mercoledì 30 agosto 2017

virilità poetica

Ho appena letto, sulla sua pagina, l'ennesimo articolo di un sedicente poeta contro Guido Catalano. A me Catalano come autore non dice moltissimo, allo stesso tempo non posso far finta di non vederlo. Però nemmeno capisco quelli che devono parlarne male a oltranza. Voglio dire che certe volte mi par quasi che lo si accusi di rubare spazio agli altri e invece no, lo spazio è quello che è, e lui, secondo me, fa solo le sue cose al meglio che può. Le fa bene, le fa male, cazzi suoi. Piace più lui di me? Buon per lui. Io non mi sento invidioso. Faccio le mie cose anche io, al meglio che posso, e se mi leggono meno persone vuol dire che sono per pochi. Capirei se si discutesse di etica della scrittura, ma la sensazione che si ricava da certi articoli in cui lo si accusa di essere un fallito senza cognizione di causa e letto da altri falliti incapaci di esprimere gusto è quella della sottile invidia di chi ce l'ha più piccolo e si attacca ai massimi sistemi dell'arte e del canto per ostentare sicurezza. Ecco, non vedo e non vedrò mai l'utilità di parlar male di un altro per affermare la propria virilità autoriale. Chi lo fa un po' rosica, almeno questa è l'impressione, e non è bella né virile.

lunedì 28 agosto 2017

prosa e poesia


La sensazione fortissima che si prova leggendo uno dietro l’altro Principianti e Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Carver, è quella della netta differenza fra prosa e poesia, dove quella di Carver è grandissima prosa (persino nei suoi versi) che riesce a toccare la poesia, sua frustrante ambizione, soltanto nei “tagli” apportati al testo da Gordon Lish.

carlo formigoni e la commedia dell'arte

domenica 27 agosto 2017

due frasi lette oggi

Il vittimismo non è degli artisti, è degli impiegati. 

[Vittorio Sgarbi] 

A Carlo Levi il confino ha riordinato la vita, a Pavese semplicemente ha fatto perdere la donna. Quando è tornato a Torino c’era questa donna col culo da cavolfiore e l’ha trovata che andava con altri. 

[Franco Ferrarotti]

funerale laico

L’avevo saputo alcuni giorni fa, ma ieri me ne ha parlato anche lui, quindi penso di poterlo dire. Circa un mese fa, dopo sessant’anni di vita insieme, è morta Iva, la moglie di Carlo Formigoni. Invece di farle un funerale religioso, Carlo in suo onore ha organizzato un concerto sotto le stelle nella loro casa in campagna, pianoforte e violino, con un repertorio tutto incentrato su Mozart, il musicista preferito da Iva. Non il Requiem ma i suoi pezzi più allegri. È un gesto che solo a pensarci riscalda il cuore, e rende benissimo qual è il senso ultimo dell’arte – che non è vero, come dicono, sia “totalmente inutile”: annullare il tempo, che nel suo inesorabile scorrere non perdona nessuno, per abbracciare ogni singolo uomo in un tutto che è la nostra storia.

sabato 26 agosto 2017

il quasi fascista totò


Guardo su YouTube uno spezzone di Napoli Milionaria con Totò e Peppino che parlano dei “buoni” di ogni Paese che fanno la guerra pensando a noi. Chi ha caricato il video antepone una striscia in cui definisce Peppino comunista e Totò “monarchico, magari non fascista ma neppure un antifascista”. Ecco che si scatena la guerra dei commenti su questa definizione, che riporto qui perché è molto divertente e per certi versi illuminante. Tutti vogliono per sé un pezzetto di Totò e negano che gli altri possano avere ragione sulla sua appartenenza politica. Ma alla fine Totò è così grande che probabilmente non è di uno né di un altro, è di tutti.

