosso di casa. I miei amici di città si meravigliano tutti, perché non vado più a far loro visita come un tempo. Pensano che io stia diventando acido e asociale. Certi dicono che sono ormai una specie di vecchio misantropo ammuffito, mentre, in ogni caso, la verità è che sto semplicemente a guardia del mio vecchio e ammuffito camino. Perché è stato deciso insieme, da me a dal mio camino, che io e il mio camino non ci arrenderemo mai.

mercoledì 2 marzo 2011

melville

Ecco che avvolto come da confortevole bara
in una coperta di lana ascolto
la tempesta là fuori - senza ritorno - e il cicaleccio
degli altri di sopra. Non vedo a due metri
oltre quel muro che destino mi aspetti
ma non strepito più come un ragazzo di malumore.
Annoto nel mio diario di bordo le uniche
lezioni degne d’essere ricordate e mai nuove
che la vita a volte va vista con gli occhi
del tempo - e che i grandi non mollano
scrivono. La notte mi sovrasta senza stelle
che passino quel vetro macchiato di salsedine
e sono grato persino del mio sonno senza amici
senza più il calore di un camino
senza alcuna luce che mi guidi in mare aperto
come se il mio passo fosse già segnato e procedesse fiero
lento ed implacabile ad afferrare il suo premio.