martedì 30 agosto 2011

matteo


parabola zen sull'amore

Era da un po’ di giorni che, ogni mattina, trovavo l’ultimo nato delle mie tartarughe rivoltato in giardino. Pensavo, data la stagione degli amori, che duellasse con gli altri maschi del gruppo, e stavo attento ché non me lo uccidessero. Invece oggi, uscendo, ho scoperto che, fra tutte quelle che ci sono, si è scelto come compagna la più vecchia del gruppo, che è grande quasi il doppio di lui. Ha provato a montarla e non ce l’ha fatta, è caduto all’indietro ed è finito sottosopra. Io l’ho preso e l’ho rigirato: “Senti, ma perché proprio lei? Cioè, ho capito che ti piace ma ragionaci un attimo, è troppo grossa per te! Prenditene una più piccola, alla tua portata!” E lui, piccolo ma testardo, mi ha fissato nervoso negli occhi e mi ha detto: “Mi piacciono grosse, perché fanno cic-ciac!” E allora io gli ho dato una foglia di lattuga, per consolazione, e gli ho risposto: “Lo sai, tu farai strada nella vita!”

venerdì 26 agosto 2011

ragazzi "persi"







Li incontro per strada. Mi fermano chiedendomi un ritratto perché sono stati al cimitero e passeggiando fra le tombe si sono resi conto che, se anche la morte per gente così disperata e sola, senza nemmeno una donna, è meglio, non vogliono andarsene senza lasciare una traccia di sé al mondo, perché morire senza che nessuno ti ricordi è un po' come non essere mai vissuti. Proprio per questo si definiscono ragazzi "persi", e ho promesso loro che se mai farò un altro libro o una mostra, allora inserirò queste foto. In cambio, mi dicono, mi porteranno al mare una domenica, così prendo anch'io un po' di sole. Nell'ultima foto c'è uno dei due che si mette in posa per me. Io credo stia facendo Rocky. In realtà, mi spiega l'altro, è San Giorgio.

colazione in giardino


ne valeva la pena

giovedì 25 agosto 2011

anche nell'addio

Una poesia non può fissare tutto, forse appena
il senso di vertigine improvviso
che mi blocca ad un semaforo al ricordo
dell’odore del tuo corpo contro il mio.
E la pace ed il mistero di quel bacio
così a lungo sognato, di me fuoriuscito dal buio
a chinarmi sul tuo corpo confuso
con quello dei gatti. La mia prima alba
alla tua partenza, tinta di un rosa che mentiva
e prometteva toppe e saldature
alle falle in me scavate per l’assenza del tuo corpo.
Ecco, una poesia non può fissare tutto, serve appena
per comunicarti lo scarto che fa la differenza
sui minuti, il profumo del caffè quella mattina
mentre osservavo quell’alba dal balcone
e mi dicevo adesso è tutto da ricominciare
a partire da una semplice pomata
contro le punture di zanzara, perché la vita
è molto elementare e solo in te, anche nell’addio
ho trovato dei motivi di assoluta perfezione.

mercoledì 24 agosto 2011

sul finire d'estate

Ora immagino, com’è mio solito, d’essere stato appena una
delle tue molte avventure estive, nemmeno l’ultima quest’anno
ché possa almeno fregiarmi del titolo di punto sulla stagione
definitivo e fitto nella pelle come uno
dei tuoi molti tatuaggi, invece che una virgola un respiro appena
fra la parola vado e la parola addio.
Dirai che, probabilmente, di promesse me ne hai fatte
come sempre ma ben altre
ma capisco che in amore vince spesso
chi meglio gioca le sue carte e non c’è posto per le scuse.
Ora dire che a fidarmi non sono stato buono
mai completamente, mai abbastanza
e scoprire, grazie a te, che non sbagliavo
non mi rende più felice ma soltanto un po’ più vecchio
e non aiuta.

mercoledì 10 agosto 2011

lo scoglio

Sedere su uno scoglio, perso in mare
attraversato dalle onde, dal passaggio dei gabbiani.
Sentire il vento di burrasca avvicinarsi. E
Vento, portati via tutto! il dolore, l’insonnia
e tutto quello che non dico!
A cosa serve esserci, se non riesco a muovermi?
Solo ad osservare quelle nuvole in fondo
il nero che incombe.
Chi mi ascolta, e se mi ascolta
chi altro parla la mia lingua? Mi restano soltanto i pesci.

martedì 9 agosto 2011

lou reed e l'amore - berlin



“Ho sempre sognato di fare una canzone come quella su Berlin, una cosa alla Barbra Streisand. Un pezzo lento, tipico da nightclub. Ecco, se fossi stato Frank Sinatra mi sarei allentato la cravatta e mi sarei acceso una sigaretta. Quand’ero a Parigi la feci così. Non suonavo. John suonava il piano e io stavo seduto su uno sgabello, con le gambe incrociate. Durante l’intermezzo strumentale mi accesi una sigaretta, feci un tiro e dissi: ‘Era il Paradiso. Era l’Eden. Era vera beatitudine.’ Facevo finta di essere Billie Holiday. Il modo in cui articolava le parole, come cantava. Beh, credo di essere un grande attore.” Da un’intervista a Lou Reed.