sabato 29 ottobre 2022

circolo vizioso

Parlando del libro di storie editoriali che tutti mi dicono di scrivere, mi sono appena ricordato di una volta, durante una fiera, in cui passai alcune ore insieme a un editore che faceva di tutto per evitare un suo autore che lo chiamava per vederlo. L’autore, anche lui in fiera, ci teneva a parlargli perché voleva sapere quante copie dei suoi libri erano state vendute. L’editore, che faceva dei giri assurdi per evitarlo, mi disse che l’autore, pensionato, non vendeva nulla, nemmeno una copia, e se lo avesse scoperto sarebbe caduto in depressione. Né lui non poteva dirglielo per ordine categorico della moglie dell’autore. In pratica i libri dell’autore venivano finanziati da sua moglie che si era stancata di avere questo depresso per casa. Va bene, ma dov’è il problema, faccio io, tu digli che ha venduto delle copie. Ma scherzi? Poi quello comincia a rompermi per farsi pagare i diritti, così fa vedere alla moglie che è bravo. E io che faccio, prendo i soldi dalla moglie per darli al marito?


perfido

 

C’è qualcosa di perfidamente riuscito in questo contrappunto giornalistico. Da una parte sono giorni che scriviamo post contro quelli che fanno attentati alle opere d’arte nei musei dicendo che non ne capiscono il reale valore; dall’altra forse nemmeno noi – come si vede – ne abbiamo capito il senso, nemmeno per guardarli dalla parte giusta.

sfilata

Ho appena letto la storia assai commovente di una famiglia brasiliana che appoggia Bolsonaro. Durante una manifestazione elettorale la figlia tredicenne, alla sua prima sfilata, si è messa sopra un carro che girava per la città e a un certo punto passando davanti a dei sostenitori di Lula qualcuno ha lanciato una pietra e l'ha colpita in faccia. Piena di sangue l'hanno subito portata al pronto soccorso. E lì il padre comincia a gridare: "Dio, Dio perché ci hai abbandonato?". Al che la figlia gli risponde che lei si è sacrificata per la vittoria della democrazia, mica per Dio. Il padre è orgoglioso del coraggio di sua figlia, così orgoglioso da scrivere sotto la foto che le fa col viso pieno di sangue: "Le ho perdonato persino la bestemmia verso Dio. VIVA BOLSONARO!"

venerdì 28 ottobre 2022

tentativo

Oggi, cercando di consolare una ragazza che ho conosciuto negli ultimi mesi di via vai dall’ospedale ho fatto il passo più lungo della gamba, invece di cercare di capire come vive i suoi problemi, ho tirato fuori l’ottimistico luogo comune che forza, tu sei giovane e forte, puoi lottare, puoi farcela, avrai il modo di aggiustare le cose. Si è incazzata, ma non come luogo comune, si è proprio incazzata. Ho una malattia rara per cui nel giro di pochi anni… il mio compagno se l’è fatta sotto e mi ha lasciato… E tu mi parli di essere giovani? Che me ne faccio io di essere giovane se fra poco non avrò più una vita? Mi sono sentito una merda, ma davvero una merda, uno stronzo di settanta chili caduto sulla terra per far danni. Così le ho chiesto scusa e credo di aver fatto una faccia che faceva veramente pena, perché poi mi ha preso una mano, me l’ha stretta e mi ha risposto non importa, ho apprezzato il tentativo.

giovedì 27 ottobre 2022

stupid

Io non riesco più a capire se questa è performance artistica, azione dimostrativa per l'ambiente (ma preferivo Greta), un tentativo di attirare l'attenzione, o come dice una donna durante l'azione qualcosa di stupido. Attaccare la propria testa con la colla a un vetro per me è stupido, però è un pensiero mio. Poi, vabbè, ci sono quelli che ancora sperano di salvare il mondo con le marce per la pace.

