lunedì 31 marzo 2014

nuove recensioni a viva catullo

Scoprire per caso in rete che c'è la recensione di un mio libro sul sito di un liceo di Roma intitolato al nostro amico Catullo... figo, ma come ci sono arrivati a me?
QUI cosa hanno scritto.

Temperamente è uno dei blog letterari più seguiti. Evidentemente c'è un ritorno di fiamma per il mio secondo libro, o forse finalmente cominciano a scoprirlo, perchè lo hanno recensito anche QUI. Ecco...

paralisi

Mio nonno – paralisi
Mio zio – paralisi
Mio cugino – paralisi
........paralisi
Certamente – sofferenza
Spiacente – ma non ti amo
Sensazione – di sgomento
........paralisi
I commandos – sono superiori
Gli ufo – sentono bruciore al cervello
........paralisi
Lo spazio – è stellato – nel cielo blu
nel cielo pieno – che è fenomeno – della natura
Venere – si vede appena
Guerra di paralisi – anche su Marte
Però c’è una cosa – che è bella
che tutti – pregano Dio

(Pino Simone, poesia inedita)

sabato 29 marzo 2014

in cerca di pinuccio simone

Da mesi sto lavorando al libro postumo di un poeta. In vita, quest’uomo dai mille problemi, ha pubblicato un solo libro e molte cose sono rimaste nascoste nei cassetti, alcune strambe altre bellissime.
L’ho inseguito a lungo mentre continuava a sfuggirmi, come se non volesse farsi trovare. E più lo inseguivo più le storie che sentivo raccontare di lui mi irretivano. Un uomo matto e libero, di mente e di cuore. Ho cominciato lo scorso autunno, mi sono messo sulle tracce prima dei suoi amici, poi del personale medico che lo assisteva, poi della sua famiglia per chiedere loro il permesso di pubblicarlo. Mesi di ricerche solo per parlare con sua madre.
All’inizio, sentendola al telefono, non voleva farne nulla, non si fidava, mi diceva di aver buttato via tutto ciò che aveva di lui, e che lasciassi perdere. Dopo una seconda, e poi una terza telefonata, ieri sono stato a trovarla. Ho parlato con lei che ha i suoi stessi occhi azzurri, le ho raccontato un po’ di me e lei mi ha raccontato un po’ di lui, di quando è morto, di come giocasse bene a calcio, dell’ultima donna amata e che invece di lui non ne voleva sapere. Mi ha passato un pacco alto circa trenta centimetri di fogli dattiloscritti, manoscritti, appunti, pensieri, poesie, racconti, disegni, tracce insomma di quell’uomo da cui attingere per il libro. L’intera sua vita e il suo pensiero racchiusi lì fra le mie mani. Sua madre mi ha dato le sue carte, mai gettate in realtà, l’unico vero ricordo che le resta di lui, un atto di fiducia enorme verso un perfetto sconosciuto, e mi ha detto: “Tieni, ora fai tu e fai piovere!”
Fuori per l'appunto pioveva, l’ho preso come un segno fortunato del destino. Ierisera sono riuscito a dare un’occhiata come si deve a quelle carte. Mentre le sfogliavo ho ritrovato il manoscritto originale di una sua poesia che ho amato tanto, bellissima, dolcissima, una poesia d’amore di una perfezione assoluta, persino nella sua svagata follia. La poesia era scarabocchiata su un vecchio foglio ingiallito e macchiato di caffè, e passandoci la mano sopra sentivi ancora il solco scavato nella carta dalla penna. È stato come toccargli il costato ferito. Un atto di lunga fede ripagato, finalmente, dalla sua presenza.

via alberobello 22, locorotondo

giovedì 27 marzo 2014

sbagli se pensi che ti odi

o se credi che ti auguri alcun male.
Il mio cuore non è grande
abbastanza a contenere troppi
sentimenti: è povero distratto
e deve a forza scegliere se far di te
silenzio o crucciarsi ancora un poco
sul tuo corpo spento sulla materia
irrazionale che ti spinge a un posto
ormai vuoto. Non è bene
che si parli più di te in questa casa
e morda pure la sua lingua
chi ritrova sul muro della siepe
lo strascico sbavato di un passaggio.

martedì 25 marzo 2014

è possibile

che ritornino gli amici
se non dal vivo in sogno
con facce d’uccelletti rapaci
e pronti a infilarmi le unghie
nel cranio se provo
a rubar loro la macchina.
È possibile il ritorno.
Così come la corsa lo schianto
contro un palo d’inverno
o impiccarsi alla doccia.

