lunedì 30 settembre 2013

e se ottobre incontrasse maggio...

E se ottobre incontrasse maggio
e la temperatura salisse ai
margini dell’estate
confondendo l’inverno
non sarebbe la chiusura perfetta
del cerchio la prova
che il tempo può sconvolgere il cuore
e ridare ragione alla speranza?

sabato 28 settembre 2013

per te le canzoni non valgono

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
recita la canzone. Vorrei poterlo dire per consolarti
ma non è così. Da te non nascerà un bel niente.
Sei solo uno stronzo cacato sull’asfalto, senza radici.
La gola piena solo di te. Senza più amici.

dov’è il nemico

Ci sono volte che penso che tutta questa storia dell’omofobia sia solo una scusa, che certa gente non picchia o discrimina i gay solo perché sono “gay”, ma più che altro perché ha bisogno di un nemico, qualcuno da odiare e accusare, su cui riversare i propri peggiori istinti. Ne siamo affetti tutti, poi ognuno sceglie i suoi nemici. A volte tocca ai gay, ma se non ci fossero loro quella gente verrebbe a picchiare me perché sono ateo (oppure perché porto gli occhiali), così come se la prendono con gli africani che arrivano sui gommoni a rubarci il lavoro, o con quelli che mangiano o non mangiano carne, o che sono per l’aborto, o contro la violenza sulle donne, o che credono ancora a una sinistra e a una destra senza passare dal centro. Io personalmente odio con tutto me stesso chi abbandona gli animali, e i presuntuosi: quelli che pensano di saperne più degli altri, e ancora quelli che invece sono affetti da ciò che chiamo la “presunzione dell’ignoranza”: gente che meno sa e più è contenta, gli basta qualcuno che gli dica cosa fare. Magari non li picchierei, ma solo perché non ho la giusta dose di rabbia per realizzare certe mie visioni. Mi frega l’indolenza insomma, un altro motivo per picchiarmi.

a dario

A Dario una quartina senza meta
per lui di cui rimangono due fogli
poesie scritte per me e ancora oggi
notizie della morte di suo padre.

venerdì 27 settembre 2013

una bella giornata

Pierluigi Cappello è un grande poeta, ma soprattutto è una persona rispettabile. Da poco sono usciti per Rizzoli il suo primo romanzo e la raccolta di tutte le sue poesie. Oggi, a Udine gli hanno dato una laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria e io mi sento felice. Per una volta, dopo tanto tanto tempo, si riconosce il fatto che con la poesia si possa fare cultura attiva, e ancora di più che l'onestà e l'integrità intellettuale hanno uno spazio, per quanto piccolo, nelle università, sui canali di informazione e persino nel cuore del pubblico. È davvero una bella giornata.

giovedì 26 settembre 2013

caffè in piazza

Se avessi dato retta a mio padre
invece che scrivere versi
(ma preso diploma da geometra
poi posto al Comune
chiedendo favori opportuni
al cugino assessore) adesso
invece che poetare in piazza sulle scale
aspettando nel sole uno stronzo
che m’offra un caffè
me ne stavo in ufficio a lavoro
a grattarmi beatamente lo scroto
come in tutti gli uffici del globo
fiero di me e del mio penare
dietro a un salario di fame
senza più l’ansia di un domani
ancora non accatastato. Amaro caffè
invecchiato.

mercoledì 25 settembre 2013

per cappello

Fratello, non so più che ci spinga alla vita
né riesco a inventarmi vie d’uscita
dal dubbio se il risveglio sia meglio
del sonno o solo un imbroglio protratto
un pochino più a lungo. E scrivo.
Ma non ho da opporre che un No
a questo gioco e No è poca cosa sul piatto
già quasi un assaggio di vuoto.

martedì 24 settembre 2013

ripostiglio per le stelle

the happiness project

Nella scia di un certo sperimentalismo wyattiano, The Happiness Project è uno di quei dischi che, con molta semplicità, si può definire belli. Alla sua base sta la molto poetica convinzione che la felicità è racchiusa nella voce delle persone che amiamo, nel modo in cui muovono le labbra e ne fuoriesce un suono unico, ma imitabile, capace di indirizzare il cuore. L’idea nasce all’autore dalle esperienze della sua infanzia, e dal particolare rapporto che aveva con suo padre, cieco. Charles Spearin, polistrumentista canadese, attraverso la sua musica cerca di catturare il suono e la magia nascosta nella voce di alcune delle persone che ama o che danno un senso alla propria vita. Confesso che non conoscevo l'autore. Ho scoperto il suo primo e unico disco (registrato fra 2007 e 2008 e pubblicato nel 2009) solo stamattina e l'ho già sentito due volte. Come ogni buon concept, va ascoltato nella sua interezza per essere compreso appieno, ma ne vale la pena. Lo consiglio a tutti, consapevole che non tutti riusciranno a penetrarlo. Provarci però non costa nulla. E poi, il progetto della felicità, qualche volta, richiede anche sacrifici.

