mercoledì 1 maggio 2019

contesto e comunità

Leggo i vari post che si condividono in merito e continuo a pensare che sul caso di Manduria si sia sbagliato e si stia sbagliando tutto, perseguendo modalità tipiche del più tipico giustizialismo italiano. Adesso tutti gridano al linciaggio del branco, ma quel branco, smontato, è costituito da un gruppo di ragazzini immaturi e calati in un contesto che li copriva. Non era un insospettabile isolato con dei problemi sociali, ma erano una decina di persone, cresciute in ambienti bene, seguite a scuola, che hanno vessato il pensionato per sette anni (!) nel silenzio di tutto il paese, che non ha visto o sentito nulla, dai parenti ai vicini ai servizi sociali, per sette (sette!) anni. E adesso che si fa? Si sceglie la via più facile, si dice che quei ragazzini sono bestie fuori dal contesto e si invocano indignati pene severissime ed esemplari, dopodiché accusati di omicidio li si manda in prigione (e se va bene in comunità) a rovinarsi definitivamente la vita e si continua a vivere tranquilli e con la coscienza pulita per aver fatto giustizia, ma dopo. Purtroppo così non hai risolto il problema, che è un problema sociale e comunitario, lo stesso problema che ha permesso, nel silenzio, che quell’omicidio avvenisse. Lo minimizzi, dicendo che è un problema dei singoli ragazzi, dai sfogo alla rabbia di qualcuno e recuperi la faccia, ma non dovrebbe funzionare in questo modo. Servirebbero delle scuse pubbliche secondo me, servirebbe un intero paese che si assume le sue responsabilità di comunità e dice: “Abbiamo sbagliato tutti, dobbiamo capire dove, dobbiamo migliorare, ma per prima cosa non abbandoneremo quei ragazzi a se stessi come abbiamo fatto finora, cercheremo di recuperarli, con le buone e con le cattive, e recuperando loro cercheremo di capire i nostri stessi errori e sanare ciò che non va in noi come genitori e come adulti”. Altrimenti, come al solito, ci si limita a fare chiasso, tanto rumore per nulla fino alla prossima vittima.

1 commento:

Anonimo ha detto...

in linee generali, condivido quello che scrivi, ma... allargando il discorso non solo alle baby gang ma a tutta la violenza gratuita che ragazzini e grandi dispensano agli altri senza problemi, il concetto che ha bene in testa questa gentaglia è che tanto " non ci succederà niente e non andremo in galera", saremo impuniti". Se da una parte si parla tanto di recupero e di metterli poi nella società civile, mai, dico mai, che si parli che lo stato deve anche difendere le future vittime. Se un balordo che ha collezionato qualche denuncia per violenza e questo gira tranquillamente per strada invece di stare in galera, permettimi che io possa avere un pò di paura?

michele Lenzi