martedì 27 novembre 2018

cavour

Cavour jère nu strunze
mù tu díche.
S’è fatte i cazze sèggue
ngule a l’olte.

I cazze jèrene i sòlte
u cule u nuste.
Tu ríde i vè nnande
i u cule juscke.

U Riè jère nu strunze
cume a jídde.
Ca s’à pegghiete i strète, i kiazze
senza falle.

«So’ i mègghje!»
à ditte sckítte i tu l’à dète.
Ca storia noste jè kèsse
na cakète.


Traduzione. Cavour era uno stronz / mo te lo dico./ Si è fatto i cazzi suoi/ in culo agli altri.// I cazzi erano i soldi/ il culo il nostro./ Tu ridi e vai avanti/ e il culo brucia.// Il Re era uno stronzo/ come lui./ Che si preso le strade, le piazze/ senza farle.// «Sono le mie!»/ ha detto solo e tu l’hai date./ Che la storia nostra è questa/ una cacata.

venerdì 23 novembre 2018

nulla di buono

C’è una cosa che ho letto su Leonardo Sciascia, ma non ricordo da parte di chi, se Claudio Giunta o Camilleri o un altro. La cosa è questa: i giudizi critici o giornalistici di Sciascia, le sue letture del “contesto” erano e rimangono fra le più acute e lungimiranti della sua epoca – pochissime volte Sciascia ha sbagliato, come hanno dimostrato i fatti, la storia – perché Sciascia interpretava il mondo alla luce non della nuda cronaca o del comune buonsenso, ma delle sue altissime letture: Stendhal, Voltaire e gli Illuministi, Manzoni, Pirandello, infallibili perché trascendevano il presente attraverso il poetico. Per quanto se ne possa discutere – ci dice Sciascia – i libri sono necessari a chi voglia intravedere certi fili nascosti, non sono un lusso, non un passatempo, e allo stesso tempo i libri non portano nulla di buono a chi li legge, proprio come dimostra Sciascia che fu spesso attaccato in vita per le sue posizioni “non allineate” e poi santificato in morte, perché finalmente messo a tacere dal ciclo naturale degli eventi.

domenica 18 novembre 2018

sabato 17 novembre 2018

il dubbio

Quando ormai ti scrivono dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Romania per chiederti se sei disponibile come editore ad accogliere e ad esportare autori, e tu (per quanto felice) continui a chiederti se questo succede perché sei bravo o soltanto perché l'editoria di poesia in Italia è ridotta a un tale colabrodo che gli vai bene persino tu.

gli esclusi

Leggendo questo pezzo di Simone Giusti, peraltro incompleto nelle contro proposte, mi sono ricordato di una cosa di cui discutevamo questa estate con alcuni amici, e cioè che una delle colpe involontarie di Pier Vincenzo Mengaldo nel suo Poeti Italiani del Novecento (libro assunto a indelebile modello delle antologie di critica poetica degli ultimi quarant'anni) è stata non tenere quasi conto di moltissimi autori meridionali ed escluderli, relegandoli nell'ombra e sottraendoli alla nostra storia. Non sarebbe stato così grave se quella di Mengaldo fosse stata una scelta indirizzata allo "stretto necessario", ma pare assurda considerando che su una cinquantina di poeti antologizzati, alcuni dei quali potevano considerarsi già allora "minori", gli unici "meridionali" sono Gatto, Sinisgalli e il dialettale Pierro, tutti emigrati a Roma. Di Bodini, Cattafi, Piccolo, De Libero, Buttitta ecc. nessuna traccia, nemmeno una nota come pure è successo a Baldini. Stesso discorso si potrebbe fare per le donne. In una antologia di circa cinquanta poeti l'unica donna indicizzata è la Rosselli, che sarà stata anche geniale, però ci appare veramente poco (come dire: non fosse stata assolutamente geniale, di sicuro non ci sarebbe entrata).