appena sentita in sogno

Gentile cliente, è meglio pubblicare con Ferrovie dello Stato che con l'editoria italiana, è più facile prenotare un biglietto, ti danno più considerazione lungo il tragitto e se qualcosa non va puoi chiedere il rimborso. Se paghi il giusto, ti porta più lontano.

mercoledì 26 ottobre 2022

la topa

Mi chiama un collega, mi dice: Ma come Antò, mi ha contattato una ragazza per propormi il suo libro, è una topa incredibile, mi ha detto che lo ha mandato anche a te e che l’hai rifiutata. Ma come si fa a rifiutate una topa come quella? – Punto sul vivo vado a controllare le email. La topa mi ha scritto sì e no un mese fa, quindi altro che rifiutarla, ancora non l’ho letta, non so nemmeno come scrive. Mi resta l’amaro in bocca. – Quindi che fai, chiedo al collega, la pubblichi tu? – Macché, magari. Ci ho provato, aveva fretta, ha già firmato con un altro. – Ma insomma, è tanto topa come dici? – Una topona Antò, una topona! Quella vende tutte le copie in due presentazioni al massimo, credimi! – Madonna, che perdita! – Già!

martedì 25 ottobre 2022

moda


Et voilà, è diventata una moda. Qualche giorno fa leggevo un pezzo sulla distruzione dei Buddha di Bamiyan nel 2001 ad opera dei talebani che, per protestare contro l'indifferenza delle Nazioni Unite, usarono le stesse identiche parole di questi ragazzi: “Cosa ci importa dell’arte e della storia se intanto c’è gente che muore di fame?”. Solo che quella volta i Buddha li hanno distrutti per davvero con gli esplosivi. Per ora pare che questi ragazzi non si spingeranno a tanto, ma domani chissà, magari un mondo sempre più indifferente ci chiederà questo sacrificio. Ma, mi chiedo, a questo punto che differenza c’è tra le motivazioni di questi ragazzi e quelle dei talebani? E ancora, se hanno ragione gli uni, hanno ragione anche gli altri? E ancora, se hanno ragione i talebani, che ci fa una donna in un museo?

domenica 23 ottobre 2022

…e alla parola «futuro»...

…e alla parola «futuro» sbucano i topi a frotte
dalla lingua russa, a rosicchiare, groviera
il morso più ghiotto della memoria.
Non importa, dopo tanti anni, chi o cosa
sia rimasto in attesa dietro le tende
ma non risuona un «do» celestiale nella mente
soltanto il loro fruscìo. La vita
a cui non chiedi, come al celebre cavallo,
di guardare in bocca, ti mostra
comunque i suoi denti. Di un uomo non resta
che parte del discorso. Una piccola
parte, in genere. Solo una parte del discorso.

