giovedì 8 agosto 2013

ritratto di maurizio benedetti


Maurizio Benedetti, classe 1968, l’ho conosciuto ad Arta Terme, entrambi ospiti di un festival di poesia. Magro come un chiodo ma con la paura di ingrassare, col suo gran naso e il suo sorriso aperto sotto lo sguardo divertito e malinconico insieme, sempre un pochino a disagio fra gli altri, gravato da una solitudine inguaribile, ma con tanta voglia di dire, di scherzare col suo vocione buffo, e allo stesso tempo di tenersi in disparte che hanno un po’ gli uomini di confine, è quello che si dice un buono. Le sue poesie, incredibili per potenza evocativa, se le porta sempre appresso, nascoste in un quadernetto dimesso e pieno di geroglifici e zampe di gallina, che raccontano a modo loro la vastità dei suoi spazi interiori, la sua paura di vivere e il suo entusiasmo per la vita stessa. Tiene il suo quaderno in uno zaino perennemente in spalla, con all'interno i suoi libri che regala in cambio di altra poesia. Così, quando ci siamo salutati mi ha regalato il suo libro (da cui traggo questa bellissima poesia in friulano) e mi ha scritto questa dedica che riporto qui, a testimonianza dell’eccezionalità, anche comica, del suo grande spirito: “Per Antonio Lillo con tante grazie per avermi fatto conoscere un pugliese, fino ad ora conoscevo solo Lino Banfi, e non di persona”.

El clarinet tal gjalinár

Cualchidun al sune
el clarinet tal gjalinár.

Masse grant el displasê
dai sbalios cometûts
par pensâ di podê
butâsi tal domani.

Cualchidun al sune
el clarinet tal gjalinár
e jo o sorevîf
come lis pantianis
che si mangjin fra di lôr.

Insets esagjerâts
e jentrin te me cjase,
si vessinin matetâts
che o ai simpri nascuindût
tal disordin dai siomps

e continuin a sunâ
i clarinets tal gjalinár.


Traduzione:

Il clarinetto nel pollaio

Qualcuno suona
il clarinetto nel pollaio.

Troppo grande il dispiacere
degli sbagli commessi
per pensare di potersi
buttare nel domani.

Qualcuno suona
il clarinetto nel pollaio
e io sopravvivo
come le pantegane
che si mangiano fra loro.

Insetti esagerati
entrano nella mia casa,
si avvicinano follie
che ho sempre nascosto
nel disordine dei sogni

e continuano a suonare
i clarinetti nel pollaio.

4 commenti:

amanda ha detto...

come sono malinconici questi versi.
Belli e malinconici

lievito ha detto...

grazie antonio di questa rivelazione.
pensavo antonio, che i poeti hanno quasi tutti la stessa malattia.
non voglio dire oltre.

lillo ha detto...

credo anche io.

marian. ha detto...

"...si avvicinano follie
che ho sempre nascosto
nel disordine dei sogni"

che fortuna, ci sono almeno i poeti a liberarci dal male...