sabato 18 maggio 2013

vergogna

Da tempo ormai il colore di ogni mio risveglio è il rosso granato del catetere di mio nonno. È un rosso allegro, ma non è un buon segno. Mio nonno ha un tumore grosso come un pugno che gli cresce in pancia e abbiamo imparato a conviverci.
Ogni mattina mi sveglio, spalanco la sua finestra, lui mi saluta, io gli cambio il catetere e porto quello pieno in bagno per svuotarlo. Lo sollevo in alto sopra la testa e infilo il tubo nella tazza. Mentre lo svuoto cerco di non pensare all’odore pesante, rancido di piscio, che di allegro non ha nulla. Per non pensarci sollevo lo sguardo, e mi concentro sulla sacca, sui rimasugli di sporco nell’urina, le bricioline che durante la notte sono state espulse dalla vescica e ora vagano pigre al suo interno.
Tiro lo sciacquone, poi torno in camera e controllo che il pannolone sia pulito. Metto il naso fra le gambe di mio nonno. Se non puzza gli tiro su il pigiama e lo aiuto ad alzarsi. Se puzza allora va lavato. Stacco il pannolone per buttarlo. Torno in bagno a prendere la vaschetta dell’acqua e una spugna. Lo lavo a letto. Ogni volta, anche se è passato tanto tempo dalla prima, mio nonno solleva lo sguardo in alto e, a occhi aperti, comincia a russare pesantemente.
E a me viene sempre da pensare a quella volta che a otto anni, mentre tornavo da scuola, mi sono fatto la cacca addosso per strada. Mia madre mi tirava per il braccio per trascinarmi a casa e io invece stavo fermo, testardo e pieno di vergogna, cercando di non sentire con tutto me stesso quel caldo che mi colava fra le gambe.

(Negli ultimi giorni ho avuto l’occasione di frequentare un corso breve di scrittura creativa con la Scuola Holden. Era un mio sogno da tanto tempo, quello di sapere cosa mi ero perso a non fare mai un corso di scrittura. Di per sé molte cose le intuivo già, ma a parte la bellezza di vederle formalizzate, è stata un’esperienza divertente, sempre a parlare di libri e film, di tecniche narrative, insomma una vera goduria. Questo che pubblico è il mio racconto, risultato del mini-corso. Anche se so già che mi direte: beh, ma dov'è la differenza rispetto a prima?)

4 commenti:

amanda ha detto...

beh, ma dov'è la differenza rispetto a prima? :)

scherzi a parte, penso che condividere una passione con altri anche se per un breve periodo, confrontarsi, non possa che fare bene

Anonimo ha detto...

"Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi" :-D
Ancora postumi :-)

Io conservo un bellissimo ricordo dei corsi di scrittura creativa che ho frequentato, ti capisco.

Comunque una piccola differenza l' ho notata :-)

Francesca

marian. ha detto...

magari qui sei stato leggermente più imprevedibile rispetto al solito (ciò che conta è tenere alta l'attenzione del lettore, sempre!), ma sti corsi per me non servono proprio a niente... chissà se Leopardi, Saviano, Tomasi di lampedusa ne avranno mai frequentato uno...

Anonimo ha detto...

mhhh, la penso come Marian

ventisqueras.wordpresse,com