venerdì 16 novembre 2018

fame

«Felici?» esclamò Mrs. Flat guardandomi con occhi stupiti «come potete essere felici, quando i vostri bambini muoiono di fame e le vostre donne non si vergognano di prostituirsi per un pacchetto di sigarette? Voi non siete felici: siete immorali». 
«Con un pacchetto di sigarette» dissi a voce bassa «si comprano tre chili di pane». 
Mrs. Flat arrossì, e mi fece piacere vederla arrossire. 
«Le nostre donne son tutte degne di rispetto» dissi «anche quelle che si vendono per un pacchetto di sigarette. Tutte le donne oneste di tutto il mondo, anche le donne oneste d’America, dovrebbero imparare dalle povere donne d’Europa come si possa prostituirsi con dignità, per sfamarsi. Sapete che cosa è la fame, Mrs. Flat?» 
«No, grazie a Dio. E voi?» disse Mrs. Flat. […] 
«Quando tornerete in America» dissi «avrete almeno imparato questo fatto orribile e meraviglioso: che la fame, in Europa, si può comprare come un oggetto qualunque». 
«Che cosa intendete dire per comprare la fame?» mi domandò il Generale Cork. 
«Intendo dire comprar la fame» risposi «i soldati americani credono di comprare una donna, e comprano la sua fame. Credono di comprare l’amore, e comprano un pezzo di fame. Se fossi un soldato americano, comprerei un pezzo di fame, e lo porterei in America per farne un regalo a mia moglie, per mostrarle che cosa si può comprare in Europa con un pacchetto di sigarette. È un bel regalo un pezzo di fame». 

Curzio Malaparte, La pelle, Adelphi 2010, pag. 216

fuochi

Quando Salvini parla della necessità di termovalorizzatori in ogni provincia della Campania, aggiungendo con la sua solita faccia tosta che è per la salute dei bambini, io penso all'ultimo libro che ho pubblicato, che parla di malattia, morte e tumore, e che si apre con questa dedica: "Alla terra che brucia di notte" perché è un libro che nasce nella Terra dei fuochi e finisce nel reparto oncologico di un ospedale. E penso a tutti quelli che non riescono a leggerlo perché mi dicono che è triste e deprimente, che fa male leggerlo. E mi chiedo come fa la gente a rifiutare un libro così perché fa male, e poi discutere con la solita leggerezza da bar, senza farsi eccessivi problemi, di sparate come quella di Salvini, come se si trattasse di organizzare una gita domenicale per tenere contenti i figli.

autore in cerca di editore

Fra gli altri c'è quello che ti scrive le mail con le classiche domande editoriali (accettate manoscritti, quali sono le tempistiche, ma siete a pagamento, ecc.), ma una al giorno, cioè ogni giorno ti arriva una mail con una sola domanda, stringata al punto da sembrare anonima, sempre dalla stessa persona che si firma l'Autore, e tu non capisci se è uno scherzo, un'inchiesta fatta male, una performance oppure sei già parte dell'Opera che ti presenterà. Poi mi dicono che sono io che prendo spunto da Pirandello. A me pare ovvio che sia Pirandello, invece, a entrare a gamba tesa nella mia vita.

giovedì 15 novembre 2018

cioccolato

Vi chiedo per favore di non mandarmi più raccolte di poesie ispirate ai quadri di Edward Hopper. Una va bene, due, ma quattro un un anno e mezzo non è più un caso, è una moda. Esistono altri pittori. Rotkho ad esempio piace a tutti, se volete proprio andare sull'usato sicuro. O Manzoni, Manzoni in poesia ci sta sempre bene, come il cioccolato d'artista spalmato sul pane della creazione. Manzoni lo sa. Manzoni ci piace.

morde

Quei momenti che hai scritto un racconto tutto emotivo, di pancia, che in parte parla di persone che conosci e in parte no, è pura invenzione, come è bene che sia, e tu poi lo rileggi e vorresti edulcorare alcune parti dell'invenzione perché sai che quelli che conosci si riconosceranno nella storia e se la prenderanno a male, non capiranno che è invenzione (non lo capiscono mai!). E tu sei lì che cerchi altre parole per dire l'uguale fatto ma con toni più educati e gentili, e il racconto s'agita, ringhia, si gonfia, rizza il pelo, mostra i denti poi morde. Come ti permetti, dice, come puoi? Come ti sentiresti tu se volessi tagliarti una gamba?

