martedì 13 maggio 2014

campagna elettorale

Seguo da alcuni giorni l’accorata e per certi versi disperata campagna elettorale di Franco Arminio. Una campagna che, almeno leggendo i suoi bollettini dal fronte, mi commuove e mi rattrista insieme. Capisco il senso profondo della sua battaglia, la ricerca di una dignità e di una appartenenza a una terra che in molti non sentono più, se non come una condanna. Apprezzo la sua battaglia e probabilmente voterò per lui. Se potessi, ma non posso, donerei anche qualcosa alla sua campagna elettorale. Oggi, riflettevo, se chiedi soldi ti accusano di essere uno scroccone. Allo stesso modo nessuno vuole più i finanziamenti pubblici ai partiti. La colpa è ovviamente dei partiti, a cui auguro tutto il male possibile. Eppure ha ragione un mio amico quando dice che non si può pensare alla bellezza del paesaggio se hai fame. E allo stesso tempo è anche vero che cibo ci sarebbe stato, se avessero trattato meglio anche il paesaggio, se qualcuno non se lo fosse venduto per un tozzo di pane, un condono, un appartamento in una nuova palazzina omologata. Invece l’unica cosa a imperare è la volgarità. La volgarità e la rabbia senza direzione, perché ovviamente è più facile lamentarsi che agire, spalancare la bocca in un profluvio di parole ronzanti e lasciare che le vibrazioni riempiano l’aria. Anche questa, per certi versi, è un’eredità dei vecchi partiti. Ecco io leggo questi reportage di Arminio e penso che forse non lo voglio salvare questo sud, non così, non a queste condizioni e con questa gente che non sa nulla di nulla ma pensa sempre di sapere qualcosa più di te. Preferirei distruggerlo un sud così, una volta per tutte e ricominciare dal nulla, ripartire da zero, tornare a sentirmi pulito. Preferirei davvero vederlo morto il Sud, che aggrapparmi ancora all’idea di qualcosa di meglio che non potrà mai esserci.

2 commenti:

amanda ha detto...

beh ma da che altezza dello stivale la facciamo partire la distruzione, perché non è che qui le cose promettano meglio

marian. ha detto...

Non dire così. Anche se ogni cosa sprofonderà sempre seguirà un altro inizio. Incazzarsi si deve. Deve servire ad agire prima di tutto contro quell'ignoranza. Io, ancora ottimista, credo. Fortemente credo.