domenica 10 giugno 2018

antifascismo e barbarie

Sarò io che, da buon luterano, mi fisso sempre per le cose inutili, ma tutte le volte che leggo i commenti indignati in cui si dice: “Siamo nei guai perché ora al governo ci sono finiti (fra gli altri) dei fascisti”, ecco io penso sempre a quelle leggende metropolitane che si raccontano da anni: storie di ordinaria follia in cui protagonisti sono dei ragazzini che a scuola picchiano i compagni e gli insegnanti per gioco, uomini che ammazzano le donne perché sono donne e i gay perché sono gay, poi tornano a casa dalla loro famiglia cattolica e rifiutano ai gender lo status di umani, poliziotti che non picchiano per contenere il disordine dei cortei ma per spaccare le teste del primo che capita, uomini di buoni propositi che “aiutiamoli a casa loro”, uomini più pratici che mettiamoli a raccogliere i pomodori per svenderli a prezzo ribassato alla civilissima Europa, uomini meno retti ma bravi che non piantano ortaggi ma discariche abusive, gente che porta in processione l’icona di Totò Riina perché Riina era una brava persona. Penso a tutte queste cose che in Italia non esistono, non sono mai successe, e mi viene da pensare che se esistessero davvero allora saremmo veramente nei guai perché significherebbe che i fascisti erano fra di noi già da molto prima di quelli che stanno al governo e invece di fermarli per tempo li abbiamo coperti, difesi, perdonati e forse anche un po' ammirati, insomma invece di sputare loro in faccia e allontanarli per lo schifo che ci fanno, stando almeno a quanto leggo ogni giorno sui social, saremmo stati loro complici, i loro amici più fidati, avremmo riso e condiviso il nostro pane con loro, dicendo ogni volta non è così grave, non è così grave, fino ad annientare i sensi e non sentire più niente, fino a ridurre ogni cosa a un brusio delle coscienze, e a ridurre il nostro dichiarato antifascismo a un fatto di semplice facciata, antipatia, e non a un moto del cuore, a quel senso d’ingiustizia che ti spinge a non accettare più nessun compromesso e a dire: se questo paese è fascista allora io voglio cambiarlo, a cominciare da me stesso che ci vivo. Ma questo, dicevo, in Italia non è mai successo.

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