Iosif Brodskij

venerdì 21 ottobre 2022

pregiudizi

 Chiudo il volume sulla situazione in Afghanistan pubblicato da Sossella – che è bello perché è una sorta di libro corale in cui i punti di vista delle volte concordano e altre si contraddicono a dimostrazione della complessità della situazione – con una nota sull’ultimo intervento, che è di Fabio Mini, generale che ha lavorato nella Nato e proprio per questo la conosce bene e la odia. Mini nel suo pezzo attribuisce (anche con ragione) buona parte dei problemi del mondo, e dell’Afghanistan nella fattispecie, alla politica interventista degli Stati Uniti e della Nato; minimizza come un’esagerazione l’indipendenza raggiunta dalle donne afghane sotto l’occupazione americana perché in ogni caso quella afghana, che è molto migliore di come ci è stata descritta dalla propaganda, è una società fortemente patriarcale; contraddice in parte un altro saggio del volume asserendo che se i dati ci informano che l’America ha investito miliardi di dollari sul territorio afghano in scuole e ospedali, un po’ è perché i dati sono stati gonfiati dalla propaganda (quindi non ci sono né scuole né ospedali) e un po’ è perché molti di quei soldi sono serviti ad alimentare l’industria della guerra. Sono tutte cose da prendere seriamente e su cui riflettere bene. Eppure mi chiedo: se gli americani sono i cattivi (e spesso lo sono) questo deve significare che tutti coloro con cui se la prendono gli americani sono i buoni? Il passaggio dove Mini mi lascia più perplesso è proprio questo: «I pregiudizi sui taliban di oggi poggiano sui giudizi del passato che comunque erano annebbiati dalla paura e dalla sete di vendetta. Non sappiamo come avrebbe potuto evolvere la situazione in Afghanistan lasciando i taliban al potere dopo averlo ripulito dai terroristi». Ecco, io leggo “pregiudizi” e mi tornano davanti agli occhi le immagini di quelle migliaia di persone che scappavano terrorizzate dal paese, che si attaccavano alle ruote degli aerei. Quelle persone che si staccavano dagli aerei e precipitavano nel vuoto, sono cadute per via di pregiudizi? Penso a un reportage di Internazionale uscito il mese scorso dove si dice che la condizione delle donne è peggiorata drasticamente ed è aumentato il numero di suicidi femminili in tutto il paese e mi chiedo: ma non sarà che le donne afghane stanno esagerando? Alla fine stavano male anche sotto gli americani perché quella afghana è una cultura patriarcale. Ma forse, come dice Fabio Mini, se li lasceremo fare con tranquillità, saranno i taliban a mettere la testa a posto e a epurare le frange più violente al loro interno. Non a caso, dopo averli distrutti nel 2001 per protesta contro l'indifferenza delle Nazioni Unite di fronte alla popolazione che moriva di fame, ora stanno valutando di accettare finanziamenti internazionali per ricostruire i Buddha di Bamiyan, anche se la popolazione continua a morire di fame esattamente come venti anni fa. E lo fanno per farsi riconoscere come leader politici perché vogliono restare al potere, perché “i taliban” non sono “gli afghani” e non è detto che gli interessi degli uni coincidano sempre con quelli degli altri. Così, forse, ha ragione Mini e ci sarà un graduale cambiamento. O forse, lasciando fare il suo corso alla storia, un giorno il popolo afghano sarà vessato a tal punto da far scoppiare una rivoluzione spontanea come sta succedendo in Iran. Del resto, come diceva Manfredi in quel film bellissimo che è Nell’anno del signore, solo sul sangue viaggia la barca della rivoluzione. Ne dovranno morire ancora tanti, insomma, prima di vedere un po’ di luce.

ignoranza

La massima del giorno, sentita oggi al mercato, mentre si parlava del futuro del paese: "L'ignorante, quando vince l'ignoranza, è felice".

giovedì 20 ottobre 2022

mistero

Il mistero di mio padre che quando parla ormai non si capisce più nulla, ma ogni volta che in TV viene fuori un qualsiasi rappresentante politico comincia a gridare ANIMALI! PORCI! PORCI! e la voce gli torna nitida, accesa dal suo odio di classe.

mercoledì 19 ottobre 2022

tecnica

 "...le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica, Zelensky eccetera, e mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso...". Curzio Malaparte ci ha scritto un libro su una cosa così, si chiamava Tecnica del colpo di stato, oggi ripubblicato da Adelphi. Lo consiglio, come si vede è ancora attuale e altamente instruttivo.

martedì 18 ottobre 2022

social media marketing

Social media marketing di 17 anni mi offre la sua esperienza decennale per implementare il traffico dei miei social a un prezzo altamente concorrenziale. Io gli chiedo se è almeno diplomato, lui mi risponde che ci sta lavorando ma poco conta per ciò che mi riguarda. Alla fine sono io quello che deve leggere i libri, a lui tocca il lavoro più duro, farli sembrare interessanti.

lunedì 17 ottobre 2022

numeri

Gentile Editore, seguo e apprezzo da tempo la vostra casa editrice. Nello specifico vi chiedo se sia possibile avere il numero di una vostra autrice che mi piace particolarmente...

