mercoledì 2 luglio 2014

un uomo arrugginito

Quest’uomo si era preso per i capelli e si era buttato fuori da tutti, laggiù in un mulino abbandonato in fondo a un viottolo ripido come una cascata di sassi che rotolano per il dirupo.
Lui sempre solo e con gli orecchi, nelle notti di neve, ad ascoltare i lamenti delle volpi e a guardare le orme dei cinghiali. Finché ha scoperto che tanti oggetti più arrugginiti di lui erano dispersi per le strade, rifiutati dall’umanità. Allora si è messo a raccoglierli e a radunarli attorno a sé. Camere ormai piene di questi relitti accatastati anche negli armadi scuri che grattano il soffitto con le creste di legno fradicio o dentro bauli sgangherati che racchiudono boccate d’aria di vecchi indumenti.
Sul pavimento sporco di calcinaccio e sul piano della stufa economica coperta di liquami induriti: bottiglie, chiodi, tappi, sveglie senza più controllo del tempo, trappole, coperchi, catini sfondati e roba purchessia. Oltre la scala di legno, il letto carico di un lenzuolo attorcigliato a una coperta densa di sudori militari. Con le pareti attorno macchiate di muffa e coi santi che spariscono dai quadri sbilenchi appesi sopra il comodino che regge una lampadina fulminata piena di aria polverosa.
Ogni sera tutti questi poveri resti gli erano attorno solidali quando il camino riempiva di fumo anche gli occhi delle zanzare e lui era seduto, avvolto nell’impermeabile di tela cerata, e pensava a tutti gli animali che stanno chiusi nelle tane della terra.

(Tonino Guerra, da Il vecchio con un piede in Oriente)

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