sabato 31 marzo 2018

pessimismo (meridionale)

Che cosa è, in che consiste, il pessimismo meridionale? Nel vedere ogni cosa, ogni idea, ogni illusione – anche le idee e le illusioni che sembrano muovere il mondo – correre verso la morte. Tutto corre verso la morte: tranne il pensiero della morte, l’idea della morte. «Nonché un pensiero, il pensiero della morte è il pensiero stesso». 

Leonardo Sciascia, L’affaire Moro

uno e la dignità

Uno non ci crede, soprattutto se c’ha il posto fisso, ma io lavoro 12-13 ore al giorno. Quando lo dico, noto l’espressione scocciata di Uno che pensa “ecco il solito Lillo che se la tira con la storia del lavoro culturale”, ma io non me la tiro mica e la vera stonatura è il commento che mi arriva quando gli faccio vedere cosa faccio e Uno mi dice: "Vabbe’, ma che ci vuole?". Perché, come al solito, finché non prendi la cazzuola in mano, finché a parlare non è il tuo conto in banca, tutto ciò che fai, per quanto bello, non ha dignità di lavoro.

giovedì 29 marzo 2018

le mani sono un campo seminato a sangue...

Le mani sono un campo seminato a sangue
che affiora in filari d’amore e cicatrici
mentre vi trascini l’unghia offesa
a dissodare o punire il mio cuore di gattaro.

martedì 27 marzo 2018

primo audiolibro

Esce oggi, in formato MP3 (scaricabile dal sito di Pietre Vive con il testo in PDF e ePub), Topografia della solitudine di Sergio Pasquandrea, audiolibro letto da David Riondino e musicato da Michele Marzulli. Prodotto da Pietre Vive Editore con B.digital e con il contributo di Funder35. Tag ideali sarebbero: #viaggio, #solitudine, #poesia, #NewYork, #blues e #jazz, e poi #Manhattan #topi #LouisArmstrong #YMCA. E ovviamente il nostro #voceallapoesia. Magari non venderà una sola copia (boh!) ma io ne sono molto orgoglioso.

 

lunedì 26 marzo 2018

(me la tiro)

Vado in banca a chiedere un fido. 
L’impiegata controlla sul conto e mi dice: “Sei pieno di soldi! Non ti bastano questi?” 
“Sembrano tanti” le rispondo “ma i soldi sono un’illusione.” 
“Pure qui devi fare il poeta?” mi risponde. 
“Ho capito. Non c’è posto per le illusioni, in banca.” 
(Il post ha ovviamente lo scopo di far notare con simpatia come, oltre a essere ricco, sono pure poeta e disponibile).

domenica 25 marzo 2018

amore e morte

La più bella storia d’amore che ho letto da molti anni a questa parte è un raccontino breve contenuto nel volume Amore del giapponese Inoue Yasushi (Adelphi 2006). Parla di una coppietta mediocre, due avari che, dopo una vincita alla lotteria, provano a recuperare il viaggio di nozze mai fatto. Il tentativo di riscatto sociale – di cui il viaggio in un lussuoso albergo sul mare costituirebbe l’apice da rivendicare a vicini e famigliari che sparlano di loro – fallisce miseramente quando viene a scontrarsi con le loro nature: il dispiacere di dissipare quell’insperata fortuna in una notte in albergo li mette in un tale stato di disagio da costringerli a ritornate indietro, appena arrivati, per passare l’anniversario di matrimonio chiusi in casa, nascosti dai vicini ma appagati dall’avere conservata quasi intatta la cifra vinta. Eppure, con una leggerezza meravigliosa, il rapporto dei due piccoli sposi viene rinsaldato proprio dalla loro complicità che prende forma nei gesti colloquiali del loro pranzo frugale e nello stupore che li prende una volta arrivati di fronte al mare. Le due anime non fanno che vagare, quasi svuotate, di pagina in pagina spinti da un vento gelido che ora li separa ora li riunisce, così simili ai danteschi Paolo e Francesca. Come tutte le figure nate dalla penna di Yasushi sono creature pre-infernali, in cui le colpe sono connaturate a tal punto da trascinarli inesorabilmente e senza possibilità di riscatto – e senza reale afflizione – verso il baratro della loro condanna. Fa eccezione, in questo particolare racconto, il tenero abbraccio finale con cui il protagonista, ormai conscio del proprio amore, stringe a letto il corpo gelido di sua moglie, che già prefigura la morte che presto diventerà.

