mercoledì 25 ottobre 2017

tifoserie

A me, certi giorni, questa società dei sensi di colpa postumi rompe le scatole. Non chi sbaglia, ma chi se la prende cascando dal pero. Prima ci si fa un mazzo così, come società "civile", per dimostrare che la cultura non si mangia, la scuola è una merda, gli insegnanti degli scoppiati repressi, e il sapere non è potere ma è da sfigati, poi dei fessi fanno gli striscioni allo stadio con Anna Frank e tutti si scandalizzano per l'offesa alla memoria, ma la memoria di chi? E tutti a citare un libro che quasi nessuno ha letto, in un paese dove non si legge manco la lista della spesa. Un paese che, come diceva Montanelli, è fatto di "contemporanei", gente senza passato e senza futuro. Finché non ti accorgi che quella offesa non è la memoria storica di una bambina vittima del razzismo (figurarsi, il razzismo allo stadio ci sta come la nutella sul pane), ma l'onore dei tifosi di quel sano sport tutto italiano che è il calcio (non per nulla continuo ricettacolo di soldi sporchi e mafie varie, mica come la scuola, abbandonata a se stessa nell'immaginazione pubblica dai tempi di Lino Banfi e Gloria Guida). E se sei tifoso, cioè italiano, non vuoi certo mischiarti con l'ignoranza di certa gente.

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