sabato 5 dicembre 2015

possibili risposte ai tempi complessi che viviamo

Ieri ho visto un piccolo documentario su Infinite Jest prodotto dalla Rai. E a un certo punto nel documentario compariva Nicola Lagioia che, facendo il paragone con alcuni grandi scrittori americani precedenti a Wallace, Carver in testa, diceva che tempi complessi come il nostro (e senza nulla togliere a Carver e ai suoi racconti) richiedono romanzi complessi come quello di Wallace. Il che di per sé suona giusto, ma poi mi ha fatto pensare che ci sono decine di romanzi che, fin dall'800, possono assimilarsi per complessità al libro di Wallace. Per dire, non c'è quasi nulla del libro di Wallace che Proust non avesse già provato a fare (e non è il solo). Per cui, a un certo punto, mi sono perso, e ho cominciato a non capire più quali sono i tempi complessi e quali no. Però ho trovato una giustificazione al fatto che, se ho voglia di scrivere e pubblicare un libro di poesie complesso e lungo 200 pagine lo posso fare. E se qualcuno mi dice che un libro di poesie deve essere breve, conciso e ponderato (come andava molto bene nel '900, ma anche no al tempo di Dante, di Petrarca o di Tasso) io posso sempre rispondergli che tempi complessi come il nostro richiedono libri complessi (come ha ben detto Nicola Lagioia), persino di poesia. A patto che siano ben scritti, e se il pubblico li ritiene eccessivamente complessi, cazzi loro, si vede che non capiscono i tempi in cui vivono.

4 commenti:

Marco Bertoli ha detto...

Nicola Lagioia […] diceva che tempi complessi come il nostro […] richiedono romanzi complessi come quello di Wallace.

Ussignùr, che rozzezza…

Quali sarebbero poi stati i tempi semplici, dunque – come giustissimamente osservi tu – i «romanzi semplici»?

Tchao!

PS I romanzi di Nicola Lagioia sono complessi a sufficienza per meritare la nostra schifiltosa attenzione di contemporanei? Dimmelo tu che non ho voglia di controllare.

Marco Bertoli ha detto...

Seriamente: il romanzo di Wallace non è più «complesso» della Recherche o di Grandi speranze o dei Promessi e neanche di Piccolo mondo antico: è come certi edifici d'architettura contemporanea che, anziché dissimulare cavedii, spazi d'utilità, scale antincendio e perfino le tubature, li mettono in evidenza.

lillo ha detto...

beh i romanzi di lagioia (quelli che ho letto, e non sono tutti) sono complessi, a tratti affascinanti, ma nessuno mi ha convinto al 100%. so di non essere l'unico a pensarla così, anche se adesso in molti hanno timore di esprimersi, perché se dici male di un premio strega ti linciano.
va detto, però, che il mio giudizio non significa nulla, visto che alla fin fine è sempre una questione di gusti. per dire, è la stessa impressione che ho di wallace (di cui ho letto con molto più piacere i racconti, lyndon ad esempio, rispetto a infinite jest).

marian. ha detto...

complessi o no io non voglio che leggerle quelle 200 pagine ;)