domenica 22 settembre 2019

il funerale di apollinaire

Novembre 1918. Giuseppe Ungaretti era in licenza a Parigi. Prima di ritornare in linea a Bligny, egli domandò ad Apollinaire che cosa voleva che gli riportasse dal fronte alla sua prossima licenza. Apollinaire disse: «Un mazzo di sigari toscani». 
L’armistizio è firmato dopo pochi giorni. Ungaretti torna a Parigi. Corre dall’amico a portargli i «toscani». Apollinaire è steso sul letto. La giornata è caldissima. Il suo povero corpo grasso comincia a decomporsi. 
Nemmeno la morte riuscì a placare la «iella» che perseguitava Apollinaire. Lo stesso giorno morì anche Edmondo Rostand. Due giorni dopo, due funerali di poeti traversavano a passo d’uomo le strade di Parigi. 
Vestita da carnevale, la polacca seguiva il feretro del figlio. Agli ingenui che cercavano di confortarla, essa ribatteva: «Mio figlio un poeta? Dite piuttosto un fannullone. Rostand: ecco un poeta!». 
Nello spazio di un mese la morte portò via anche lei. 

Alberto Savinio, Souvenirs, Adelphi, 2019

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