giovedì 1 febbraio 2018

new york

New York scrive Sergio Pasquandrea è una città sulla città, una città bella e perduta che sorge sopra la città dei topi, i ratti che ne avvelenano le fogne ed emergono in superficie per rubare nel buio ciò che possono, guidati solo dalla fame. Eppure New York, aggiungeva David Riondino in una telefonata stamattina, è la citta dei facchini e dei commessi, personale senza volto al tuo servizio, strade perennemente accese e brulicare inestinguibile, una continua scoperta, proprio come una passeggiata in montagna: c'è una meta in alto da raggiungere e qualsiasi scorcio è fonte di bellezza e meraviglia, di pericoli nascosti. Questo passaggio mi ha fatto pensare a Paolo Cognetti. Fra ratti e facchini, dunque, si divide il nostro prossimo audiolibro, Topografia della solitudine, che io personalmente avrei chiamato Topografia di New York calcando la mano su questa corrente antropomorfa, kafkiana, per metà umana per metà infernale, come ebbe a descriverla Garcia Lorca con immagini di straordinaria e vivida crudeltà visionaria, carne squartata e putrescente appesa ai muri. Manca ancora un suono e per me, forse, è quello del sax, il sax di Coleman Hawkins o di Sonny Rollins oppure la tromba di Louis Armostrong, un suono selvaggio e mercuriale, il suono della tua mente che gira vorticosamente alla ricerca di un angolo vuoto per spegnere i sensi nel buio.

2 commenti:

Tita ha detto...

Che è pure una finestra senza tende ;-).

Tita ha detto...

E una Rapsodia in Blue (a Woody...)
https://youtu.be/_Z4FgnAVFgM