sabato 15 ottobre 2022

zuppa e linguaggio

A me quello che più diverte della performance delle due ragazze che ieri hanno imbrattato il quadro di Van Gogh (ben sapendo che era protetto da una lastra di vetro) non è tanto la forma dell’operazione in sé, che se ne fanno di uguali almeno dalle avanguardie – ed è dello stesso tipo di chi ha imbrattato la statua di Montanelli per dirne una più recente – ma è il messaggio che hanno lanciato in contemporanea alla stessa: Perché si spendono tanti soldi per difendere delle opere d’arte mentre ci sono persone che non possono nemmeno riscaldarsi una lattina di zuppa? Che è una domanda talmente basica, anche se provocatoria, che ti viene da chiedere perché tengono ancora le scuole aperte visto che non servono a niente. Mi ha fatto ridere perché chiedono a che pro conservare un manufatto artistico che codifica il nostro immaginario, e di conseguenza il nostro linguaggio, utilizzando lo stesso linguaggio e lo stesso immaginario, tutto studiato nei dettagli: dal colore della zuppa intonato ai fiori di Van Gogh alle magliette stampate nero su bianco perché lo slogan fosse facilmente leggibile, al barattolo di zuppa bene in mostra che è già di per sé una citazione di Andy Warhol (se non è proprio pubblicità all’azienda, che ringrazierà). Nulla è lasciato al caso, tutto molto pulito e televisivo. Involontariamente o no, è talmente costruito come scenario che il messaggio umanitario va a farsi benedire e si parla soltanto dell’opportunità del gesto performativo, visto mille volte perché replica un linguaggio che, paradossalmente, si rifà nell’intimo proprio alla volontà di rompere col passato da cui scaturirono i fiori di Van Gogh o i cieli gialli di Gauguin. Insomma, un gesto di protesta che fa quasi nostalgia. E ti viene appunto da pensare che queste opere si conservano – e vanno conservate – apposta per questo motivo. Perché fra molti secoli, quando la nostra civiltà sarà scomparsa, e ammesso che la razza umana ci sia ancora, qualcuno studiando ciò che abbiamo conservato nei musei potrà ricostruire i nostri pensieri, il nostro linguaggio, com’erano fatti i nostri sogni, e non come facciamo noi adesso, quando ritroviamo delle antiche tavolette con ideogrammi astrusi di civiltà scomparse, a chiederci: chissà chi erano, cosa pensavano, chissà come riscaldavano la loro zuppa.

Postilla, 16 ottobre. Non l'ho nemmeno scritto bene nel post, perché volevo essere gentile, ma è proprio sbagliata l'attacco all'idea di museo, secondo me, che è una struttura pubblica (gratuita tra l'altro) dove si può andare a vedere e studiare la storia della pittura. chiedere nella propria azione perché si spendano soldi per una struttura pubblica di natura culturale, efficiente e aperta, tesa all'arricchimento senza preclusioni di chiunque, mentre ci sono altre urgenze nel mondo come la fame, è un messaggio sbagliato, puro benaltrismo classista. a che serve dare l'arte alla gente che non può mangiare? dategli da mangiare che quello gli serve. i poveri mangino fuori dai musei, che non gli servono, l'arte sia per chi può permettersela... se avessero attaccato una banca almeno. ma no, dovevano prendersela con un museo... 

venerdì 14 ottobre 2022

illusione

Ieri una ragazza bellissima e con la metà dei miei anni mi ha detto che per lei sono il Manuel Agnelli della poesia. Io subito le ho proposto di uscire. Lei però mi ha risposto di no, perché ha molta stima di me ma sarebbe un vero peccato rovinare una bella illusione.

giovedì 13 ottobre 2022

non sono stato io

L'Italia che applaude la Segre e poi vota La Russa. La Russa votato dagli stessi che bisogna andare al voto per evitare la deriva fascista del paese. Tutti che pensiamo a Renzi. Renzi che alza le mani e dice: Non sono stato io.

merde simpatiche

"Buongiorno, vi dico subito che vi seguo sempre sui social. Mi chiedevo se avreste dato una casa a questi miei versacci, ma non mi avete mai risposto. Voglio pubblicare con voi perché siete delle merde simpatiche. Anzi, se ci fate una storia con questa mi fate contento."

