martedì 12 marzo 2019

una causa più alta

Leggendo il (bel) pezzo di Zad El Bacha sul gesto dimostrativo contro il monumento di Montanelli da parte del collettivo femminista NUDM, ho capito le motivazioni profonde del gesto. Eppure, ammetto che vedere imbrattata la statua di uno scrittore, di un uomo che cioè scrive, che racconta il proprio tempo, continua a darmi fastidio e farmi pensare che scegliere proprio quella statua, invece di mettere a fuoco il problema lo abbia come banalizzato e spento. Perché, al di là di tutte le possibili interpretazioni simboliche, quello è e rimane il monumento a Montanelli giornalista e non a Montanelli colonialista. E l’idea che non si possa scindere la propria identità lavorativa da quella umana mi sembra in qualche depauperante. Così, utilizzare quel monumento come pietra dello scandalo per denunciare il trattamento verso le donne africane subito durante il colonialismo, mi pare un po’ come se si volesse annullare un percorso umano più complesso, per riassumere l’intera vita di Montanelli in un solo gesto infamante. Un po’come se si andasse a dimostrare sulla tomba di Céline per denunciare la deportazione degli ebrei francesi. O come se si censurasse l’ultimo film di Woody Allen per riparare ai danni delle molestie sessuali nel mondo cinematografico americano. Ancora si dice: quella messa in atto non è una presa di posizione contro Montanelli in se stesso, ma contro ciò che rappresenta come maschio italiano dell’epoca. Si chiama politica del capro espiatorio. Ne condanni uno per assolvere tutti gli altri. In questo caso quell’uno è il giornalista Montanelli. Uomo di destra, di cultura orgogliosamente borghese, spesso arrogante. Insomma, uno che sta poco simpatico. E Montanelli, in effetti, si comportò da stronzo nella storia di quella bambina, tanto più che, senza mai scusarsi, cercò sempre di giustificarsi. Eppure, a differenza di altri, Montanelli ne ha parlato pubblicamente. Di tutti gli italiani che con lui si vogliono riassumere ma non hanno mai parlato, che vogliamo fare? Dei vostri nonni, dei bisnonni, che ne facciamo? Li lasciamo in pace perché Montanelli paga pegno per tutti? Ecco allora che mi chiedo: non sarebbe stato più giusto, visto che il problema era il contesto, andare a gettare quel secchio di vernice su un qualsiasi monumento dedicato alle guerre coloniali, prenderli tutti insieme e non uno per tutti? Ce ne sono, in Italia, di monumenti collettivi, anche se la memoria storica li ha velocemente oscurati. No, perché Montanelli avrebbe causato più scalpore, proprio in virtù di quella vicenda di cui si è detto e su cui si è montato negli anni un caso mediatico. In altre parole, ancora una volta è vero che è il contesto a fare la differenza, ma il contesto televisivo che ci permea tutti, il contesto populista in cui viviamo e in cui servono persone, con nomi e cognomi, da mettere alla gogna, lo stesso contesto di massa, del più forte contro il più debole, che portò Montanelli (o Malaparte, per dire un altro) in Africa a fare quello che facevano tutti senza opporsi: prendersela con una persona che non può difendersi, in nome di una causa o di una giustizia più alta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho scritto altre volte sul tuo blog; anche questa vicenda è figlia del politicamente corretto; fino a quando questa mentalità non verrà repressa, ci saranno sempre altre simili occasioni. Con questo passo andremo a giudicare anche le guerre puniche e le guerre tra Sparta ed Atene.

michele lenzi

lillo ha detto...

mi sa proprio di sì