domenica 29 agosto 2021

ma il freddo che mi ha preso...

Ma il freddo che mi ha preso ieri notte
primo freddo dell’autunno inaspettato
si affaccia a tradimento
ancora non mi lascia.
Me lo porto vivovivo nelle ossa
a ben guardare da sempre
questo freddo puntato dal suo ramo nudo
già pronto a infierire sugli occhi.
Strapparmi dalla faccia lo stupore
l’arroganza di essere in salute
e – senza meritarlo –
non sentirmi solo.

sabato 28 agosto 2021

le recensioni negative

«I poeti mentono troppo, ma non più di altre categorie di lavoratori» scrive Heiner Müller che nei suoi primi anni a Berlino, per mantenersi, si procurava da vivere lavorando per un giornale, ma con un ruolo assai particolare: lui scriveva le recensioni negative, nel senso che visto che già allora nessuno voleva stroncare i libri degli altri, rischiando violente inimicizie che avrebbero compromesso la propria carriera, tutte le stroncature – che fossero per motivi estetici o letterari, politici o personali – venivano affidate a lui o fatte firmare da lui, così da non infangare i nomi degli altri redattori. Lui a fare la parte del cattivo ci si divertiva, ma solo un giovane può essere così avventato. Infatti, agli inizi della sua carriera artistica, Heiner Müller era considerato uno dei più giovani e arroganti stronzi di Berlino, era pagato per quello. Appena gli fu possibile smise di fare il critico per dedicarsi al teatro, ma i nemici gli rimasero appiccicati per tutta la vita. Celeberrimo il suo primo processo per il primo scandaloso spettacolo teatrale da lui scritto (Umsiedlerin) in cui non solo censurarono lo spettacolo dopo la prima, non solo fecero il lavaggio del cervello a tutti gli attori per costringerli a denunciarlo come criminale sovversivo, ma quando poi lo rinchiusero e gli imposero, per liberarlo, una lettera di autocritica in cui si autodenunciava per i propri crimini d’autore, gli rifiutarono addirittura la lettera di autocritica perché «troppo curata nello stile». Estremo sputo in faccia a uno che aveva criticato tanto, in passato, le persone sbagliate.

pensierino curdunnese dopo le dimissioni di durigon

Hanno costretto Durigon alle dimissioni per aver proposto di cambiare il nome di una piazza intitolata a Falcone e Borsellino per ritornare, in virtù dei passati valori di Latina, alla precedente intitolazione ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Avesse almeno proposto Romano Mussolini, che era un musicista di talento, ma forse quel Mussolini Durigon nemmeno lo conosce, e in ogni caso che a un jazzista italiano si intitoli una strada in Italia forse è vietato (correggetemi se sbaglio). Tornando a Durigon, è cosa gravissima e inappropriata dicono alcuni, e andava punita severamente. Ma allora, mi chiedo, io che vivo nella zona fascistona di Locorotondo, Puglia, in via Araldo di Crollalanza, che si incrocia con via Giorgio Almirante (in cui ironicamente si incuneano via Pertini e via Sciascia), e con via Giulio Cesare Evola, via Italo Balbo, via Giovanni Gentile, via Ugo Spirito, via Vilfredo Pareto, via Gioacchino Volpe, via Filippo Tommaso Marinetti (questa mi piace), via Pinuccio Tatarella e persino, con molta sottigliezza, via Filippo Corridoni (sindacalista rivoluzionario amico del primo Mussolini socialista), dove insomma non c’è un omaggio improvvisato, ma la ricostruzione scientifica di quella storia, roba che quelli di Latina a noi pugliesi ci fanno un baffo, ecco se utilizziamo quel sistema punitivo lì, noi, a coloro che hanno effettivamente dato questi nomi alle nostre strade, quali dimissioni dovremmo chiedere? Quali scuse pubbliche? Quale sberleffo imporre? Ma soprattutto, in virtù di alcuni nostri valori, non ultimo la riconoscenza, non sarebbe più giusto cambiare nome a una delle tante strade di cui sopra in via Anthony Galt, antropologo che negli anni Ottanta ha scritto ben due libri sul nostro paese studiati nelle università americane e nessuno gli ha mai detto grazie? Una a Giuseppe Giacovazzo, giornalista? Una a Peppe Guarella, storico? E passati i dieci anni di rito, una a Vincenzo Cervellera, scrittore? Una via a Gino Strada che forse se la merita, oggi, un pochino più di tutti gli altri e che speriamo non finisca in culonia come via Peppino Impastato?


mercoledì 25 agosto 2021

altri pensieri sparsi sulla "poesia civile" come sottogenere per la gente di merda