Detto fatto, contento?

mercoledì 12 ottobre 2022

oppio

 
Continuo a leggere questo libro sull’Afghanistan (a cura di Alessandro Ceci e pubblicato da Luca Sossella) che è interessantissimo. Ad esempio scopro che gli Stati Uniti nel ventennio in cui lo hanno presidiato militarmente, hanno certamente indirizzato male le loro risorse, ma hanno comunque investito 2300 miliardi di dollari (!) sul territorio attraverso cui il PIL del paese è cresciuto del 350%, il tasso di alfabetizzazione è passato dal 30 al 65% (coi bambini scolarizzati che sono passati da uno a nove milioni e mezzo), i presidi sanitari in tutto il territorio afghano sono passati da 496 a 2800 e la vita media è passata dai 45 a 64 anni. Senza contare l’affermazione di diritti per le donne che prima semplicemente non esistevano: gli Stati Uniti pare abbiano investito 280 milioni di dollari in piani di azione per il miglioramento della vita delle donne, a cominciare dall’alfabetizzazione, a cui prima non avevano diritto, fino al tentativo di fermare pratiche orrende come il matrimonio forzato prima dei 16 anni di età (in alcune zone più arretrate ci si sposa a 9 anni) o la lapidazione per le adultere. Eppure tutto questo non è servito e nel giro di pochi mesi dal ritorno al potere dei taliban scuole e ospedali sono stati chiusi, le donne interdette dalla vita sociale, il tasso di mortalità è tornato a crescere. In particolare nell’indice dei suicidi: il 90% dei sucidi nel paese sono femminili. Scopro anche che tutti, a partire dalla vecchia Unione Sovietica che la invase nel 1979, vogliono conquistare l’Afghanistan per i suoi immensi giacimenti di litio, anche se manca quasi del tutto la tecnologia per estrarlo o trasportarlo, ma già ci sta pensando la Cina che ha fatto buoni accordi coi taliban. E poi scopro che, nel frattempo, una delle risorse maggiori di un paese di fanatici che fa della regola del Corano e della purezza spirituale dell’uomo un punto d’onore per cui si può anche arrivare a uccidere, è la coltivazione dell’oppio, essendo l’Afghanistan il maggior fornitore del pianeta: il 95% dell’oppio che si consuma nel mondo si coltiva qui. Quando si dice la buona sana economia rurale di una volta.


fiuto

Uno mi chiama: Buongiorno, vorrei chiedervi se accettate manoscritti in visione. – Guardi, in questo momento no. – Va bene, senta io non sono esperto, mi potrebbe consigliare qualche altro editore a cui rivolgermi? – Gli faccio i nomi di cinque editori. – Ah, che fiuto che ho! Quattro li avevo già adocchiati. Ma perché non mi hai indicato questo e quello? (e mi fa lui i nomi di altri due editori ancora). – Per nessun motivo in particolare, non mi sono venuti in mente. – È sicuro? Non è che c’è qualcosa che dovrei sapere e non mi vuole dire? Come ha visto io ho fiuto per queste cose! – Un vero Maigret.