domenica 23 marzo 2014

favoletta della domenica

C’era una volta una paese dove la gente, non sapendo più che fare per vivere, costruiva palazzi. Costruivano dovunque, su qualsiasi pezzetto di terra verde libera, senza un ordine preciso, l’importante era darsi da fare. Oppure buttavano giù vecchie strutture disabitate per costruirne di nuove, mentre i loro figli se ne andavano via per sempre, in cerca di fortuna altrove. I nuovi palazzi erano, dunque, pieni di appartamenti vuoti. E non potendoli chiamare case, quelli che rimanevano li chiamavano lavoro, e speravano che questo bastasse a giustificarli.

mercoledì 19 marzo 2014

sirene

Le mie trasgressioni si impilano in giardino contro il muro
(edificato quando Roma ha cominciato a indebolirsi, e sfregiato

da una palla di cannone.) Ho spettegolato; ho snobbato
un ospite a cena. Aspetto che il muro si contorca

per gli orribili gatti selvatici nutriti da vedove rimpicciolite
e qualche stramba bibliotecaria. Ho cominciato a esaurirmi

per via della tua assenza, uno dei peggiori sintomi dell’amore.
Per anni, ho avuto il buon senso di tenermi da parte.

Sono stata qui abbastanza da uccidere
due piante di menta e una lavanda,

poi farne risorgere la parte migliore.
Mi piacerebbe lasciarti morire sulla vite.

Non tu, il Tu che Sogno,
che passa attraverso il risveglio.

Guardare come la vedetta guarda la tempesta
ma senza bagnarsi. Essere quella.

Essere cosa?
Essere saggia più del cuore.

(Eliza Griswold)

sabato 15 marzo 2014

dove nasce

Talvolta sento i morsi della vita
strapparmi brano a brano all’ombelico
memorie e sentimenti, conoscenti.

Rimane la tua assenza ch’è una tana
scavata nella pancia
con la forma di un abbraccio.

Ogni volta che ti stringo
o batte il tuo pensiero nel diaframma
lì nasce la mia voce

intorno a te risuona.

l’asola della giacca nuova

Certe sere i casoni di Montebotolino volano via e sembrano delle macchie rosa sopra una tela trasparente. D’inverno, se piove, restano coi piedi dentro le pozzanghere e l’acqua gli scivola addosso come se fossero delle rocce.
Il confessionale nella chiesa è una baracchetta d’abete pitturata di rosa, coi tarli che mangiano anche i chiodi. Io mi sono seduto per provare se il prete stava comodo. Era una domenica pomeriggio e un ragno dondolava in fondo al filo che scendeva da un imbuto di seta. E mi sono addormentato.
Poi mi è venuta voglia di conoscere il prete che per vecchiaia si era ritirato da tutte le funzioni e abitava in campagna vicino alla pineta di Ravenna. Volevo che mi dicesse qual era stata l’ultima sua confessione a Montebotolino. Aveva ottant’anni e le mani tremolanti erano farfalle che prendono il volo.
Senza nominare nessuno, ha detto che una mattina alle cinque, i piedi bagnati perché aveva camminato sopra l’erba imbiancata dalla brina, una vecchia si era subito inginocchiata al confessionale.
Con voce commossa gli ha raccontato che la sera prima di una festa aveva cucito l’asola della giacca nuova di suo marito perché non ci mettesse un fiore per fare lo sbruffone davanti alle altre donne. E adesso le dispiaceva.

(Tonino Guerra, da Il libro delle chiese abbandonate)

giovedì 13 marzo 2014

approssimazioni

Chi ci conosce sa che io e Sergio Pasquandrea siamo amici, e che lo siamo diventati proprio attraverso i nostri blog (QUI il suo). Per chi non lo sapesse, però, ho conosciuto Sergio prima del blog, attraverso un’antologia poetica dove entrambi eravamo stati pubblicati. A unirci quindi sono stati la poesia e il blog.
Proprio per questo sono particolarmente fiero di poter oggi pubblicare su Tonio Rasputin la notizia che ha breve pubblicherò una raccolta di poesie di Sergio, e che lo farò come vanno fatte queste cose, cioè in una pura operazione editoriale in cui non si richiede contributo economico all’autore. Chi conosce Sergio sa che se lo faccio non è solo per amicizia ma perché credo fortemente nella sua poesia.
Ecco quindi che pubblicizzo la cosa nella speranza che chi frequenta questo blog voglia condividere questa bella notizia e anche il libro.
Il volume, dal titolo Approssimazioni (qui a sinistra la copertina), è stato illustrato da una giovanissima studentessa d’arte di nome Michela Neglia, alla sua prima avventura editoriale (e anche questa sarebbe una bella storia da raccontare). Viene pubblicato da Pietre Vive editore, nella collana da me diretta iCentoLillo e costa 5 euro più le spese di spedizione di 1,50 euro.
Con altre 5 euro è anche possibile tesserarsi all’associazione, ricevendone un bellissimo libro soci in cui sono antologizzati tutti i nostri autori e uno sconto del 10% su tutte le nostre pubblicazioni (con un contributo superiore ai 10 euro invece lo sconto è del 20%).
Insomma, come sempre dico, ne vale davvero la pena.

