martedì 11 settembre 2012

fermata

Ho passato la giornata coi vecchi che aspettano la morte alla fermata del bus. Siedono sulle panchine davanti alla farmacia, in piazza, e per ingannare il tempo fanno la conta di chi passa, senza distinzioni, ragazzini brufolosi per cui tutto è ancora ritardo e non una corsa mancata, o belle matrone dai fianchi ondeggianti che i vecchi fissano senza vergogna e chiamano cavalle con le voci cavernose di chi ha già un piede nella fossa. Una volta si contendevano la fermata con gli operai di turno all’Ilva, e si perdevano con loro, nell’attesa della corsa, in gare di fumate e di scatarri. Oggi, con gli scioperi e i licenziamenti, sono gli unici a restare qui, sbadigliando, il tempo scorre un po’ più lento anche per loro. Se gli parli di questa nuova solitudine, sollevano le spalle rassegnati: “Eh, ne abbiamo viste tante!”

2 commenti:

amanda ha detto...

da noi gli "omarini" vanno a vedere i cantieri, ammesso che ci siano ancora anche quelli (e non che sia poi un male), la critica sullo stato di avanzamento dei lavori è un grande passatempo :)

marian. ha detto...

Vedi? un altro pezzo sugli anziani, riuscitissimo!
Qui i vecchi si dividono in due categorie: gli operosi ad oltranza e gli speranzosi pensionati. I primi sono attivi fino all'invidia, studiano la storia locale, fanno i volontari alle sagre di paese o i nonni-vigile all'uscita delle scuole; gli altri spendono tre quarti della loro pensione tra gratta e vinci e bianchetti. Gli uni offrono continue prove della loro coscienza al cospetto prossimo con Dio, gli altri sanno che Dio prima o poi se li porterà così si spendono in illusioni di fortuna terrestre.