venerdì 1 aprile 2016

ménage

Speriamo ci regga il cuore prima di perderci fra le lenzuola
in questo mare senza uscita e senza bussola
dove l’ago l’usavi per risvegliarmi col tormento la voglia
come fanno i bambini insonni. Mi ci hai portato
a suo tempo asserendo che un divano, un tavolo non sono
che trespoli per uccelli già pronti a spiccare il volo
bambino io stesso e colto nelle mie falle di mezz’uomo
e un letto, un letto prediletto, è uno spazio bianco e ginnico
perfetto, in cui disegnare meglio il tuo capriccio con le gambe
dove l’amore – non si dovesse scriverlo per noi che lo scriviamo –
sarebbe meglio farlo, farlo sempre, senza pace, senza fine,
senza perdere altro tempo. Scialuppa in alto mare e sale
per scaldare le ferite, cauterizzare il sangue con l’acqua.
Di te sapevo dall’inizio che una donna coi tacchi che mi supera
in altezza non poteva che portarmi al desiderio innaturale
di scoparla come i cani. E ora che il cuore l’hai gettato
in poltiglia coi vetri e le parole in polvere perché mangiassi
da terra la tua cruda vendetta, mi ritrovo qui ferito
straziato nelle viscere a invocare il tuo morso che mi laceri
la gola, liberandomi la voce dal dolore. Pietà per i poeti
e per gli amanti, per i cani senza cuore. Perché un amore
come il nostro, irripetibile, sognato, è fatto più di strazio
che di letto, ma resta a letto confinato perché lo strazio
è ovunque, meno dove lo ficchiamo.

1 commento:

amanda ha detto...

il Lilluzzo spezzato dall'amore è il mio preferito, ruberò :)