giovedì 19 settembre 2013

quasi 40

Sono nato nel 1977. Ho 36 anni, ma con gli amici per scherzo dico che ne ho quasi 40. Il primo ricordo che ho della mia infanzia riguarda un mio compagno d’asilo che ingoia una moneta e poi viene portato d’urgenza in ospedale. Forse è per questo, mi dico, che ho un pessimo rapporto col denaro. Un altro ricordo molto vecchio che ho riguarda un disegno che feci alle elementari. Il disegno rappresentava un uccellino in gabbia. Era molto bello, mi dissero, così bello che la maestra e tutta la classe mi fecero l’applauso e io pensai, pieno di orgoglio, che forse quello era il mio destino.
Avevo talento per il disegno, ho studiato, ho fatto anche delle mostre. Oggi che sono sempre stanco, e sovrappeso, quasi calvo e la mia barba non è più tanto lunga, uno potrebbe anche non crederci, ma c’è stato un lungo periodo della mia vita in cui le mie giornate erano tutte a colori e non solo in bianco e nero, ed ero bellissimo, magro come un chiodo, e portavo barba e capelli lunghissimi.
Barba e capelli, a ripensarci, li portavo così per un motivo. L’ho capito tardi anche se era facile: volevo assolutamente non assomigliare ai miei, a mio padre, a mio nonno, non ereditare le loro debolezze, le loro fisse, la riservatezza che si sfalda in risata se sono in imbarazzo.
Più crescevo, invece, e più gli assomigliavo. Per quanto lo negassi ero la loro copia fotostatica, e nascondevo il viso sotto la barba. Ma la natura, la forza genetica che ci accomuna persino nel cadere dei capelli, alla fine ha vinto: mi guardo allo specchio e nelle occhiaie frutto dell’insonnia rivedo quelle un po’ più grigie di mio padre. Non si sfugge.

berlinguer era una brava persona

Lo dice mio padre di là, mentre si scalda. Lo ascolto mentre parlano male, lui con un amico, dei politici di oggi e del discorso di Berlusconi di iersera. Discorso che sinceramente non ho nemmeno visto. Non me frega nulla di Berlusconi, né di Berlinguer, lo ammetto, ma quella frase mi fa sorridere, mi scalda il cuore, perché l'ho sentita per tutta la vita da mio padre, e ormai per me ha il sapore della mia infanzia.

mercoledì 18 settembre 2013

poesia per persone sole

Vorrei esserti padre e madre
fratello, il gatto e il nonno
vicino e spalla, compagno
fidato e confessore, oppure l’altro
per proteggerti dal freddo
di certe sere, da questa luna
cieca che affila le sue unghie
sopra i tetti, dalla solitudine
stanchezza, dal desiderio
che uccide l’amicizia e si fa
carne sanguinante, cuore e cazzo
gratitudine per te che mi resisti
e cresci nella lotta d’amore
ascolti il pianto delle notti
e condividi comuni passioni
doni, perversioni fatali
un disco per ballare fino a tardi
anche distanti. La tua forza
nel mio abbraccio stupido
ché sai che quando dico
t’odio io ti amo, quando dico
t’amo t’amo ancora. Quando dici
sono io sono con te.

martedì 17 settembre 2013

coleman in coleridge

Sposa mi manchi il tuo vestito rosso
tuttora infiamma nel mio occhio
d’ospite più atteso al matrimonio
non avrei dovuto abbandonarti
voltando le spalle alla tua casa
per dar retta ai consigli d’un pazzo
ricordo il giorno areonautico in cui nuda
sul parapetto attese per la pioggia
il ventre teso come un tamburino
lei cantò e attese di bagnarsi
ascoltata la sua voce persi la testa
per quel suono l’ho stregata con lo sguardo
l’ho presa sul suo velo ed ora
mi manchi quando s’oscura il cielo
lei mi ha scritto da Belfast dove alleva bambini
lancia bombe agli inglesi e ti manda i suoi saluti
potrei essere impiccato in qualsiasi momento
l’albero della fortuna è lì che aspetta
ho mentito a me stesso per tornarmene a casa
ho aperto la cassa e ho scoperto una pipa
vorrei solo accertarmi che tu m’abbia amato
vorrei dimenticare il tuo lutto violento
sposa mi manchi mi manca il tuo vino
lascia stanotte che pensi
e improvvisi per te ricambiando
il mio assolo di sax a Picasso

