sabato 11 febbraio 2017

modernità di leopardi

Scrive l'editore Luca Sossella sulla sua pagina Facebook: 

Baudelaire usa il termine flâneur (con valore simbolico) su Le Figaro nel 1863 e Benjamin lo riprende nei Passages dal 1925… Nel 1995, quando organizzai con Ferruccio Montanari, Patrizia Novajra, Aldo Busi, la famiglia Leopardi di San Leopardo la comunicazione della mostra Il giovane Giacomo, la prima delle tre a Recanati, poi seguirono Giacomo e la scienza e Giacomo e la memoria, ho scoperto un testo scritto da Leopardi nel 1832 che raccontava la volontà di progettare una rivista, "Lo Spettatore fiorentino", (che non vide mai la luce). 
 Nel preambolo presentato per ottenere la licenza di pubblicazione Leopardi scrive: «Se in italiano si avesse una parola che significasse quello che in francese si direbbe le flaneur, quella parola appunto sarebbe stata il titolo sospirato: perché sottosopra il mestiere dei futuri compilatori del nostro Giornale, è quello che si esprime col detto vocabolo francese. Ma nella lingua italiana, benché ricchissima, non si trova mai una parola di questo genere.» 
Mi chiedo, come gli è venuto in mente, come mai Giacomino ha pensato il termine così "moderno", e intraducibile, flâneur nel 1832, dove lo ha letto con quel significato così “metropolitano"? 
Ho chiesto un parere al raffinato filologo leopardista Claudio Colaiacomo, ma ne sa quanto me; ipotizziamo, presumiamo che Leopardi non lo abbia sentito da nessuna parte, e sia frutto del suo straordinario intendere veggente e della sua conoscenza profonda della lingua francese. L'etimo, è risaputo, deriva da "flane" che in norvegese significa bighellonare senza scopo, ma ciò che mi interessa è sapere come mai Giacomino usa il termine con rara consapevolezza trent'anni prima di Baudelaire. Chi lo sa faccia un passo avanti, di grazia.

2 commenti:

Alligatore ha detto...

Mi sembra un termine molto bello, bello da dire, bello per il suo significato alto ... in italiano direi "il fannullone", termine che, anche grazie a una bigotta politica, è visto come negativo. Ma non è l'unico. Penso anche a parole come "l'ozio", che filosofi fuori l'Italia l'hanno esaltato in più di un libro, mentre qui, forse il solo Leopardi ne avrebbe potuto scrivere.

lillo ha detto...

l'ozio è molto bella come parola e anche come titolo funzionerebbe bene :)