sabato 8 febbraio 2014

fogne

Pasquale è un altro matto che conosco. È convinto che il mondo stia per fare una brutta fine, tanto che si nasconde nelle fogne, coi ratti, in mezzo a tutti quei veleni irrespirabili. Ogni tanto i servizi sociali lo tirano fuori, lo lavano, gli fanno una lunga serie di vaccini poi lo mettono in qualche centro medico, ma lui ogni volta scappa e torna di sotto, al sicuro nelle fogne. Allo stesso tempo, però, si tiene informato per vedere se magari cambia qualcosa. Riceve notizie dall’esterno attraverso i vecchi amici, che vanno a trovarlo per vedere se sta bene e per portargli, insieme a un impiegato del Comune, delle scorte di cibo, medicine utili o delle batterie di ricambio per la sua torcia, con cui passa le giornate esplorando quell’intricato mondo sotterraneo che lui chiama casa. Sta lì sotto da così tanto tempo, ormai, che molti, me compreso, non si ricordano più che faccia ha, oppure non lo hanno mai visto di persona, e anche se ci hanno parlato ne hanno solo sentito la voce provenire dal basso, bassa e profonda e ingrossata dall’eco come se venisse dall’inferno. Te lo immagini, Pasquale, quando si spalanca il tombino, illuminato da un fascio di luce che scende dall’alto e taglia in due l’oscurità. Il suo viso, conservato nel buio, buio anch’esso e gli occhi vacanti da matto, si sollevano verso tutto quel sole come ad assorbirne ogni calore possibile. Pasquale apre la bocca solennemente, e ogni volta chiede l’identica cosa: “Come vanno le cose nel mondo, oggi?” Ogni volta, come se fosse il più importante degli annunci, una voce diversa gli risponde: “Tutto va come al solito!” Allora Pasquale, a seconda dell’umore del momento, si addolcisce o si agita, e come se provasse a consolarla quella voce, oppure a illudersi egli stesso come può, risponde: “Vedrai che la rivoluzione è vicina.”

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