venerdì 15 maggio 2015

la pasta

Certe volte, quando vedo che qualcuno pubblica le mie poesie senza citare il mio nome, mi viene voglia di presentarmi a casa sua all’ora di pranzo, entrare senza suonare, sedermi a tavola e mangiarmi il suo piatto di pasta senza ringraziare. Lui mi direbbe, incazzato: “Hei tu, quella è la mia pasta!” E io risponderei: “E quella è la mia poesia, che vale dieci piatti di pasta!”

2 commenti:

amanda ha detto...

che escrementi

marian. ha detto...

giusto! giusto! giusto! è vero che la poesia deve girare, ma con l escarpe ai piedi!!!