martedì 31 maggio 2016

fegatosa


«Che bello constatare che non tutta la poesia che si pubblica oggi è la poesia della lagrimuccia, della lagnetta e dell'ombelico; che consolazione che ci sia chi ancora prende la lingua e le torce il collo, ma amorevolmente e ritmicamente, come piace a lei. Aggiungo – per aver letto nelle ore che precedono una parte del libro, mentre il cane scorrazzava nei campi felice e inconsapevole – che una poesia così fegatosa mi fa sempre sentire in colpa*, dal momento che la rabbia del poeta è sempre in primo luogo, inevitabilmente, puntutamente rivolta contro il suo lettore**. Dunque il tuo libro non è per nulla una lettura confortevole… 

*Livello dominante di ogni mio godimento letterario 
**Paradosso del poeta civile: rendere destinatario della sua rabbia chi forse meno la merita»

domenica 29 maggio 2016

pranzo di famiglia

Mio fratello si è tinto i capelli color biondo cenere, e ora li porta pettinati all'indietro, in maniera scomposta ma d’effetto. Mia madre non lo accetta, non fa che lamentarsi: “ma perché?” Io lo guardo e non l’ho mai trovato così figo. Sembra Lou Reed dei tempi d’oro. “Chi?”, fa mia madre. Lou Reed, ti ricordi, quel cantante che mi piaceva tanto... “O Madonna, un drogato, ma che ho fatto di male a Gesù?” Mio fratello si indispettisce e, come al solito, se la prende con me: “Invece di pensare ai fatti miei, perché non ti sistemi quel gatto morto che porti in faccia, Allen Ginsberg!” Mio padre se lo guarda a lungo, per bene e, dopo un lungo silenzio meditato, gli fa: “Se ci aggiungevi il ciuffo rosso...” Mio fratello sbotta.

sabato 28 maggio 2016

nei miei sogni più tristi...

Nei miei sogni più tristi
mi sogno gli amici scomparsi
che vengono a trovarmi
perché dicono di là la vita
senza me non dà i numeri.

mercoledì 25 maggio 2016

certi giorni

Il fatto che per alcuni non sia umano, e cioè che non possa: sbagliare, o dimenticarmi qualcosa, o ignorare qualcuno, o peccare di ingenuità, o peccare di malizia, o fare pettegolezzi, o lasciarmi prendere dall'ansia, dal nervosismo, o dallo sconforto, o non saper risolvere un problema, od offrire il giusto consiglio, o non essere adeguatamente intelligente, ironico, corretto, puro, duro, sano, sobrio, igienico, morale, originale, indipendente, educato, coraggioso, super partes, non pensar male mai di nessuno, e star zitto, o dire sempre la cosa giusta, o parlare ma per dar voce agli altri, o essere sempre appassionato, o interessato, o poetico, né mai scorreggiare, nemmeno per sbaglio, giuro che, certi giorni, mi dà un tantino sui nervi.

il bacio

Persino il tuo bacio
lasciato sul mio naso
in sogno, ha una dolcezza
che dal vivo mi sogno
e una chiarezza che dice:
Mi piaci, ma non ci hai
un soldo, scusa.

martedì 24 maggio 2016

il ragazzo e il diavolo


Ogni anno, da circa quarantacinque anni, qualcuno ripropone questa vignetta... Il tempo passa, i Peanuts sono immortali e mi sa anche un po' Bob Dylan, che stecca, stona, invecchia, si incartapecorisce, se ne fotte di quello che si vuole o non si vuole da lui, ma resiste con dignità. Eppure, da fan, se mi dici Bob Dylan, la prima immagine che mi viene in mente è quella di un ragazzetto paraculo coi capelli arruffati e gli occhiali scuri, con la voce "come sabbia e colla" (citando Bowie) che se ne va in giro per New York scroccando agli amici divani e arrangiamenti, per montare sulle vecchie canzoni popolari le sue poesie fiume sull'America e sull'amore che non sta mai fermo. Bob Dylan nella mia testa ha fatto un patto col diavolo e non può invecchiare. E quel vecchietto allora chi è? Il diavolo stesso.

lunedì 23 maggio 2016

terza recensione

Dopo quella di Francesco Santoro, e poi quella di Enzo Cervellera, ecco la terza recensione a Bestiario Fiorito, pubblicata da Alessandro Canzian sul suo blog. QUI.