(Agosto 2002)

lunedì 16 settembre 2013

angelo e mosca

A dispetto delle apparenze o dei referti lasciatici in foto sparse o nei suoi versi, si sa come Montale fosse essenzialmente un pigro ed un pettegolo senza pentimenti, e avesse una bella risata luminosa e sottile, singhiozzante come il canto degli uccelli all’alba. La contraddizione lo pervadeva, fu ostinatamente avverso al Regime e allo stesso tempo di temperamento ironico, pronto alla burla e allo sfottimento più o meno giocoso, altro che il burbero solitario e integerrimo, che molti immaginano.
Anche per quanto riguarda i suoi amori, nonostante abbia raramente toccato la piena felicità, si sa che furono tanti e disparati, che nella sua costante ricerca di un punto fermo a cui aggrapparsi riuscì a disegnare intere costellazioni di percorsi sentimentali capaci di spalancare la comprensione dell’universo, passando con maggiore o minor coinvolgimento da una donna all’altra (Esterina, Gerti, Dora, Paola Nicoli), molte delle quali poi salvate, come schegge, suggestioni, senza un ordine preciso, nel libro Le Occasioni. Si sa che il più grande di questi amori, Irma Brandeis, ebrea fuggita in America durante le persecuzioni naziste, venne trasfigurata ne La Bufera, per il potere immaginifico della poesia, nell’angelo sterminatore Clizia, venuto a far giustizia della Storia, e tanto più grande perché, oltre ad essere spietata, era anche inafferrabile: altro suo nome era infatti Anguilla.
Di questo complesso rapporto ci rimane un carteggio pieno di risvolti dolceamari che svela la vigliaccheria del poeta ad abbandonarsi completamente all’amore, i suoi calcoli e i suoi timori che gli costarono la più grande delusione della sua vita: Irma, che gli chiedeva di lasciare l’Italia e partire con lei in America, di fronte ai tentennamenti di lui, lo lasciò. Lui in Italia aveva già una compagna, Drusilla Tanzi, detta Mosca, che riuscì a legarlo definitivamente a sé minacciando il suicidio. Montale poi dedicò a Drusilla la sua poesia più bella (a mio avviso), Ballata scritta in un clinica, cronaca sottintesa di un amore allo sfascio, e allo stesso tempo trasfigurazione di uno sfascio più grande, storico, cui solo l’affetto pone rimedio. Ma Mosca, con la sua morte, ispirò anche una serie di poesie domestiche splendidamente accorate che aprivano Satura e che poi ispirarono le gelosie di Volpe, Maria Luisa Spaziani, poetessa a lungo amata ma senza speranze (almeno a detta di lei) da Montale.
Lei era Volpe, diceva, non un insettucolo fastidioso come Drusilla, che comprensibilmente mal sopportava. E Montale? Montale, diceva, era tirchio, bugiardo, incapace di tutto (di nuotare, di guidare una macchina, persino di andare in bicicletta o capire la differenza fra una rosa e una violetta) eppure proprio per questo, nel suo genio senza mediazioni, nella sua continua volontà di sapere e nel suo cinico candore di fronte alla vita, splendido.
Così la moglie venne ridotta a uno spettro minuscolo e ronzante, commovente nella sua fragilità e inadeguatezza, mentre l’amante a una sinuosa e affilata predatrice, fiera di sé ma pur sempre una predatrice di pollai. Nulla a che vedere, comunque, con l’angelo nero Clizia o ancora con Arletta (o Annetta), suo primo innocente amore, cui sono dedicate molte delle sue ultime poesie e soprattutto quella posta, per sua stessa volontà, a chiusura della sua opera poetica, Ah!, inno elegiaco alla chiusura del cerchio, alla chiusura di una vita e di una scrittura continuamente in bilico fra cuore e universo.
Gli amori senili di Montale, invece, non hanno vita facile. Quello per Laura Papi, molto più giovane di lui, verrà richiuso dal poeta in manicomio, come per salvarlo attraverso la mediazione della follia, da qualcosa che più non gli competeva se non con un pizzico di commiserazione e ironia, nella suite Dopo una fuga, nelle ultime pagine di Satura. Mentre all’altro per Annalisa Cima verrà affidato, da pubblicare dopo la sua morte, l’ultimo suo libro, Diario Postumo, quasi che, traghettata attraverso le correnti del tempo, anche la sua poesia potesse per forza d’amore sopravvivergli.

