lunedì 27 agosto 2018

nuovo editore cercasi

Oggi tocca a uno di quelli che ti chiamano quindici volte – quindici, non scherzo – per avere un appuntamento con te, anche se gli chiarisci che sei in vacanza, perché vuole incontrarti a tutti i costi di persona, ha sentito parlar bene di te e gli serve un editore, anche se ha appena pubblicato un libro con un altro, ma «noi i tempi editoriali li conosciamo bene, mi porto avanti col lavoro» ti dice. Così gliela dai vinta, fai questo errore, lo incontri, e lui la prima cosa che ti dice – non scherzo – quando vede per la prima volta i tuoi libri è: «Mah, pensavo meglio, sono insignificanti, piccoli anche…» e ti mostra con orgoglio i libri che ha fatto col precedente editore, grandi, molto colorati, con una grafica aggressiva come un pugno in faccia. E ti chiede – non scherzo – prima ancora di sapere se può interessarti quello che scrive, ti chiede se gli puoi fare lo stesso formato e la stessa grafica dell’altro, perché quelli gli piacciono. Così, quando finalmente sei tu a chiedere a lui perché è venuto da te, e perché non pubblica col precedente editore, visto che si trovava così bene, ti risponde: «Mi ha cacciato, dice che si era rotto le scatole di me». Ma guarda!