mercoledì 14 settembre 2016

i cliché dell'editoria italiana


- Le copertine di Gipi
- Il romanzo come ossessione fallica
- Pubblicare con Einaudi
- Celebrare il proprio passato da poeti (scarsi) come fosse un Eden perduto, vagamente imbarazzati come quando viene fuori quella volta che la mamma ti ha vestito da Arlecchino
- Gli uffici stampa che mandano i pdf ai giornalisti e le copie cartacee alle blogger da milioni di follower che si fotografano piedi, tazze e libri
- Disprezzare pubblicamente il successo economico
- Condannare pubblicamente qualsivoglia pratica sessista mentre si tediano trenta donne contemporaneamente in chat
- La disperazione
- L'omosessualità solo se problematica
- Il realismo
- L'idealismo
- Il dibattito pubblico
- Le quote (rosa, altermondialiste, di qualsiasi genere)
- Prendersela con gli editori a pagamento per non parlare mai dei compensi miserabili di molti editori non a pagamento
- Tentare di chiudere una polemica sui social con il tipico "scusami, adesso ho da lavorare"
- Le lettrici groupie
- Le lettrici groupie che entrano in redazione
- Sdoganare periodicamente questo o quell'autore ritenuto troppo commerciale fino a dieci minuti prima per poi dire "Ma come, non l'hai mai letto? Io lo leggo da quando avevo quattordici anni"
- Citare Tondelli
- Citare Pasolini
- Tentare una sintesi improbabile tra Tondelli e Pasolini
- Non parlare mai del sistema distributivo e dei monopoli (se ci sei dentro, ma anche se non ci sei: si sa mai riesci a entrarci)
- In compenso, avere sempre qualcosa da dire sulla disoccupazione giovanile, sui femminicidi e su Donald Trump
- Fabio Fazio finché non ci vai
- Gli editori e le librerie indipendenti come balsamo per tutti i mali (della società intera)
- La società
- I thriller
- Lacan
- Ascesa e caduta del ceto medio
- I regionalismi
- Il romanzo come ossessione fallica (l'ho già detto?)
- Il Partito Comunista
- L'erotismo da quarantenni solitarie e disturbate, l'erotismo come turbamento da prima volta al Sex Club
- L'adolescenza
- I poveri
- Le stragi di stato
- La mafia
- La morte del romanzo (restano però le ossessioni falliche)
- Le pagine Facebook a proprio nome
- La scrittura come dolore/sacrificio/olocausto
- Le saghe familiari
- I racconti no, ma sono così belli
- Il surrealismo solo se è francese, al più sudamericano
- La regola dell'iceberg di Hemingway (come la regola dell'amico)
- Hemingway
- La delegittimazione come principale strumento di critica letteraria
- Le copertine brutte
- Gli aggettivi "imperdibile", "intenso", "letterario"
- Cercarsi un pappa, un protettore, un magnaccia
- Cercarsi qualcuno da proteggere a propria volta
- I < 3
- I temi
- I titoli lunghi
- Il numero di battute
- Le sceneggiature mancate
- Le parolacce

Dal blog Malesangue 

2 commenti:

nik ha detto...

manca qualcosa? :)

Marco Bertoli ha detto...

- I traduttori che si lagnano della poca «visibilità» e delle magre tariffe (i più rumorosi nelle lagne sono quelli continuamente intervistati nelle pagine letterarie dei quotidiani, titolari di costosissimi corsi di traduzione e che, di conseguenza, tirano le tariffe più alte).