VIBRATORE, di Mara Hvistendahl
Articolo pubblicato su "Le Scienze" n° 495, novembre 2009
Per essere un giocattolo sessuale, il vibratore ha sorprendemente origini cliniche e asettiche. Prescritto come cura per quella strana patologia che era l'isteria, ha avuto per decenni un'applicazione clinica come strumento terapeutico.
L'isteria, il cui nome deriva dalla parola greca che significa "utero", colpiva le donne in cui l'energia sessuale era trattenuta, o così credevano i guaritori e medici dell'antichità. Suore, vedove e zitelle erano particolarmente a rischio, ma in epoca vittoriana anche molte donne sposate ne furono colpite. Stando alle stime di due importanti medici, alla fine del XIX secolo tre quarti delle donne statunitensi erano a rischio. La prescrizione dell'orgasmo clitorideo come trattamento per l'isteria risale ai testi medici del I secolo d.c. Le donne isteriche si rivolgevano in genere a un medico, il quale le curava con le proprie mani inducendo in esse un "parossismo", termine dietro il quale si celava ciò che oggi conosciamo come orgasmo. La stimolazione manuale però richiedeva tempo ed era (almeno per il medico) noiosa.
In The Technology of Orgams: "Hysteria", The Vibrator and Women's Sexual Satisfaction, la storica della scienza Rachel P. Maines riferisce spesso che i medici passavano il lavoro alle levatrici. L'invenzione dell'elettricità semplificò le cose. Intorno al 1880 Joseph Mortimer Granville brevettò un vibratore elettromeccanico per alleviare i dolori muscolari, e i medici si resero rapidamente conto che poteva essere usato anche su altre parti del corpo. L'innovazione abbreviò i tempi della cura per l'isteria e riempì i portafogli dei medici.
Anche le pazienti erano contente. I centri di benessere che offrivano il trattamento con il vibratore si moltiplicarono e il servizio divenne così popolare che i produttori di vibratori ammonirono i medici a non esagerare con quel moderno dispositivo: accontentare tutte le richieste delle pazienti poteva rivelarsi stancante anche con il vibratore meccanico. Intorno all'inizio del XX secolo i cataloghi di vendite per corrispondenza pubblicizzavano modelli destinati alle donne che volevano provare a curarsi da sole; fu così che il vibratore divenne il quinto apparecchio elettrico a entrare nelle case, dopo la macchina per cucire, il ventilatore, il bollitore e il tostapane.
La leggitimità del vibratore come dispositivo medico calò dopo gli anni venti, quando Sigmund Freud identificò correttamente il carattere sessuale del parossismo. Nel 1952 L'American Psychiatric Association cancellò l'isteria dall'elenco delle patologie riconosciute. Quando, anni dopo, il vibratore ritornò di moda, le donne non avevano più bisogno della scusa della malattia per giustificarne l'aquisto.
Articolo pubblicato su "Le Scienze" n° 495, novembre 2009
Per essere un giocattolo sessuale, il vibratore ha sorprendemente origini cliniche e asettiche. Prescritto come cura per quella strana patologia che era l'isteria, ha avuto per decenni un'applicazione clinica come strumento terapeutico.
L'isteria, il cui nome deriva dalla parola greca che significa "utero", colpiva le donne in cui l'energia sessuale era trattenuta, o così credevano i guaritori e medici dell'antichità. Suore, vedove e zitelle erano particolarmente a rischio, ma in epoca vittoriana anche molte donne sposate ne furono colpite. Stando alle stime di due importanti medici, alla fine del XIX secolo tre quarti delle donne statunitensi erano a rischio. La prescrizione dell'orgasmo clitorideo come trattamento per l'isteria risale ai testi medici del I secolo d.c. Le donne isteriche si rivolgevano in genere a un medico, il quale le curava con le proprie mani inducendo in esse un "parossismo", termine dietro il quale si celava ciò che oggi conosciamo come orgasmo. La stimolazione manuale però richiedeva tempo ed era (almeno per il medico) noiosa.
In The Technology of Orgams: "Hysteria", The Vibrator and Women's Sexual Satisfaction, la storica della scienza Rachel P. Maines riferisce spesso che i medici passavano il lavoro alle levatrici. L'invenzione dell'elettricità semplificò le cose. Intorno al 1880 Joseph Mortimer Granville brevettò un vibratore elettromeccanico per alleviare i dolori muscolari, e i medici si resero rapidamente conto che poteva essere usato anche su altre parti del corpo. L'innovazione abbreviò i tempi della cura per l'isteria e riempì i portafogli dei medici.
Anche le pazienti erano contente. I centri di benessere che offrivano il trattamento con il vibratore si moltiplicarono e il servizio divenne così popolare che i produttori di vibratori ammonirono i medici a non esagerare con quel moderno dispositivo: accontentare tutte le richieste delle pazienti poteva rivelarsi stancante anche con il vibratore meccanico. Intorno all'inizio del XX secolo i cataloghi di vendite per corrispondenza pubblicizzavano modelli destinati alle donne che volevano provare a curarsi da sole; fu così che il vibratore divenne il quinto apparecchio elettrico a entrare nelle case, dopo la macchina per cucire, il ventilatore, il bollitore e il tostapane.
La leggitimità del vibratore come dispositivo medico calò dopo gli anni venti, quando Sigmund Freud identificò correttamente il carattere sessuale del parossismo. Nel 1952 L'American Psychiatric Association cancellò l'isteria dall'elenco delle patologie riconosciute. Quando, anni dopo, il vibratore ritornò di moda, le donne non avevano più bisogno della scusa della malattia per giustificarne l'aquisto.
12 commenti:
e i maschi isterici ( e ci sono sempre stati) come li curavano?... i posteri non hanno la sentenza
I maschi isterici andavano a troie, no?
Articolo davvero interessante, non si finisce mai d'imparare.
Avranno avuto anche una forma diversa? Perché adesso sono veramente 'ridicoli', freddi e impersonali! :)
le femministe ne stanno ancora aspettando uno che falci anche il prato...
i maschi che vanno a troie restano isterici: guarda il nostro parlamento
a sergej, solo perchè la battuta è molto "FICCANTE" e mi ha fatto sorridere, non ti dico...paura eh?
eh pensare che era un giornale preso per l'approfondimento di scienze... -.- :)
per falciare il prato? ora che ci penso, uno gigantesco che mi permetta di far meno fatica nella raccolta delle olive!
non si finisce mai di stupirsi.. ^ __ ^
un caro saluto
Mai senza, ne porto sempre uno nella borsa, non si sa mai.
ah, io ne regalo sempre uno ad amiche (ed amici) bisognosi a ogni compleanno ;)
@Lillo: benefattore dell'umanità
:-)
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