domenica 15 settembre 2013

ritratto di mia nonna

cover lover


Se c'è un patrimonio estetico della seconda metà del '900, è quello legato alla grafica dei vinili anche dei fumetti in verità ibrido insuperato e perfetto fra vari linguaggi artistici.
BIRKA JAZZ (clicca qui) è un sito che ne raccoglie un'intera collezione, tutta legata al mondo del jazz e suddivisa per etichette discografiche: ovviamente ognuna ha una sua precisa cifra stilistica che la identifica rispetto alle altre.
Una collezione splendida, da guardare attentamente, con stupore e gratitudine.

sabato 14 settembre 2013

out on the weekend



Probabilmente non mi abituerò mai a sentire Neil Young che presenta Old Man come il suo "nuovo pezzo", ma alla fine che importa, è bella musica, che accarezza la pelle e che pubblico per un buon motivo che voglio condividere con voi. I più attenti dei miei amici si saranno accorti che sono stato "fuori" per un breve periodo, diciamo il tempo di un lungo weekend di distrazione dal mio blog o, come lo avrebbe chiamato John Lennon, un weekend perduto. Pubblicavo, ma pensando ad altro. Ora ho intenzione di tornarci più spesso, e di rimetterci il cuore (quello e fare un po' di sport sono i miei buoni propositi per l'inverno). Alla fine qui ci sto proprio bene, meglio che in qualsiasi altro posto. Questa è casa mia.

mercoledì 11 settembre 2013

lamento

Settembre
ricominciano le fitte
nella schiena
come pugnalate inferte
dal lavoro
quando a sera
ho spremuto le speranze
e non ho più
che luce negli occhi.
Settembre
mese mite e infame
che promette
sconti sul destino
e si perde
nell’afa di un ricordo
e sono appena
sono appena
11 giorni.

martedì 10 settembre 2013

epitaffio

Ecco, se muoio, mi piacerebbe che sulla mia tomba ci mettessero questo verso di Pierluigi Cappello:
“Nonostante tutto il tempo speso a sopravvivere, ho fatto delle cose.”

una rosa

Venti giorni fa ho messo una rosa nel bicchiere
sopra il tavolino vicino alla finestra.
Quando mi sono accorto che tutte le foglie
erano appassite e stavano per cadere,
mi sono seduto davanti al bicchiere
per vedere il momento che la rosa moriva.

Sono stato un giorno e una notte ad aspettare.

Il primo petalo si è staccato alle nove della mattina
e me lo sono fatto cadere nelle mani.
Non ero mai stato al letto di un moribondo
neanche quando moriva mia madre,
e io stavo in piedi, lontano, in fondo alla strada.

(Tonino Guerra, da Il miele)

domenica 8 settembre 2013

dev’essere difficile...

Dev’essere difficile
sentirsi madre di un poeta
guardare il male
che si arrovella in lui
senza più soluzione
e il bene che parla
ma in sanscrito
e perciò senza più effetto
che emerga dal buio.
La domenica specialmente
aggirarsi per le stanze
senza tregua
cercando quello che non ha
la sensazione
che si avverte da bambini
rifugiati nel lettone dei grandi.

martedì 3 settembre 2013

prospettiva

Si sono incrociati come due estranei,
senza un gesto o una parola,
lei diretta al suo negozio,
lui alla sua vettura.

Forse in ansia
o distratti
o senza più memoria
di essersi, per un breve istante,
per sempre amati.

D'altronde non c’è garanzia
che fossero loro.
Sì, forse, da una tale distanza,
ma da vicino per niente.

Li ho visti dalla finestra
e chi guarda dall'alto
sbaglia con più facilità.

Lei è sparita dietro la porta a vetri,
lui si è messo al volante
ed è partito in fretta.
Come se nulla fosse stato,
anche se qualcosa c’era stato.

Ed io, solo per un istante
certa di quel che ho visto,
cerco, con versi d’occasione,
di persuadere Voi, Lettori,
che fu triste.

(Wislawa Szymborska)

lunedì 2 settembre 2013

mi ha detto chinaski

Non ti puoi improvvisare scrittore.
Puoi imparare a scrivere.
Puoi avere del talento.
Puoi inventarti delle storie.
E aggiustarle per bene.
Ma essere scrittore è un’altra cosa.
Significa plasmare il mondo. È chiaro?
Se non ce l’hai lascia perdere.
Il mondo non ha bisogno di te.