“Toto era antifascista…”
“Esatto, era antifascista dichiarato.”
“Totò ‘nemmeno antifascista’?? Ma se nei suoi film prendeva per il culo Mussolini!!”
“Ti stai confondendo con i nazisti! E poi se è per questo Totò faceva spettacolo e prendeva i giro tutti!!! E poi lui essendo un principe era monarchico ma non x questo odiava il Duce quale motivo avrebbe dovuto avere x odiarlo?”
“Chiunque con un minimo di intelletto e di senso critico avrebbe avuto motivo di odiarlo!”
“Come chiunque con un poco di intelletto e senso critico ha motivo oggigiorno di odiare chi ci impone una societá multietnica a senso unico, e che ha venduto la sovranità monetaria e civile della propria nazione alle banche private che effettuano strozzinaggio legalizzato, fregandosene della volontà della maggioranza del popolo!!!”
“Chi dice che Totò non disdegnasse il fascismo, non ha approfondito minimamente la conoscenza della persona che era. Non l'ha mai dichiarato pubblicamente, ma il suo essere ‘di sinistra’ era molto più sincero ed evidente di tanti che ne straparlano.”
“Non so se fosse di sinistra… sicuramente non era fascista... Credo che durante la guerra c’era un ordine di arresto nei suoi confronti.”
“Effettivamente non era fascista, ma neanche di sinistra. Da quello che so era un monarchico convinto.”
“Totò era piuttosto anarchico, non credo fosse monarchico, anche se l'ha detto una volta nella trasmissione di Riva. Totò era totalmente libero, di testa e di pensiero.”
“E nemmeno lontanamente vicino al fascismo.”
“Chi vince la guerra, scrive la Storia... con la fine del fascismo, i comunisti e i democristiani ci hanno imbottito il cervello di quello che faceva comodo a loro...”
“Tutto giusto ma non è che dall'altra parte fossero migliori. Merde di destra fascisti e nazisti e merde di sinistra col regime ecc.”
“Totò era antifascista, ma non comunista.”
“Toto era monarchico.”
“Totò era monarchico, non fascista.”
“Scusate ma a noi che c'è frega se era fascista o anti... perché se era comunista era meglio?”
“Era anche massone Maestro Venerabile di una loggia a Cinecittà ma non era assolutamente fascista.”
“Ricordatevi che Totò faceva teatro e per il suo dichiarato odio verso i fascisti gli misero una bomba anche se lui riuscì ad andar via una sera. Era monarchico convinto ma non fascista e neanche comunista.”
“Non era monarchico.”
“Me pia na malinconia a vede sti film!!”

ultimo concerto

Ho letto, con grande tristezza, che a giorni Eric Clapton terrà il suo ultimo concerto perché affetto da una malattia degenerativa che lo costringerà all’immobilità e al silenzio per il resto della vita. 

se li cerchi

Tanti autori si innamorano di me come editore, mi scelgono, si propongono, ma quei pochi autori di cui mi innamoro io e che vorrei pubblicare al di là dell'interesse economico, sono sempre così schivi, si tengono a distanza di sicurezza, o tentennano per mesi o anni aspettando di decidersi a far qualcosa dei loro scritti, quasi facessi loro una violenza. E poi sono anche pronti a tradirti, a dirti di no alla prima occasione o all'ultimo minuto, oppure a tirarsi indietro quando vuoi portare in giro il loro libro, come se avendoglielo chiesto tu si sentissero al sicuro da impegni. Eppure se li cerchi sono contenti, ma questo basta loro e il resto del mondo non è altrettanto importante.

venerdì 25 agosto 2017

bonito oliva, la vita e la morte

Due battute riportate a memoria dall’incontro di ieri sera con Achille Bonito Oliva al Festival dei Sensi. 
“Duchamp sulla sua tomba ha fatto scrivere: Sono sempre gli altri a morire. Gli risponde Totò: Muoiono sempre gli stessi. Ecco, io sono vivo, voi siete morti.” 
“Professo’ qual è lo stato della critica oggi in Italia, ci sarà una nuova Transavanguardia?” 
“Non c'è nulla, per questo sono ancora qui io.”

vangelo

Dire che la Chiesa è il male è una sana fesseria, ma va anche detto che un cattolico che va dietro a Salvini o a chi grida "Aiutiamoli a casa loro" del Vangelo non ha capito proprio nulla.

insanità

Comincio a capire come mai in Italia ci sono così tanti poeti: perché i romanzi sono roba lunga, da disoccupati. Dove lo trovi così tanto tempo per scrivere, rileggere e riaggiustare libri scritti in prosa, se hai una vita? I poeti, che hanno più a cuore il proprio tempo, sono più sani dei romanzieri. Fidatevi.