i simpatici

La cosa bella è quando vengono con la speranza di una pubblicazione. Fanno tutti i carini e i simpatici, i migliori amici che mai potresti avere. Dicono di adorare il tuo lavoro e ti passano speranzosi le loro carte. Gli fai capire, con educazione, che non c'è trippa per gatti, non sanno scrivere, l'opera non ha nulla da dire a parte che si piacciono troppo, ridono da soli alle proprie battute. Allora ti danno dell'incapace, dell'ignorante, dell'idiota, ti mandano a fanculo rabbiosi. Spariscono per due o tre mesi, evidentemente cercando altrove. Poi tornano tutti carini e simpatici a leccarti le chiappe. E tu, che aspettavi quel momento, sono tre mesi che non te le lavi.

sabato 21 maggio 2016

estratti da una intervista del 1982 a franco fortini:

«La poesia è quella cosa, quel discorso che finge di dirti una cosa, ma in realtà, oltre quella cosa, ti dà se stessa. È come se tu dovessi mangiare quello che sta nel recipiente e il recipiente. E alla fine il recipiente diventa più importante di quello che sta dentro, anzi la forma fa tutt’uno col contenuto. Il linguaggio della poesia è quel linguaggio che in ogni punto contraddice l’uso comune. […] 
Una volta mi hanno fatto notare che io, quando scrivo in prosa, scrivo difficile. Io penso che in poesia bisogna scrivere semplice, e in prosa difficile. In che senso? A far difficile il discorso della poesia ci pensa la poesia. Invece la prosa, siccome il lettore è abituato a capire tutto e subito, devi fabbricare una quantità di ostacoli per costringerlo (lui che leggerebbe senza pensare) a fare il salto degli ostacoli. In poesia possono bastare i cento metri piani: è già tanto, quando arrivi non hai più fiato. Invece la prosa deve presentare un percorso complicato, uno slalom, che faccia pensare. In poesia tu non devi tanto pensare, quanto “essere”. La poesia tende al presente. “Verso” deriva dal latino versus, che vuol dire “ritorno”, vertere cioè tornare. Il verso è quello che torna. “Prosa” invece, viene da prorsus, che vuol dire: “andare avanti”. La prosa va avanti, procede. La poesia sembra procedere, in realtà fa un movimento circolare, torna indietro su se stessa. 
[…] Ci sono dei poeti che, arrivati a una certa età, è come se fossero dei corazzieri, cioè fanno parte di un corpo speciale rappresentativo di una nazione (ogni nazione ha i propri) e così hanno qualche vantaggio. Ora uno deve essere molto attento perché se accetti di fare il corazziere, sei finito, vuol dire che veramente non fai più paura a nessuno, che nessuno ha più paura di quello che puoi dire. Grazie al cielo, c’è ancora qualcuno che mi vuole morto: vuol dire che sono io. 
[…] Aggiungi che non sai mai che cosa vali: fai delle fatiche spaventose, ti impegni in tutta la vita in cose, che non sai quanto valgono. Se uno scrive un romanzo e ne vende centomila copie, guadagna un sacco di soldi, poi viene intervistato dalla televisione, magari baciato dalle attrici: sarà quanto meno come un cantante famoso. Ma se non hai questo, che fai? Il puro gratuito. Fai delle cose che non hanno valore economico. Scommetti su un valore più alto. È molto pericoloso. Tu sei pagato, però, in un modo indiretto. Per esempio, ti fanno scrivere sul giornale, di letteratura, perché sei l'autore di quei versi. Hai degli effetti indiretti. Tutto sta a vedere dove uno pone il proprio onore.» 

Per leggere l'intera intervista vai QUI.

martedì 17 maggio 2016

a un traduttore

Tradurre – per falso etimologico – è tradire.
Eppure mi aspettavo il tuo pugnale
che scavasse in me mollica e mi lasciasse
un po’ di crosta per coprire la ferita.
Sapere e non difendersi: il mio male.
Se mi parlavi arabo fingevo di capire.
Lo dichiaravo ceco per orgoglio ed ero cieco io
che difettavo di me stesso alla radice.

domenica 15 maggio 2016

milano, parco sommerso

i bimbi sono punk...