mercoledì 14 novembre 2018

le ultime tendende della gnocchitudine femminile su instagram

Mi sono appena accorto che, metà delle mie amiche gnocche su instagram, di recente hanno scoperto che per essere ancora più gnocche possono: a) mettersi a testa in giù facendo yoga e poi fotografarsi mentre stanno attaccate al muro o incastrate nello stipite di una porta; b) attaccarsi a una pertica e farsi riprendere in brevi video mentre girano su se stesse come sulla giostra. Le due posizioni non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra, però richiedono credo molto impegno fisico. Tutto delle mie amiche, infatti, ispira gnocchitudine tonica e salutare. Si fanno guardare. Le altre mie amiche meno salutari o più pigre, invece, preferiscono pubblicare foto di poesie di poeti morti. Nessuna di loro, finora, ha ritenuto che pubblicare la foto di una mia poesia possa rappresentare una possibilbilità di avanzamento sociale nella scala della gnocchitudine. O non sono abbastanza morto o, forse, non sono abbastanza gnocco. Lo prendo come un dato di fatto, però non mi arrendo.

sonetto scombinato

«Tanto più t’amo
quanto più mi sei lontano»
mi dicevi in quello strano
modo in cui tu sei.
Ché non concepivi sentimento
se non come movimento
spietato alla rinuncia.
«O tutto o niente!» aggiungevi
con fervore – ma in amore
soprattutto vale niente.
Extrema ratio in questo nostro
malintenderci: come leggi
ora che t’ho perso non
mi manchi.

martedì 13 novembre 2018

stimoli

Ho letto questa cosa di Salvini che vuol togliere valore legale alla laurea e mi sono ricordato (per l'ennesima volta) che non ho mai ritirato la mia, che giace ancora in qualche sgabuzzino dell'Università. In quindici anni non me l'hanno mai chiesta, né io ho mai avuto bisogno di mostrarla. Non sto dicendo che ha ragione lui, anzi, però dipende sempre dall'uso che se ne vuol fare. Una mia amica, ad esempio, la teneva incorniciata in bagno, proprio sopra il cesso, così poteva guardarla per darsi lo stimolo ad andare avanti ogni mattina.

lunedì 12 novembre 2018

paternità

Mio padre: I migliori anni della mia vita li ho vissuti fra il 1960 e il 1980...
E dopo? 
Mio padre: Dopo siete arrivati voi...

domenica 11 novembre 2018

penso come un fiore

Penso come un fiore
riposto nel mio loculo
annego nel giallo vittorioso.

Avendo voglia d’un po’ di cielo
ho assunto un vestito di sale.
Sono in overdose da dolore.

[11/11/1998]

per i piccoli della poesia

Oggi riflettevo sul fatto che, almeno per i piccoli autori ed editori della poesia come siamo, (forse) i premi più seri sono quelli piccoli con quota di iscrizione. I premi grossi e gratuiti, infatti, tendono a premiare i soliti nomi che fanno curriculum per ricevere fondi. E questo mi faceva pensare a questa piccola contraddizione: al fatto cioè che, all’opposto, è ormai opinione comune che gli editori più seri in poesia sono quelli piccoli e gratuiti. Quindi che succede? Che molti piccoli autori cercano piccoli editori seri con cui pubblicare gratis per poi iscriversi a piccoli premi seri a pagamento e riceverne le conferme che dai premi grossi e gratuiti così come dalle grandi case editrici a cui ambiscono non riceveranno (forse) mai.

sabato 10 novembre 2018

umiltà

L’ibuprofene ai suoi abbonati insegna
che non c’è cura a un’emicrania ben riuscita.

due poeti

La mancanza di senso critico di taluni poeti non finirà mai di stupirmi. Vedi quello che si definisce "strano e sperimentale" a cui consiglio di leggere Zanzotto per fargli capire delle cose e mi risponde serio: "Ecco, lui è quasi come me". Allora preferisco quelli come il professore in pensione che è venuto a trovarmi in studio per propormi il suo libro in abusato stile ungarettiano, ma quando scopre che prima qui c'era la macelleria di mio padre, con tanta ironia mi dice: "Allora siamo andati in perdita, che se c'era tuo padre nu stùzze de carne ci arrivava, invece ddò coi libri c'jème a ffè?". E ci siamo fatti una risata.

la canzone della mia vita

Per quanto io facessi non era mai abbastanza, diceva che ero pigro, rispondevo che ero giovane. Chiedeva: «Quante canzoni hai scritto?». Neanche una, però mentivo e rispondevo: «Dieci». «Non resterai giovane in eterno, dovresti averne scritte quindici, è lavoro».

giovedì 8 novembre 2018

la legge bacchelli per beppe costa


Trovo doveroso e giusto, in un Paese che si fa vessillo di frasi ambigue come "aiutiamoli a casa loro" aiutare a casa sua, la nostra stessa casa, uno dei nostri poeti, uno che ha dedicato la sua intera vita a sollevare i cuori attraverso l'uso della parola e dei libri, che sembrano ormai sempre più oggetti alieni, caduti sulla Terra dal cielo, tanto affascinanti quanto incompresibili. Lo trovo moralmente imprescindibile. Perché non è vero, come diceva Moravia, che di poeti ne nasce uno ogni cento anni, però non sono tanti, e di quei pochi che abbiamo dobbiamo prenderci cura. 

