mercoledì 12 ottobre 2022

oppio

 
Continuo a leggere questo libro sull’Afghanistan (a cura di Alessandro Ceci e pubblicato da Luca Sossella) che è interessantissimo. Ad esempio scopro che gli Stati Uniti nel ventennio in cui lo hanno presidiato militarmente, hanno certamente indirizzato male le loro risorse, ma hanno comunque investito 2300 miliardi di dollari (!) sul territorio attraverso cui il PIL del paese è cresciuto del 350%, il tasso di alfabetizzazione è passato dal 30 al 65% (coi bambini scolarizzati che sono passati da uno a nove milioni e mezzo), i presidi sanitari in tutto il territorio afghano sono passati da 496 a 2800 e la vita media è passata dai 45 a 64 anni. Senza contare l’affermazione di diritti per le donne che prima semplicemente non esistevano: gli Stati Uniti pare abbiano investito 280 milioni di dollari in piani di azione per il miglioramento della vita delle donne, a cominciare dall’alfabetizzazione, a cui prima non avevano diritto, fino al tentativo di fermare pratiche orrende come il matrimonio forzato prima dei 16 anni di età (in alcune zone più arretrate ci si sposa a 9 anni) o la lapidazione per le adultere. Eppure tutto questo non è servito e nel giro di pochi mesi dal ritorno al potere dei taliban scuole e ospedali sono stati chiusi, le donne interdette dalla vita sociale, il tasso di mortalità è tornato a crescere. In particolare nell’indice dei suicidi: il 90% dei sucidi nel paese sono femminili. Scopro anche che tutti, a partire dalla vecchia Unione Sovietica che la invase nel 1979, vogliono conquistare l’Afghanistan per i suoi immensi giacimenti di litio, anche se manca quasi del tutto la tecnologia per estrarlo o trasportarlo, ma già ci sta pensando la Cina che ha fatto buoni accordi coi taliban. E poi scopro che, nel frattempo, una delle risorse maggiori di un paese di fanatici che fa della regola del Corano e della purezza spirituale dell’uomo un punto d’onore per cui si può anche arrivare a uccidere, è la coltivazione dell’oppio, essendo l’Afghanistan il maggior fornitore del pianeta: il 95% dell’oppio che si consuma nel mondo si coltiva qui. Quando si dice la buona sana economia rurale di una volta.


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