lunedì 20 agosto 2012

chiude l’ilva: sentenza storica e speranze per il futuro

Ci sono varie teorie in merito alla chiusura senza appello, oggi confermata, dell’Ilva. I più maligni, o scafati, sostengono legata alla prossima apertura di nuove e più redditizie acciaierie dall’altra parte del mare, in Africa. Altri semplicemente fanno notare come fosse ora che si facesse qualcosa per un problema talmente evidente che ogni altro minuto di silenzio risultava imbarazzante.
Che fosse davvero ora, molti non ne sono convinti. La situazione, storica ed economica, è quella che è, e chiudere adesso significa mettere sulla strada centinaia di famiglie. Purtroppo, non è il momento ad essere sbagliato rispetto alla crisi, ma la crisi stessa che ha portato alla luce carenze preesistenti, e quando i nodi vengono al pettine c’è poco da fare. Per centinaia di persone senza lavoro altrettante esulteranno, ringraziando il cielo che l’incubo del cancro da polveri sottili sia per loro finito. Chi ha ragione? In questo caso tutti. Chi ha torto? I padroni inadempienti, su cui si spera cada davvero e senza pietà la mannaia della giustizia.
Al di là delle questioni aperte, però, una cosa è certa: la sentenza di oggi, che mette al primo posto, e come raramente succede nel nostro paese, l’ambiente e la salute, con un occhio di riguardo alle generazioni future, ha una portata talmente rivoluzionaria da essere storica.
In futuro diventerà di certo pietra di paragone per altre controversie. L’Italia finalmente dimostra di volersi mettere al passo con la Comunità Europea, non solo a parole. Lo fa con durezza, ma che questo accada a Taranto dichiara, al di là delle sofferenze di alcuni e della retorica di altri, come il Sud non sia vittima designata ma abbia ancora una posizione centrale e un ruolo importante da giocare nello sviluppo futuro di questo paese. Bisogna solo stringere i denti.

5 commenti:

amanda ha detto...

mi piace questa tua analisi

lil ha detto...

grazie

Anonimo ha detto...

Condivido appieno il tuo pensiero. La sentenza emessa segna l'inizio di un periodo di svolta, di rottura con il passato. Ora il problema è cercare soluzioni concrete che salvaguardino da un lato l'ambiente e la salute e dall'altro i posti di lavoro delle tante persone che lavorano all'Ilva: utopia? Spero di no!

Rosalina

lil ha detto...

speriamo :)

Alle ha detto...

Occorre una montagna di soldi per tutti gli interventi mai fatti in tanti anni e che serviranno a conciliare il lavoro con un modo di lavorare pulito. Questi imprenditori non possono più pensare solo a riempirsi le tasche e a dormire sonni tranquilli.