venerdì 9 agosto 2013

diario di carnia

1. PASSAGGIO A CASARSA, POI CARNIA

Vado a rimediare a un amore
a perdermi in Carnia sui monti
sembrano da lassù specchi lontani
serenamente estranei.

Ad aspettarmi un corvo nero
all’ombra di una panca in pietra
sui cui piedi scolpiti come cani
stanno due leoni.

Uno per te e uno per me Pier Paolo
per sederci insieme a ragionare
finalmente sull’amore
su quale direzione prende il cuore

se lo ignori. Ma davanti la notte non è
che un muro invalicabile
l’anello della montagna che ci divide
e ci chiude nella valle

l’enorme anello di buio in cui
cercando albergo, vagare.
La strada diritta segnata dai fari
decisa per noi da ben altri.


2. IL FIUME, LA MONTAGNA

Sono stato giù al fiume per sfidarlo
gettandomi con eroica noncuranza
fra le acque, per una bionda
in topless ma con figlio
pigliandomi invece il raffreddore.

Sono tornato al fiume per spararlo
ma purtroppo il colpo di rimbalzo
ha ammazzato per errore
un ferroviere in pensione venuto qui a far le terme.
(Il rimorso ancora mi commuove
essendo io stesso il figlio
di un ferroviere in pensione).

Ho cominciato a scappare come un topo
sperando di tornare quanto prima
nella tana. Ma lo sapevo già che dalla Carnia
non si scappa
infatti (sbagliando strada del ritorno)
ora arranco sul confine.

Di giorno mangio bacche e insetti
mi nascondo nel sottobosco fra le radici.
Di notte vengo fuori allo scoperto
rapino austriaci fra i cespugli e cerco
nuove vie d’uscita. Ma con scarso successo.

E continuo lo stesso a vagare
come chi stia puntando più in alto
ma resti sempre a metà della salita
e guardando col suo periscopio
non sa mai se la sua sia la scalata al cielo
oppure fuori dalla fossa.


3. FESTIVAL, CHE FINE HA FATTO LA POESIA ETICA?

I raduni poetici sono luoghi di alienazione fortissima in cui non sei tu, che scrivi, il diverso ma quelli che ti servono a tavola. Stiamo qui in tanti, con tempi alienanti, non facendo altro che svegliarci, mangiare, e parlare di versi, di vino, vezzeggiare il vicino, saltare il primo o prendere il dolce dopo il secondo, farsi venire le piaghe ai piedi in lunghe passeggiate per boschi, le piaghe in gola per dire la nostra, paralizzati alle corde vocali in attesa del verso perfetto, finale, o gonfi di stomaco per colpa dell’acqua minerale.
Si cammina anche molto, per fare nuovo spazio digerendo, in salita e in discesa, dal fiume al santuario passando per la pizzeria o il bar in centro, osservando tutto curiosi, leggendo i segni del tempo, specialmente i giornali di ieri, per capire dov’è mai andato il mondo nel frattempo, mentre noi ricominciamo col primo, e partecipiamo dei problemi del cuoco con la salsa, del futuro delle giovani gambe della cameriera, sorseggiando una birra o un grappino in attesa di una nuova visione, in cui più che comari ben fiere del nostro poetare, saremo in lotta e pronti a scavare nel male, come i vecchi minatori venuti qui a curare i reumatismi.

3 commenti:

amanda ha detto...

come si rimedia ad un amore?
certo che sei un bel tipo: niente mare caldo di Puglia e mi vai a fare il bagno nel fiume gelato della Carnia.
La seconda poesia mi piace molto.
Ogni scusa è buona in Carnia per vino e grappino :)

lillo ha detto...

ogni scusa è buona e basta, direi :D

amanda ha detto...

sì ma a casa della grappa.....