martedì 11 ottobre 2022

bronte


Ieri sera ho visto Bronte, film del 1972 di Florestano Vancini basato su una novella di Verga (Libertà). Nel film, molto bello e molto duro, si ricostruisce un fatto storico vero: la rivolta di un paese, infuocato dall’arrivo di Garibaldi in Sicilia, contro i propri padroni terrieri, e come tale rivolta viene repressa nel sangue dagli stessi garibaldini che nel frattempo si erano accordati coi vecchi padroni per prendersi “pacificamente” il potere. Negli ultimi anni alcune frange della storiografia hanno molto ridimensionato la figura di Garibaldi che ancora quando ero bambino io passava sui libri di storia come un eroe rivoluzionario. A leggere alcuni testi su di lui, Garibaldi è descritto quasi con gli stessi toni con cui in molti oggi parlano di Zelensky: un bandito, un massone, una macchietta, un uomo fatuo ma di gran fascino, bravissimo a infervorare gli animi in battaglia ma senza veri ideali politici o libertari (era convinto che la forma di governo più alta fosse la dittatura), guidato dalla vanità e dall’istinto, mosso dall’odio per la Chiesa, ma al soldo della potenza imperiale dell’epoca, l’Inghilterra che lo proteggeva e di cui era una marionetta. Il resto è stata propaganda risorgimentale costruita ad arte attraverso cui ha portato, almeno nel Sud, quello che sappiamo: un nuovo re al posto del vecchio (e una casa reale ancora più incapace visto che nel giro di cinquant’anni ci infilarono in due guerre mondiali e passarono il potere in mano al fascismo), ancora più povertà e tasse, repressione e regressione, più ingiustizie sociali, razzismo, l’odiata leva obbligatoria, l’emigrazione e la formazione, attraverso il brigantaggio, della Mafia. Leggere questi testi e pensare che in ogni paese d’Italia c’è una piazza o una statua dedicata a Garibaldi fa un po’ specie. Ma magari mi sbaglio io, si sbagliano quegli storici, l’unità d’Italia non fu la semplice guerra di conquista che mi immagino e Garibaldi fu migliore di così. Però, dopo aver visto Bronte, non riesco a fare a meno di pensare che gli Ucraini – ma si potrebbe dire anche Afghani, o scegliete voi il nome preferito fra i tanti – sono un po’ come i Siciliani dell’epoca, i quali non volevano essere sabaudi almeno quanto non volevano essere borbonici, volevano semplicemente essere liberi, essere se stessi ed essere padroni della loro terra. Invece non ebbero libertà di essere niente, perché dovevano per forza essere di qualcuno, che sceglieva e si accordava per loro in nome di interessi più alti. Non avevano scelta e anche quando scelsero da sé, di ribellarsi, i primi ad abbandonarli e reprimerli nel fuoco furono proprio coloro che li avevano animati coi propri ideali, e così furono traditi due volte.

lunedì 10 ottobre 2022

affascino

Stamattina parlavo al telefono con Aldo che mi dice Antonio ce l'ho fatta a fine mese vado in pensione e giuro mi è presa una invidia ma una invidia di quelle che ora mi sento in colpa che gli viene l'affascino.

ringraziate che sia in russia

…Fred cominciò: – Hanno ammazzato il nostro compagno, e preso un altro. Il nostro compagno Tito è morto. Tito è morto. – E come gli chiedevano dove e come, allora anche Johnny ci si mise, e disse l’imboscata, e con un gesto infantile, proprio dei bambini richiesti di una adulta spiegazione, tendeva la mano [e] si sorprese a dire le stesse parole di Fred, col medesimo tono: – Hanno ammazzato il nostro compagno, e preso un altro. Il nostro compagno Tito è morto. Tito è morto. – Allora una vecchia si enucleò dal muro dei suoi figli e generi, spostandosi un lattante nipote da uno all’altro seno con un’antica destrezza, e disse: – Ed io che ho un figlio disperso in Russia! – Fred allargò le braccia a croce nel vuoto cielo e disse: – Ringraziate che sia in Russia. Vedete che cosa capita a noi che siamo in Italia.

[Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, cap. 10]

venerdì 7 ottobre 2022

contentezza

Quel momento di assoluta e stupefatta perfezione in cui arrivi a fine giornata per pura forza motrice delle gambe, ma correndo in avanti senza capire dove vai. Ti infili nel letto contento di avercela fatta, di non aver pianto, anche se ormai ti accorgi il tempo di lavoro diventa sempre più tempo rubato alla salute, che peraltro trascuri, tempo che ti manca il respiro e vuoi solo staccare. E ti dici sono contento, sono proprio contento, ora si dorme ora spengo il cervello e per qualche ora la faccio finita con tutto. Domani, purtroppo, è un altro giorno.

libro con radici

Stanotte ho sognato che con un amico giardiniere riuscivamo a creare un libro con delle radici innestate nella carta delle pagine da cui potevano nascere delle piantine che, se ben curate dal lettore, crescendo lo avvolgevano lentamente. Se le radici davano fiori o frutti erano tutti diversi fra loro perché prendevano i diversi colori o sapori del libro in relazione a come lo aveva vissuto il lettore. E quando finiva il libro lo potevi mettere in un vaso o in giardino così continuava a crescere per fatti suoi anche se non avevi più bisogno di lui e passavi ad altro.

giovedì 6 ottobre 2022

sconcerto

Attimo di sconcerto dopo aver fatto la spesa. Ma se invece di parlare dei massimi sistemi (la guerra, l'europa, i fascisti, il lavoro, il gas russo) parlassimo del drastico aumento del costo della carta igienica?

mercoledì 5 ottobre 2022

coscienza fiscale

 Da quando hanno eletto la Meloni – che come mi ricordavano oggi in banca ha la mia stessa età con uno scarto di 10 giorni – mi sono messo a rileggere Il partigiano Johnny, chissà perché. Scrittura tostissima ma molto creativa, dialoghi bellissimi, squarci di ironia dirompente. Come quando (cap. 6) i partigiani, che sono cenciosi e banditeschi nell’aspetto, armati di fucile ma con la scabbia addosso, suscitando ammirazione e ribrezzo insieme, scendono a valle a requisire il cibo ai contadini. I quali provano a patteggiare perché se gli portano via tutto poi i tedeschi li accusano di collaborazionismo e quindi li puniscono. I contadini dicono loro: vi prego portateci via metà della roba, così l’altra metà la portano via i tedeschi e noi salviamo la pelle. I partigiani non ci stanno a dividersi la roba dei contadini coi tedeschi e si portano via tutto. Ma sono migliori dei tedeschi e quindi sono onesti: portando via un vitello per mangiarselo, al contadino lasciano un buono di requisizione, un pezzo di carta firmato in cui dicono che gli hanno preso un vitello. Dopo la guerra, quando avremo vinto, tu vai pure al primo comando che trovi, mostragli questo foglio e quelli in cambio del vitello ti daranno dei soldi. Perché noi partigiani siamo onesti. Il contadino li guarda così cenciosi e banditeschi, armati di fucile ma con la scabbia addosso, non gli crede e risponde a tono: questo pezzo di carta per me non vale nulla, mi ci pulisco il… Allora i partigiani lo afferrano, lo picchiano, e si portano via il vitello senza lasciargli nemmeno il buono. E Johnny, disgustato dal comportamento dei suoi stessi compagni si chiede: Era la lenta, forcipata nascita della coscienza fiscale in Italia?

martedì 4 ottobre 2022

il blocco dell'autrice

Autrice – brava, ma molto molto umorale – prima mi fa un sacco di moine per farsi pubblicare. Poi, siccome prendo tempo, prende il muso e mi blocca perché non le rispondo come vuole. Io, non sapendo di essere stato bloccato, le scrivo per dirle che sì voglio pubblicarla; e lei, che avendomi bloccato non leggerà mai il mio messaggio, intanto pubblica il suo libro con Amazon. Quando, dopo mesi in cui si è calmata, riesco a chiarirmi e dirle che la volevo pubblicare, mi manda di nuovo affanculo perché se ero un po’ più sveglio non mi facevo bloccare e il suo libro lo avrebbe dato a me invece che ad Amazon. Io mi sento come se mi fossi scansato un matrimonio.