giovedì 24 agosto 2017

raccontare le conseguenze


Il mestiere che faccio non è discutere se una politica è efficace o no, è semplicemente raccontare quali sono le conseguenze della politica sugli esseri umani. Alla fine di tutto, ogni volta, c’è sempre una scelta morale. Poi deciderete, ma dovete sapere qual è il prezzo che fate pagare. Non potrete dire: ignoravo tutto, credevo, mi avevano detto. Vi racconterò allora dove ho incontrato i migranti salvati. Se non mi credete, è facile verificare. I centri libici per i clandestini, dunque. È lì che ho sentito l’odore dei poveri. 

il biglietto di addio

Nel sogno, con Andrea indaghiamo su di un pirata pazzo e cinefilo scomparso nel nulla e che ha lasciato di sé un quaderno con dentro foto di quand'era bambino e schizzi di film western in bianco e nero e un biglietto di addio che dice FALLA IN LOVE! Va bene, ci diciamo, ma falla cosa?

martedì 22 agosto 2017

don't break my heart

Miriam Makeba e Dizzie Gillespie interpretano Paolo Conte.

nan me scèrre

t’u vuléve discere.
I può t’i scrivere ca vogghie turnè
i ca te vogghie ancuòre.
De te nan me scèrre.
I nan te vogghie acchjè.
I nan te scrive manghe ciao.
I nà sàcce a cume stè.
Ma u vulève sapè.
A ce stè pinze?
Stè ride iuòsce?
Ce t’à sunnéte?
Stè jisse?
A ddò stè vè?
Ce vulive fè?
Ce t’à mangète iuòsce?
Ij vulève avè
ma na ténghe
a forze d’acchjàrte.
Manghe tu a tìne!
Accussì stime, aspettanne.
Tu pinze a méje. Ij pénze a téje.
Accussì arrecurdete de méje.
Arrecurdete ca ij te pénze!
I te scrive agne dìgghje vevénne
a vita mègghje.
Arrecurdete c’acchjiarse i vulérse
na ssò a stessa cose.
Accussì ij te vogghie
i nan te vogghie acchjè.

Ieri, mentre ero a rasarmi il cranio, per gioco ho provato a tradurre in dialetto una poesia trovata in rete e attribuita a Bukowski (Non ho smesso di pensarti), anche se secondo me non è di Bukowski per niente.

lunedì 21 agosto 2017

una poesia di sergio pasquandrea

Gironzola per Loco
a caccia di un bel seno
un placido sileno
che ha nome antoniolillo:
non gli guastate il gioco,
lasciatelo tranquillo!

Dal blog di Sergio Pasquandrea

domenica 20 agosto 2017

lo scrittore della domenica

Viene a trovarmi, rigorosamente a casa come ogni volta che sto in vacanza, il classico scrittore seriale che coltiva velleità autoriali, per propormi la pubblicazione di una sua raccolta di poesie. Ovviamente, aggiunge, con rischio di impresa da parte mia, perché l’editore lo riconosci da quello, dal fatto che fa girare i soldi per sé e per gli altri. Gli comunico che dall’anno prossimo, proprio perché ho deciso di migliorare l’aspetto commerciale del mio lavoro, sto pensando di non pubblicare più poesia, che non vende abbastanza, e passare magari a un altro genere. Tipo? Non so horror o thriller… Perfetto, mi dice entusiasmandosi, ho una raccolta di racconti dell’orrore che non ho ancora pubblicato! Oppure, aggiungo subito, andare sul sicuro e fare letteratura erotica che quella vende sempre. Ma guarda che coincidenza, mi fa, ho appena terminato un romanzo erotico che ti devo far leggere! Ma tutte tu le scrivi?, gli dico. E con tutto sto talento nascosto con me stai a perdere tempo?, ma vai da un editore più grande! Sono tutti dei venduti, mi dice schifato, pensano solo a far soldi, pubblicano i soliti noti e non si impegnano sul talento degli altri!

sabato 19 agosto 2017

la più bella scena d'amore di sempre


“Davvero sei allergico?” 
“Ah, ah! Praticamente a tutto!” 
“No, non ci credo.” 
“Ti dico che è vero! Non posso mangiare latte e derivati, né indossare lana, né bere acqua se non purificata. Sai cosa mi succede se mia madre usa l’ammorbidente?” 
“Cosa?” 
“Io muoio!” 