I bimbi sono punk scorrazzano pieni di merda
nei pannolini col sorriso furbetto si lanciano
dietro il camioncino rosso e grido d’allarme
se di gusto lo rigano contro lo stipite della porta.

amicizia, regali, musica e distanze


Nell’ultima settimana ho ricevuto 3 regali diversi da 3 diversi amici che nemmeno si conoscono fra loro ma tutti all'insegna della musica. Corindeni, dei romeni Maria Raducanu (canto) e Mircea Tiberian (piano), regalatomi da Elena Vladareanu insieme alla borsa HABEMUS BEBE che fa da sfondo e a una barretta di cioccolata svizzera che abbiamo mangiato ieri mattina a colazione; Into the Silence del trombettista israeliano Avishai Cohen regalatomi da Marco Bertoli insieme a tutta la sua simpatia e a una bevuta di Unicum (roba da vecchi, dice lui) in una ormai leggendaria cena assieme a Carlo Tosetti; The Curve of a Day dell’italiano e compaesano e compagno di avventure Donato Fumarola (stavolta soprattutto compositore per un disco di musica classica), disco per cui ho un affetto particolare, primo perché l’ho visto praticamente nascere e registrare (ci canta dentro anche mio fratello), poi perché è un disco capace ogni volta di commuovermi, soprattutto la title track. Ognuno di questi dischi viene da una parte diversa del mondo ed è stato pensato per arrivare altrove, il più lontano possibile da casa. Così, ascoltandoli, mi pare di allungarmi anche io con loro e di arrivare, attraverso l’amicizia, un pochino più lontano.

domenica 8 maggio 2016

bestiario fiorito: una recensione di francesco santoro

L'ultima raccolta poetica di Antonio Lillo appare come una visione al negativo di un periodo storico attraverso il filtro di un'intimità sofferta e scontenta di sé. Pochi gli sprazzi di luce, sempre più radi i momenti in cui respirare aria non inquinata dai tg, dall'informazione e dal pensiero comune che tanto disprezza. A volte si ha la sensazione di ricevere una pugnalata al cuore della coscienza così come nelle ultime raccolte poetiche di Pasolini. A differenza che nelle sue invettive, qui c'è più rabbia che denuncia, quasi una rabbia infantile espressa attraverso una forma spesso impeccabile che dà spazio a una voce inconfondibile, una voce sofferta e allo stesso tempo ironica di quell'ironia che fa pensare alle tele di Ensor. Una poesia attuale, lucida e allo stesso tempo lieve nella sua critica, nell'esprimere le difficoltà dell'esistere di un uomo e di un poeta in questi anni di appiattimento generalizzato e di vuoto culturale. L’amore quando è presente è rappresentato come un meccanismo guasto così come l’amicizia. Non a caso l’animale più presente nel bestiario è il topo, simbolo di un'esistenza nascosta e contaminata. La sconfitta, comunque, non è del tutto attuata.

Francesco Santoro

venerdì 6 maggio 2016

aberrazioni del sistema

Si presenta alla mia porta questo tipo che scrive poesie (non brutte, anzi, ma nemmeno imprescindibili). Si presenta con la sicurezza tipica di chi se la tira e mi dice che le vuole pubblicare per metà giugno, in tempo per la stagione estiva, così fa un po' di presentazioni. Va bene, gli dico, ti faccio un preventivo e ti faccio sapere appena possibile quanto viene il tutto. Mi guarda fisso e mi fa, col tono sprezzante di chi vuol provocare: "Ma come, non eri tu l'editore che investiva sui poeti?" Sì, amico mio, ma investo sui poeti che dico io e quando lo dico io, non su chiunque bussa alla porta. Quella si chiama carità, ma se ti serve ti do 20 cent. (Volevo tanto dirgli così, duro e spietato, ma mi frega sempre l'educazione, così gli ho detto: "No, mi spiace, ora non posso" ed è finita che mi sono scusato io con lui per la sua arroganza).

martedì 3 maggio 2016

la bella e la bestia

La cosa davvero stupefacente è – dopo averci lavorato ogni singolo giorno per tutto l’ultimo anno, dopo averne impaginato il testo in prima persona e poi averlo rivisto tutto insieme al grafico, dopo averlo riletto 2 o 300 volte – accorgersi che c’è ancora un errore annidato fra le pagine. Uno solo che però lo rende umano. Non sono nemmeno dispiaciuto, però cavolo, stupefatto sì. Bestia di un libro (200 pagine!), bestia di un poeta. E poi, l’opera bellissima di Gianmaria Giannetti in copertina. 

domenica 1 maggio 2016

vivere alla frutta

Stamattina, facendomi due conti in tasca, ho considerato che «Vivere alla frutta» potrebbe essere un bel titolo per la mia biografia. Perlomeno prospetta quel giusto equilibrio fra l’essere di continuo al verde (o in rosso, a seconda del colore che preferite) e l’aspettativa delle cose dolci che, prima o poi, arriveranno.