domenica 3 dicembre 2017

nuovi atlanti della poesia

È un fatto quasi naturale, per addetti ai lavori e appassionati, che periodicamente si avverta l'esigenza di fare il punto e tracciare una mappa poetica della propria terra. Nell'ultimo periodo, dunque, abbiamo visto nascere numerosi atlanti online della poesia italiana, alcuni dei quali palesemente confusi, in cui ad esempio si indicano come poeti di area meridionale nomi che col sud non c'entrano nulla, oppure omettere o dimenticare persone invece necessarie. In tale calderone il gruppo Tinelli Poetici sta cercando di affrontare l'identica impresa ma focalizzandosi esclusivamente sui poeti pugliesi, cosa che finora mi pare avesse fatto solo l'editore Gelsorosso in collaborazione con l'Archivio della poesia pugliese della Biblioteca di Noci. Sono passati già parecchi anni da allora, the times they are a changing e qui ci sono nuovi poeti che bussano alle porte, fra cui molti autori di Pietre Vive Editore, uno dei quali è il tipo che fa il duro nella foto qui sotto. 


Nella pagina che mi hanno dedicato sono prensenti una breve nota biografica, alcune poesie tratte dai miei libri e l'intervista che riporto.

Come e quando si è manifestata la tua passione per la poesia? 
Alle scuole medie, incrociando I fiumi di Ungaretti durante la più pallosa lezione di matematica della storia. Stavo sfogliando l’antologia sotto il banco e il professore mi beccò e mi mazzolò per bene. Da allora mi resta l’idea romantica della poesia come alternativa alle istituzioni. Anche per questo, credo che la Scuola sia un luogo fondamentale per la diffusione della poesia, così come di tanti altri generi, come ad esempio l’opera. Bisognerebbe fortemente ripensarla a cominciare da chi la pensa male.

Che rapporto hai con la tua terra? È presente nei tuoi versi? 
Sì e molto, credo. Soprattutto perché non faccio grande vita mondana e, dai trent’anni in su, ho una maggiore consapevolezza di certi meccanismi che legano la parola al paesaggio, cosa che mi spinge sempre più alla riscoperta del mio dialetto. In questo modo la mia terra sta già posata sulla lingua prima ancora che la pensi. 

Ci sono temi particolari ai quali la tua poesia è legata? 
Nell’ordine: problemi sentimentali o con la gnocca, problemi con la morte, problemi col lavoro, problemi col mio presente. Non proprio una poesia pacificata, insomma, ma cerchiamo di non farlo pesar troppo. 

Ci sono autori nei confronti dei quali ti senti in debito? autori che sono tuoi punti di riferimento?
Tanti. I più significativi però sono quelli che non riconosce nessun altro. 

In qualità di editore, che idea ti sei fatto della poesia di autori pugliesi? Pensi che ci siano autori di buona qualità? 
Sono sincero, sto ancora cercando di capire se quelli che vivono altrove, da più di dieci o vent’anni, possano considerarsi autori pugliesi solo perché sono nati qui e vivono la nostalgia del Sud. Se sì, ce ne sono certamente moltissimi. Se no, ce ne sono alcuni di buona e anche di ottima qualità, non sempre riconosciuti come meriterebbero. Poi ci sono anche un sacco di scresce e di gramigne, come immagino dovunque. 

E cosa pensi degli editori di poesia operanti in Puglia? Nel corso degli ultimi anni si stanno imponendo a livello nazionale? Concordi con questa mia sensazione? 

Lino Angiuli una volta mi disse che se volevo fare l’editore al Sud dovevo prepararmi a fare il doppio della fatica degli altri perché la strada, anche geograficamente, è due volte più lunga. Per cui penso che per fare gli editori qui bisogna avere buone gambe. Non conosco moltissimi altri editori pugliesi di poesia, in verità. Quei pochi che conosco li vedo sbattersi in giro a più non posso, per cui direi che già questo è buon segno di longevità editoriale. Quanto all’imporsi a livello nazionale non sono così convinto che si vada oltre la forma. A me pare che siamo ancora in una situazione di sudditanza editoriale che porta all’invisibilità. Non è che non sappiano che siamo bravi, ma semplicemente viviamo altrove, in questa sorta di confino rispetto ai centri di potere editoriale, e allora non ci considerano proprio.

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