lunedì 28 maggio 2018

melodramma

Non c’è nulla da fare, l’italiano medio è per sua stessa natura portato al melodramma: non per nulla è nato qui il genere. Forti sentimenti, intrighi, anima e core. C’è tutto quello che ne può catturare l’attenzione, muovere lo spirito ai più alti principi democratici. Verdi lo aveva capito, è da lì che passa l’unico possibile senso dello Stato dei nostri cittadini, da lì e dall’odio per il tiranno di turno. Ecco perché, se si parla di amministrazione spicciola, lotta alla criminalità e corruzione, difesa del paesaggio, integrazione, pari opportunità, rispetto della cosa pubblica, rispetto basilare delle regole (che è pur sempre politica) l’italiano medio se ne sbatte altamente i coglioni, ma basta che gli dai un poco di colore, di romanzo popolare, e subito gli si risveglia il sangue nelle vene, lo spirito di parte e di partecipazione, il fervore nazionale o la tifoseria calcistica su chi ha ragione o torto, su chi è buono e cattivo, bello o brutto, con tanto di scommesse con battutina sconcia su chi si tromberà la Tosca alla fine, e senza che questo incida minimamente sul fatto che domani, indipendentemente dal chilo di stronzate che si è detto oggi e dal disastro che in ogni caso ci aspetta, si torni al bar amici più di prima per prenderci un caffè assieme.

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