Da La famiglia Addams 2

partita

Stamattina pensavo che se finalmente riuscissimo ad allontanare tutti i mostri, gli animali, i terroristi, i delinquenti, i violenti, gli egoisti, gli insensibili, i bigotti, i frustrati, i semplicemente stronzi che distruggono il mondo giorno per giorno, magari infilandoli su un razzo enorme e spedendoli nello spazio profondo, poi con quelli che restano possiamo organizzare una partita di calcetto nel mio giardino.

martedì 15 agosto 2017

turismo fatto in casa

Mi dicono che per staccare l’ideale è farsi un viaggio, ma io non ho soldi manco per andare ad Alberobello e quindi resto a casa. Anzi, ammiro molto chi come me piange miseria ma poi va dove vuole, quando vuole, coi soldi che non capisco dove prende se fino a ieri mi diceva che non ne aveva, soprattutto per pagarmi. Ma vabbè, siamo in vacanza e siamo buoni. Così ogni tanto, per svagarmi, faccio una passeggiata nel mio bel paese, e passeggiando osservo che le strade sono zozze, luride, nere, a tratti appiccicose. Da alcuni anni è sempre così. Uno mi dice che la causa è il maggiore afflusso turistico e quindi va preso con filosofia. Ma io rispondo che se c’è più gente che arriva, tu allora le strade dovresti lavarle il doppio delle volte. Non le lavi una volta al mese, ma una ogni due settimane, almeno d’estate e proprio perché c’è più gente che le usa. Poi ho capito il turismo, ma se volevo finire come Ostuni, mi traferivo direttamente lì e facevo prima.

bollettino di ferragosto

Il mondo ha registrato negli ultimi mesi un’estate caldissima, in Africa la più calda di sempre, che si presume sarà la prima di altre ancora più calde per via del surriscaldamento globale a cui nessuno dà mai il giusto allarme. Anzi, visto che non fa caldo abbastanza, l’Italia va a fuoco per via degli incendi dolosi nella nostra prima estate senza forestale, ma ancora piena di stronzi e di delinquenti. Fa caldo, ma così caldo che le piante seccano e presto la nostra agricoltura in crisi tirerà la corda, non ci saranno più scorte di cibo e allora ricorreremo all’OGM. I nostri figli ci diranno grazie. Già l’altro giorno hanno scoperto un carico di uova contaminate dagli insetticidi, uno dei tanti casi che arrivano sulle nostre tavole da anni, anche se non tutti sono segnalati: uno su mille ce la fa, cantava Morandi. Altri si fanno guerra sui vaccini: c’è chi dice no, cantava Vasco. Ma quella dei vaccini è guerra dei poveri. Per chi pensa in grande, in una zona compresa fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, si avvertono le prime avvisaglie del prossimo conflitto nucleare, realizzato per la gioia di due immaturi con manie da imperatori. Intanto la natura fa il suo corso e in Trentino ammazzano un orso perché si comporta da orso, nel foggiano ammazzano due contadini perché fanno i contadini e vanno per campi, e si ritrovano così per caso ad assistere a un regolamento fra malavitosi degno di un romanzo di Omar Di Monopoli. Questa è l’Italia, direbbe uno, se non fosse che intanto in Spagna, in piena zona turistica, tre militari ceceni a piede libero ammazzano a calci un ragazzo tanto per far qualcosa il sabato sera, nella curiosità generale di altri bravi ragazzi che non intervengono ma riprendono tutto per bene sul telefonino. Si sa che il turismo fa male, così sulle nostre coste continuano a riversarsi immigrati senza freni, alcuni finiranno direttamente come schiavi per la raccolta nei campi che alimentano mezza Europa, altri saranno pietra dello scandalo per la stessa Europa che non li vuole, al grido: Aiutiamoli a casa loro! – così qui non facciamo niente per nessuno, manco per noi. Ma l’estate è fatta di cose più leggere, e così le vere notizie del mese sono il bisticcio sui social fra Saviano (che per alcuni non è uno scrittore) e Salvini (che per alcuni non è un politico), o ancora il fallimento di Gianluca Vacchi, di cui prima tutti si sentivano complici e adesso è più divertente dargli del coglione, o ancora farsi dare del coglione provando Sarahah, nuovo giochino che consente di lasciarsi insultare in anonimato per dare sfogo alle punte più estreme e masochiste del proprio narcisismo. Ecco, un paio di settimane fa qualcuno prendeva per il culo Mauro Corona, perché aveva detto che, da uomo, sentiva l’esigenza di uccidere chi offendeva il proprio spazio, al punto da rincorrere tre intrusi con un’ascia. Lo hanno intervistato e lo deridevano in tv, ma alla fine, credo, non c’è nulla da ridere ad ammettere che l’uomo è un essere violento e può scoppiare. O almeno io ci penso spesso e a me da ridere non viene.