lunedì 3 ottobre 2022

uno

Mio padre si compiace di me con lo pneumologo. – Papà mi dice che sei editore. Grandissimo! Io ho un debole per Donato Carrisi, lo conosci? – Sì, certo... – Tu di che ti occupi? – Io in verità mi occupo di poesia e arte. – Ah, sei uno di quelli… – Quelli chi?

sabato 1 ottobre 2022

un sacco bello

Nipote che mi chiama perché legga le poesie di uno che le piace. – Guarda che se non lo leggi, ti tolgo il saluto. – Ma almeno è bravo? Vale la pena? – Che ne so se è bravo, quello lo devi dire tu, è bello. – E io dovrei leggere uno solo perché è bello? – Lo volevo leggere io, ma di me si vergogna… – E di me non si vergogna, invece? – Di te no, anzi ci tiene. – Ma non è che ti sta usando per arrivare a me? – Ma magari mi usasse! Che secondo te, io che ti sto chiamando a fare? Su, dammi una mano! Daaai! – E c’è chi lo chiama ancora il “sesso debole”.

la barca dei poveri

 Guardando la Boldrini che litiga a una manifestazione (sull’aborto libero) con delle giovani ragazze, mi è venuto da pensare che è la stessa donna che pochi anni fa litigava con Salvini per difendere delle ragazzine dall’odio mediatico dei suoi follower (comportati da adulto, gli diceva) e adesso ironicamente le tocca la stessa sorte. Ho pensato anche che la sua risposta, del tutto sbagliata, “allora fatevi difendere da Fratelli d’Italia”, è in fondo la stessa su cui il PD ha fondato (e perso) la sua campagna elettorale: o noi o i fascisti. Ma è anche la stessa risposta di tutti coloro che (nel PD o no) hanno cercato di motivarmi ad andare a votare: se non voti loro allora poi ti farai difendere dai fascisti. Stesse parole, stesso messaggio. Anche le ragazze che, disgustate dalla politica, vogliono cacciare la Boldrini dalla manifestazione rappresentano un po’ quel sentimento della sinistra (ma magari non sono nemmeno di sinistra) per cui “questa nostra battaglia non è tua, perciò non la puoi condividere con noi” (un po’ come fanno PD e Pandistelle). Figurarsi, mi sono detto, che succederà fra qualche mese, quando ci sarà da manifestare per cose come la difesa della Costituzione e allora ci si picchierà in piazza, ma fra di noi, per decidere di chi è la Costituzione. Ma questo (giusto e sacrosanto) desiderio di purismo, di non mischiarsi più col potere (e la Boldrini qui rappresenta il potere, magari benintenzionato, ma è potere), è anche in fondo il sentimento di chi ha passato gli ultimi mesi a dire che la gente è scema o si è fatta incantare dalle chiacchiere del potere (svegliatevi!) e quando sono arrivate le elezioni si aspettava un miracolo tipo che gli stessi scemi si ripigliassero all’improvviso dal sonno e andassero in massa a votare per un partito da zero virgola che nella realtà (con questa legge elettorale) non entrerà nemmeno nei bagni del parlamento. Ma andare a votare, dicendo di voler salvare il paese ma già consapevoli di perdere (si affida ai miracoli solo chi non ha speranza), non è un po’ un atto di resa o di vanità, del tipo “io ci ho provato, ma senza volermi sporcare le mani”? È un po’ come non andare a votare, oppure fare le manifestazioni per una causa comune e cacciare chi non riteniamo degno della causa. Mi pare che in questo ormai siamo tutti sulla stessa barca, che è la grande barca dei poveri. Esserci, pur non rappresentando niente per gli altri e per noi stessi: mi pare che almeno in questo, e con le diverse sfumature che ci contraddistinguono, siamo riusciti ad essere perfettamente uguali e allineati al potere.