bullismo (e pietre vive)

Rai 1, parlano di bullismo. Mio padre, ascoltandoli, si indigna e fa: “Certo che è un problema questo del bullismo a scuola. Ma c’è sempre stato. Anche io da ragazzo l’ho subito da un compagno…” “Davvero? Questa mi mancava... E come ne sei uscito?” “Alla vecchia maniera… Ji pegghjete nu mazzakene i ce u so spascete nfronte”. [trad. Ho preso una pietra e gliel’ho spaccata in fronte]. Noi esterrefatti. “Pa’, mi sa che ai tuoi tempi il vero bullo eri tu…”

sabato 24 marzo 2018

dubbio e certezza

Quando mi accorgo che, del progetto che sto facendo, il vero capitale lo sto spendendo non in "innovazione e sviluppo" (parole che troneggiano orgogliose sul bando) ma in marche da bollo per le ricevute, qualche dubbio esistenziale (chi sono? dove vado? che ci faccio qui?) mi viene. Una sola certezza mi conforta: la bellezza salverà il mondo. La bellezza della ragazza che lavora in tabaccheria.

venerdì 23 marzo 2018

montagnani e i barbari

Due pensieri mi assalgono oggi. Il primo è legato all’avere letto la storia di Renzo Montagnani. Finora l’immagine che avevo di lui più era quella di un uomo sicuro e colto, dalle tozze mani di uomo di vita, con tanto di anelli pesanti, le mani di un porco simpatico che palpavano le tette di una qualche bella donna mentre pronunciava un motto di spirito: Montagnani credo abbia palpato le tette di alcune delle donne più belle degli anni ‘80. Era l’immagine di una Italia che viveva senza pudori una sessualità sboccata, volgare, ma per certi versi solare, di sicuro non malata e soffocante com’è quella ugualmente ossessiva e onnipresente degli ultimi anni. Era l’immagine di un paese sempliciotto e cafone ma felicemente grasso, che rimandava i problemi al giorno dopo. La bella Italia di un tempo, come mi dice ancora mio padre con rimpianto. Scopro oggi che non solo Montagnani – che con Banfi e la Fenech è forse la figura più rappresentativa della cultura popolare di quel periodo – era un uomo schivo, un attore infelice, ma che aveva sprecato il suo talento e il suo amore per il teatro in produzioni di bassa lega per fare soldi facili, necessari alle cure del figlio affetto da una grave malattia. Montagnani era infelice e beveva, era un uomo triste e pensava al suicidio. Di fronte alle mani di quell’uomo infelice, simbolo di un’Italia passata, si stagliano – di continuo in questi giorni – le mani di Salvini, altro porco ma in maniera diversa, che non immagini a palpare le tette di una donna – per quanto il gossip provi a incastrarlo con la Isoardi – ma quelle più volgari e gonfie del potere. Lui e tanti come lui, gente all’apparenza senza sesso né istinti, ma ugualmente volgare e piena di mani che palpano il potere senza freni in nome del futuro, che per molti è soltanto il giorno dopo. Ci pensavo oggi, e mi è venuta in mente quella poesia famosissima di Kavafis tradotta da Montale che diceva: stiamo aspettando i barbari, perché quando arriveranno sconvolgeranno con la forza le nostre vite vuote. E credo che, mentre li aspettavamo, non ci siamo accorti che i barbari sono già arrivati, entrando dalla porta di servizio, e hanno preso posto in mezzo a noi, ma senza distruggere nulla, adeguandosi ai nostri gesti fiacchi e untuosi e pronti a sedere con forza sulle macerie della nostra felicità perduta, che forse non c’è mai stata perché, già allora, era posticcia.

giovedì 22 marzo 2018

inventario dei sogni - sogno #30

Secondo corto (anzi cortissimo) dedicato da Ignazio Fabio Mazzola al mio libro sui sogni. E io lo ringrazio. Se non è folle questo. Però a me ricorda tanto Ciprì e Maresco. Ignazio Fabio Mazzola di sicuro negherà.

saggezza

Se è vero che solo sbagliando si impara, allora di sicuro ho imparato tantissimo. Ci sono persino giorni che mi sento con tutte le ossa rotte, e allora mi dico: cazzo, come sono diventato saggio oggi.