lunedì 14 agosto 2017

vien giù l’universo

…insomma, qui, sono troppe, c’è qualcosa,
che a dirlo, adesso, che cos’è, per me, dico pure,
è un veleno, ma al caffè dice che sono matto,
che nel mondo è sempre andata così,
che sono tutte idee, sarò io che sbaglio,
sarà un’impressione, a me mi pare che non stia
attaccato più niente, che da un momento all’altro
debba franare tutto, come nella credenza,
delle volte, in una scansia, che vuoi prender giù
un bicchiere, una tazza, non ci arrivi,
cerchi a tasto, muovi, fai cadere,
che vien giù l’universo, ecco, è così,
è tutto così, non vedi le cose? è
tutto un casino, tutt’una baraonda…

Raffaello Baldini, Di notte, in Ad nòta

discorso intorno a un verso di giovanni giudici

L’essere è più del dire. Forse.
E il malessere non dà rimborsi
se non dentro la sottile lamentazione
che mai io sono stato chi volevo
non sapendo di preciso né chi
volessi essere né come. E se questo
mio balbettare faccia gioco a chi
mi ha dato la parola inutile che sono.
Se parola sono. E quale.

sabato 12 agosto 2017

ottimizzare la perdita

Poco fa ho visto in Tv la notizia del carico di uova infette che sono state scoperte e poi distrutte dall'Ue. E mi è venuto da pensare a tutto quel cibo ancora buono ma cancerogeno che buttiamo via così, senza criterio, per colpa di esperimenti andati fuori controllo, mentre là fuori c'è gente che muore di fame, e mi è preso un tale senso di ingiustizia per come va il mondo, che ho pensato che forse, invece di distruggerle, sarebbe stato meglio portarle direttamente in Africa, le uova, o nelle zone povere del pianeta, e ottimizzare in qualche modo la perdita. Anche loro, se dovessi chiedergli se preferiscono morire di fame o avvelenati lentamente ma con la pancia piena, sono sicuro che preferirebbero la seconda soluzione.

martedì 8 agosto 2017

lettera di un editore

C’è una lettera che gira un sacco in rete, quella di Cesare Pavese che difende i suoi diritti presso Einaudi. Visto che siamo sempre bravi a far fronte comune contro i padroni, fossero pure dei “poveri” editori, ne pubblico invece una opposta, di un editore a uno scrittore che amo, ma che come tanti scrittori sa far bene i capricci. La lettera, del 1948, è scritta da Valentino Bompiani a Curzio Malaparte quando questi, dopo un litigio, decide di passare a un altro editore: 

Tu hai continuato a intimidirmi e io, che sono timido, mi sono lasciato intimidire. Ho passato giorni di vera angustia perché dovevo far tacere entro di me una certa voce oscura che mi dissuadeva dal pubblicare la raccolta. Questo è stato l’errore. In tanti anni da che faccio l’editore non ho trovato punto di riferimento più costante sicuro per decidere se pubblicare o non pubblicare un libro, della reazione immediata e istintiva tanto più valida quanto meno razionale… Alla fine mi sono reso conto che dovevo dare retta a me stesso. Io non ho bisogno dell’IRI, non ho banche cattoliche che mi finanzino. In vent’anni non ho mai avuto il minimo sussidio o aiuto da nessuno… Io sono più che mai persuaso che il tuo libro rappresenta un errore. Potrà essere un brillantissimo, un generoso errore, ma è sempre un errore rispetto a te e rispetto al Paese. Non è questione di rischi ma di responsabilità… Più ampie prove di voler essere il tuo editore senza discriminare, senza esitare, non avrei potuto dartene fin qui. Stanno a documentarlo gli undici contratti mandati alla cieca. Ma tu non vuoi un coniuge: tu vuoi una schiava egizia. Tu vuoi uno di quei somarelli che con la testa dice sempre sì. Questo non è un rapporto… Credi tu che un altro libro, a cominciare dalla Pelle, sia più adatto per lo stesso editore, soltanto perché lui ha stampato le Satire? Non c'è “logica in questa pazzia”… Il contratto non ti consentirebbe di cedere ad altri La Pelle. Ti sei messo in testa di farlo e lo farai. A me non resta che subire il danno e l’amarezza, ma son certo che come già accadde tante volte, un giorno o l'altro tornerai…