E di seguito una sua poesia: 

quanta tenerezza e follia insieme 
dolce l’odore si insinua e prende 
e resta fra le mani nella mia notte insonne 
mentre ti guardavo sognare intrecciavi le dita 
alle mie scostando con dolcezza i tasti 

cos’è naturale amarti allo spasimo 
o vederti ridere di gioia? 

cos’è naturale vestirmi come un frate 
alla tua chiesa? 
e confessare a te tutti i miei peccati 
di averti presa tutta la notte 
di scivolare dentro il tuo destino 
di sentirti sospirare tutto il tuo piacere? 

cos’è naturale averti addosso pelle contro pelle 
avere i tuoi colori dentro gli occhi 

quanta tenerezza 
sentire il tuo respiro mischiato al mio 

cos’è naturale, forse innaturale amarti 
come sarebbe possibile avere il tuo pensiero 
averti tutta mia senza scadenze 

cos’è amore mio, non lo so 
tu sei cosciente 
tu quando ami non è tanto per dire 
tu dici amore non per trasgredire 
tu, se mi chiami amore, 
lo dirai per sempre... 

Beppe Costa

mercoledì 7 novembre 2018

al lettore

Ogni mio libro lo scrivo
col sangue. Ci intingo
il pennino e ne siglo
la dedica in nero.

martedì 6 novembre 2018

dopo la fiera

Mi pare, ma ogni fiera ormai me lo conferma, che si stia diffondendo il grosso equivoco che NO EAP sia, a prescindere, sinonimo di qualità. Che il fatto che l'autore venga garantito in fase contrattutale dia al libro una sorta di bollino blu di garanzia per il lettore. Non è così. E con questo non sto difendendo l'editoria a pagamento, però, va detto a onor del vero, che ho visto libri di editori che sono dichiaratamente a pagamento, che sono belli, fatti bene, libri che, diciamolo chiaramente, spesso ne stampi 200 copie e se ti va bene ne vendi 15; e, di contro, ho visto libri di fieri editori NO EAP che, per dire pane al pane, fanno cagare, per come sono fatti i libri (e qualsiasi cosa se ne dica grafica, font, impaginazione, copertina, qualità della carta FANNO il libro, se ti piace il libro, altrimenti non si capisce perché non ti scarichi un ebook) ma anche perché propongono autori che letteralmente non andrebbero pubblicati, ma lo sono 'anche' perché, pur essendo pessimi scrittori, sono ottimi rivenditori di carta igienica e l'editore (qualsiasi cosa se ne dica) dovrà pur mangiare, oltre a pagare quelle cose insulse e altamente anticulturali che sono le bollette, gli stipendi. Non ci prendiamo in giro, questo è il sistema delle Major, delle grosse case editrici che pubblicano 5000 porcate e 20 buoni libri per pagare gli stipendi di tutti. E io non so dire se è giusto o sbagliato, non ho una soluzione per questa cosa, non sono nessuno per parlare agli altri né per dare loro delle lezioni morali; ancora di più, io pubblico poesia: ciò significa che non ho nemmeno una seria competenza, una visione del mercato editoriale, come ogni fiera dolorosamente mi conferma, e che ho scelto il fronte sbagliato su cui lottare, quello dove non c'è lieto fine e sai già che morirai lottando (la legge Bacchelli in questi giorni invocata per Beppe Costa un giorno, se mi andrà bene, toccherà richiederla anche per me). Però mi chiedo, e questo lo domando anche al lettore, che è COMPLICE di questo sistema, e non può fare finta di nulla, non assumersi le proprie responsabilità: quanto è etico "non far pagare l'autore" per poi diffondere della pessima letteratura? Quanto è etico sollevare un libro dal tavolo, sfogliarlo, rendersi conto che è buono e poi rimetterlo sul tavolo per passare a qualcosa di più facile, senza mettere nemmeno in discussione il fatto che così si contribuisce allo sfacelo?