mercoledì 21 marzo 2018

audiolibro audiolibro

Per tutti quelli che si chiedevano che stessi combinando negli ultimi mesi, ecco il primo frutto del progetto in cui ho messo in gioco tutto quello che avevo (in soldi) e che potevo dare (in energie). E c’è anche il lavoro di altre cinque persone insieme al mio. Quando dicevo di voler fare degli audiolibri di poesia contemporanea, tutti mi rispondevano: sei pazzo, saranno una palla, non se li ascolterà nessuno! Eppure, anche se non è un prodotto ancora perfetto, credo sia un lavoro di cui poter andare fieri. Per ora prendetevi questo pezzettino. È la terza suite di sette che raccontano il viaggio di un poeta a New York. Ascoltatela e ditemi che ve ne pare, risentitela più volte (giuro che si può fare senza annoiarsi) e, se vi piace, ricordatevi che fra pochi giorni sarà possibile comprare l’intero audiolibro sul nostro sito, scaricabile in mp3, poi andrà sugli store online. Faremo, come sempre, un prezzo politico. Voi sosteneteci, non solo a like, per farne ancora tanti.

martedì 20 marzo 2018

ci vuole una classifica

Ecco la classifica dei libri di poesia più venduti dell’anno passato per IBS. Al primo posto, ma non so come faccia, c’è il Meridiano dedicato a Sandro Penna, poeta certo grandissimo ma non credevo così noto al pubblico, anche perché il volume costa la bellezza di 80 euro. Si vede che c’è gente pronta a spendere per la poesia quando vuole, o che tutta la classifica si regge sulle poche decine di copie vendute. Seguono Francesco Sole, Rupi Kaur e Gio Evan (versicoli 2.0) che si inframmezzano all’inossidabile Szymborska e all’istrionico Arminio, ormai due icone pop del genere. Poi una antologia di Bukowski che Bukowski avrebbe detestato fin dal titolo e un libro di Socci che non è poesia ma un saggio su Dante. L’intramontabile Ariosto al quinto posto (ma chissà se poi se lo leggono tutto) e, grazie a Dio, in nona posizione Giorgio Caproni che è l’unico, insieme ad Ariosto, di cui probabilmente si parlerà ancora fra cinque o sei secoli. Dopo Caproni (e Socci) viene Montale; prima, l’apoteosi del kitsch del caos e dell’aria fritta. 

1) Sandro Penna – Poesie, prose e diari 
2) Francesco Sole – Ti voglio bene. #poesie
3) Rupi Kaur – Milk and honey. Parole d’amore, di dolore, di perdita e di rinascita 
4) Wislawa Szymborska – La gioia di scrivere. Tutte le poesie 1945-2009 
5) Ludovico Ariosto – Orlando furioso 
6) Franco Arminio – Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra 
7) Gio Evan – Capita a volte che ti penso sempre 
8) Charles Bukowski – Sull’amore 
9) Giorgio Caproni – Tutte le poesie 
10) Antonio Socci – Amor perduto. L’Inferno di Dante per i contemporanei

sabato 10 marzo 2018

rimpianti

Se solo avessi ricevuto un euro per ogni volta che qualcuno ha detto: “A trovarlo un poeta del Sud su cui investire tempo e cuore…” e io ero lì davanti che alzavo timidamente la manina nel silenzio di tomba, credo che oggi sarei un uomo ricco, di sicuro non farei più libri.

la fame

Molti l’hanno presa come una facezia post elettorale, ma in effetti, a ripensarci bene, quella cosa dell’assalto al reddito di cittadinanza è una tipica scena da Commedia dell’arte, Carlo Formigoni, ad esempio, la metterebbe in un suo spettacolo senza pensarci due volte. Infatti è così bella che funziona, scatena il riso immediato. Questo perché la Commedia dell’arte è figlia della fame, di quel preciso momento in cui la fame fa vedere i miraggi e ci si aggrappa a quei miraggi perché non si ha nient’altro. La Commedia funziona come anticorpo contro il male. Poi, per me, possono essere stati cinque o cinquecento, ma quando c’è la fame di mezzo che importa? Ovviamente chi ne ride, tutta questa fame non ce l’ha.

sabato 3 marzo 2018

di pancia

Con la testa sono lucido e so che sbaglio, ma di pancia continuo segretamente a credere che non solo non bisognerebbe andare a votare domani, perché votare questa gente (senza fare nessuna distinzione di listino) è da irresponsabili, anzi bisognerebbe appostarsi fuori e sparare a chi ci va, ucciderli tutti insomma. Mi guardo allo specchio e mi accorgo di come lentamente, invecchiando, mi sto trasformando in un ingrugnito reazionario.