mercoledì 12 marzo 2014

requiem per un'amicizia finita nell'odio

R. addio
ormai morto per me e per questo
non più degno che una lettera
che indichi la tua presenza
per smontare un po’ l’altissimo tuo ego
ti scrivo non per rabbia
ma solo per esprimere amarezza
profondissima per la rottura
fino all’ultimo evitata
e ora necessaria più dell’aria.

R. addio
che mi hai tradito
prima ancora che ti tradissi io
con una frase era d’aprile
che appena ti ricordi “noi
non siamo soci”
a cui non riesci a rimediare rimarcando
l’assoluta indipendenza del cuore
sulla vita degli altri
io non ti ho mai perdonato.

R. addio
geniale e fragilissimo incapace
di accettare i tuoi limiti e viverli
con serenità non sovrumana ma umana
di ammettere le tue debolezze
le mancanze R. fottutissimo
e arrogante. Avevo intravisto un uomo
sotto il cappellino da tiro
il cappotto di panno pregiato
e in virtù di quello sono stato
disposto a scordarmi di te.

R. addio
posso dirti questo che ho imparato con te
che ti rendo a parole
e magari ne faccia tesoro se un giorno
ammetterai ch’è vero:
una persona incerta è fragile
e sempre perciò rispettabile
ma una persona incerta se indossa
un cappotto elegante a far finta
di essere un altro è solo un cappotto vuoto.
Ti auguro una vita dunque prima o poi.

sabato 8 marzo 2014

risveglio

Acqua e limone agli antipodi del sonno
è un consiglio di mio padre:
disintossica il corpo dal tempo
dal quotidiano che invade i sogni poco a poco.
La gatta mio lare si struscia per me alla finestra
e richiama attenzione. Allungo la mano
verso il vetro. La mano trema
sul foglio mentre scrivo
appunti per un viaggio mai vissuto.
Paura della morte, come sempre. Paura
di non esserci mai stato. Ho parlato con la morte a lungo
questa notte. E ne scrivo per rendermene conto.

mercoledì 5 marzo 2014

albergo

Il nostro albergo ha tre stanze
dove a turno passa il cameriere
per aprirle e liberare il cuore.

Ci si incontra durante l’ora d’aria
in giardino o sul balcone sognando
ancor prima del sonno solitario.

Dormiamo a lungo estranei al nostro letto
avventurosi ottocenteschi fermi qui
da secoli o persi nel gran tour

dei sentimenti alla ricerca dell’altro.
E quelli che a volte crediamo
appuntamenti mancati non sono

che lo scorrere sghembo del tempo
che confonde gli orari del rientro
col cielo che ci unisca ancora un poco

io te e noi due.

martedì 4 marzo 2014

galateo per baciatori

Un sogno noto ci vede stretti su un divano
e pronti a un volo che sovrasti il cielo
nei tuoi baci fatti d’aria, attese e piccole rincorse
nei miei non educati e carichi di vita
d’ansia di tempo che divide
da te che sei la fonte ritrovata e per un bacio
tornerei per sempre cosa mai
io sono stato: un ragazzo che non sa non crede
ma percepisce unicamente il mondo
nel tuo tocco, sulle labbra, ti chiede:
insegnami. E tu: rimani.

sabato 1 marzo 2014

gatto sotto la magnolia

È un gatto sotto la magnolia in fiore
chiuso nelle spalle, caldo
nel letame. Non vede in alto
i petali tesi come pugni piantati nel cuore.

Non vede come tutto muove
quest’inverno, anima mia,
senza più meta o ragione
che non sia una mite cattiveria

un blando scetticismo senza onore.
Dorme, teso nella spalla
sordo a ogni richiamo. E tutto quanto vuole
è un letto di letame e poi più nulla.