volgarità

Stamattina parlavo con una prof che mi diceva che ha letto delle mie cose e secondo lei non vanno bene e non avranno futuro perché non uso un “linguaggio adatto alla poesia”. Troppe parolacce ed espressione da strada, mancanza di misura, troppa stizza da bassifondi senza elevazione, tutte cose che non mi rendono giustizia come autore. Ci sono rimasto. Ma qual è il linguaggio adatto alla poesia? me lo chiedo sempre. O meglio: la poesia dovrebbe dunque parlare dei nostri tempi, descriverli ma senza toccare la volgarità che li alimenta, oppure, come credo, proprio perché è una forma d’arte dovrebbe assorbirla e riutilizzarla quella volgarità in chiave espressiva, senza paura dell’eccesso, essere dentro al suo tempo anche a costo di venire superata, e non astrattamente lontana, tutta presa dal suo canone semi-eterno e spesso semi-addormentato nel bosco? È un problema vecchio e irrisolto e comunque sempre interessante da discutere, purché non si diventi volgari.

grandezza

Ieri riascoltavo il primo disco di Piero Ciampi, Piero Litaliano, che con Ciampi alla fine c'entra poco, e mi sono detto che è così perché Piero diventa Piero Ciampi non quando parla di giocatori sfortunati, di assenza come assedio o di vino contro il petrolio, ma quando incontra Gianni Marchetti che gli scrive gli arrangiamenti per i suoi pezzi. E ho pensato che è una cosa rara, e per questo preziosa, che per quanto talento tu possa avere in corpo, a tirarlo fuori e a renderti davvero grande sia la complicità di un amico.

lunedì 7 agosto 2017

girl from the north country

Di recente a Londra hanno inaugurato un musical, scritto e diretto da Conor McPherson e intitolato Girl from the North Country, con canzoni di Bob Dylan riarrangiate per l'occasione. Questa è una, dalla sua produzione degli anni '80, ed è proprio bella. Viene voglia di vedersi l'intero spettacolo.

venerdì 4 agosto 2017

il pidocchio

Mi contatta un tipo, un giovane professionista che dice che ama leggere e mi chiede se può venire da me in studio perché è interessato a vedere i nostri libri e vuole comprarne qualcuno. Aggiungo che, a parte uno, tutti i nostri titoli non superano mai i 10 euro proprio per incentivare l'acquisto e la lettura. Il tipo se li guarda tutti, sfogliandoli e ripetendo: "Ma che belli! Ma che belli!" Se li rigira fra le mani per un'ora buona senza mai decidersi. Alla fine ne compra uno da 5 euro e quasi mi implora, mi elemosina di regalargliene un altro (da 10 euro) perché i libri gli piacciono ma è un po' a corto di soldi. Io i libri li regalo anche se vedo dell'interesse, ma in questo caso mi sento a disagio e non lo faccio. Poi usciamo a farci un giro e, fermandoci in un locale sul lungomare, lo vedo ordinare e bere di fronte a me tre cocktail, uno dietro l'altro, e pagarli senza farsi problemi. "Per quelli ce li hai i soldi" gli dico a un certo punto. E lui, facendo il simpatico, mi risponde: "Bere mi mantiene giovane!" Ma anche pidocchio, penso io fra parentesi. E per un attimo penso che tutto sommato preferisco quelli che nemmeno fanno finta di interessarsi ai libri, che non mi chiedono di svendergli il mio lavoro tanto per fare i letterati del cazzo, e invece si riversano direttamente nei locali a buttare i loro soldi in alcolici. Almeno non sono ipocriti, e non fanno finta di amare una poesia che nemmeno riescono a vedere.