sabato 16 marzo 2019

la cultura, senza morale

Ho letto un articolo prima, sulla storia di Montanelli, che è una boiata immensa. In cui a partire dalla famigerata vicenda della moglie-bambina si fa a pezzi la sua vita per dimostrare che di fondo era una brutta persona. Non importa cosa abbia scritto e come, era tutto fasullo e meritevole di damnatio memoriae. Il pezzo si conclude così: "La cultura, senza morale, non merita alcuna statua." Ma chi determina cosa è morale? A me queste cose fanno paura, ma davvero, questo mischiare le carte in tavola con il piglio dell'oggettività critica che critica non è, ma giudizio morale determinato dagli umori di pancia, dalla febbre del momento. Perché è da queste forme di pensiero che nasce l'odio, e dall'odio quella cosa odiosa che la censura, che per quel che mi riguarda è la prima forma di integralismo, e integralismo fa rima con fascismo, non con militanza. Montanelli comprò la ragazzina, è vero. E Pascoli si faceva entrambe le sorelle (si chiama incesto). Pasolini si inculava i ragazzini. Sandro Penna era come Pasolini. E così Palazzeschi. Marinetti, D'Annunzio, Ungaretti, i futuristi, tutti simpatizzanti o amici di Mussolini. E Piovene era addirittura antisemita. Malaparte partecipò all'omicidio Matteotti. Gadda era antifascista ma pervertito. Saba si trombava le commesse della sua libreria che licenziava ogni pochi mesi per cambiare. Ma questi sono i primi che mi vengono in mente. E mi pare che se andiamo a scavare i fatti di tutti, resta ben poco di chiunque da salvare. Ma il fatto che Picasso (o Woody Allen, o Miles Davis, o Lou Reed) fosse un mostro, un pezzo di merda che distrusse psicologicamente ogni sua amante per renderla succube di sé, rende forse meno bella o valida la sua Guernica? O invece sarebbe meglio bruciare ogni suo quadro perché la sua morale come uomo vacillava?

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