Ci penso da alcuni giorni. Probabilmente è vero che “poesia civile” è più che altro un’etichetta, una formula utilizzata per incasellare un sottogenere. Non sono d’accordo quando si dice che si rischia, con quella, di sfociare nella retorica. Visto che c’è anche una pesantissima retorica dell’amore, non vedo perché una poesia civile debba essere necessariamente più retorica di una qualsiasi poesia d’amore. Però è vero, non siamo più capaci di leggerla col giusto trasporto emotivo – senza ironie di sorta o imbarazzi – perché ce ne manca l’urgenza, persino nella situazione più estrema chi legge e scrive poesia, oggi in Italia, è per la maggior parte qualcuno che può permettersi di farlo, di investire tempo e soldi in questo vizio. Come fa, dunque, l’indignato contemporaneo, a scrivere di qualcosa che conosce a malapena, a immergersi in quel tipo di rabbia che inneggia a una giustizia portata al suo estremo? Guardo il TG e penso che così come oggi, qui, in molti ritengano che sia da ingenui abbandonarsi a quel tipo di rabbia e di versi, in altri luoghi com’è adesso Kabul – prendo una realtà spaventosa fra le tante – sarebbe altrettanto assurdo per chi scrive, se può scrivere, se sente l’urgenza di scrivere, pensare alla rima cuore-amore, al canto degli uccelli, ignorando l’orrore intorno, la rabbia cieca e la paura di chi subisce un sopruso a cui non può sottrarsi. Allora penso a una celebre poesia di Tonino Guerra che ridotto alla fame, uscendo dal campo di concentramento, vide un fiore e si commosse perché non aveva più desiderio di mangiarlo. Anche quella è poesia civile, perché si affaccia dalla propria fine verso la vita, si aggrappa alle pareti del pozzo e risale tenacemente verso una luce. Noi quel tipo di sensazione l’abbiamo provata, lo so, eppure adesso la teniamo a distanza come se fosse posticcia, una posa falsa. Perché? Perché, se la poesia nasce dal bisogno, e noi siamo troppo ricchi, troppo grassi, troppo sazi, troppo tutelati, allora non siamo credibili, stiamo di sicuro mentendo, non abbiamo le palle né il fegato per farla, non abbiamo il pedigree, la patente, la voce giusta. Un po’ è vero, e un po’ credo che siamo diventati anche sordi e ciechi alla voce degli altri, che il nostro stesso cinismo si infili nelle orecchie come tappi di cera da malpensanti. C’è una piccola parte di noi, là fuori, che è invisibile, che probabilmente ha quell’urgenza nelle mani – giovani precari, immigrati, disperati senza futuro e senza salute –, che vive sulla propria pelle i problemi insanabili legati alla nostra società storta, persone lacerate che si sbattono in fabbrica o nei campi, nei centri diurni, che manifesta in piazza e reagisce anche coi versi, scrive il proprio male. E c’è un’altra parte, più vasta, di lettori che li ignora, quasi con paternalismo, che se ne vergogna, che non li legge, non sono interessanti, che li giudica senza capire, che dice “Non ci sono più gli incazzati di una volta!” mentre santifica poeti morti da più di ottant’anni, che non compra i loro libri, non investe in loro, non crede alle loro parole, li giudica falsi e spenti, li guarda dall’alto in basso e se gli passa accanto fa finta di non vederli come si fa coi mendicanti. C’è uno stacco profondo fra chi vive e chi scrive e un altro stacco altrettanto profondo fra chi scrive e chi legge. Io vedo questo. E dunque, all’estero non va meglio che da noi perché hanno voci più sane e più forti, ma soltanto perché quelli che vivono, che scrivono e che leggono stanno immersi tutti insieme nella stessa merda, con la merda che gli arriva alle ginocchia e che sale a vista d’occhio, quindi si guardano negli occhi e parlano la stessa lingua, che è la lingua della merda che devono ingoiare. Qui da noi, la verità è che alcuni mangiano merda e altri no, ma tutti pretendono di dirti la merda che devi mangiare tu. E nessuno ti chiede scusa se ti rifiuti di mangiarla. E se non la mangi fanno finta che non ci sei.

lunedì 23 agosto 2021

la terza dose

Ieri leggevo un articolo dove si sosteneva che, stando all'OMS, parlare di fare e di far fare la terza dose di vaccino quando ci sono interi paesi poveri del mondo che non hanno nemmeno il modo di fare la prima è un po' da stronzi.

domenica 22 agosto 2021

qualcosa di simpatico

Ieri sera ho incontrato un vecchio prof. che mi ha fatto un sacco di complimenti. Dice che mi segue da lontano ma che secondo lui manco di ambizione. Io gli ho risposto la verità, che anche se provo a darmi da fare, in verità io non ci credo tanto nel lavoro, credo piuttosto nella FINE, credo cioè in una fine catastrofica e imminente – di cui ogni giorno i fatti mi danno conferme – e il lavoro è un modo come un altro per riempire il tempo mentre finisco/finiamo. Lui mi ha guardato perplesso, così per stemperare ho detto: Guarda, come me la pensa anche Woody Allen, quindi sarà un pensiero triste, ma non è detto che da tutto ‘sto finire non venga fuori qualcosa di simpatico.

sabato 21 agosto 2021

la mia vera attitudine

In questi giorni di nullafacenza vacanziera mi sono accorto come la mia vera attitudine alla vita è il fancazzismo. Non tutti sono portati, c'è chi a star fermo gli brucia la terra sotto i piedi. Io no, sto fermo benissimo e con molto stile. Stile sasso gettato nell'acqua. Di quelli che anche mentre affondano producono i cerchi in superficie.

giovedì 19 agosto 2021

i poveri

Pensavo che il mondo è talmente ingiusto che negli ultimi due giorni mi hanno inviato una decina di appelli accorati, da parte di organizzazioni e di privati, per raccogliere fondi per gli Afghani, di cui si parla sempre, ma nemmeno uno per gli abitanti di Haiti, che in contemporanea sono stati sconvolti da un terremoto. Non ne sento quasi parlare, non ne parlo io stesso. A parità di notizie la tragedia afghana ci commuove di più per la sua palese ingiustizia, mentre ai poveri Haitiani che gli puoi dire? Non è colpa di nessuno se c'è stato un terremoto. Al massimo, se ci credi, te la prendi con Dio. Mio nonno diceva sempre così, che i poveri non sono tutti uguali, persino nella disgrazia c'è sempre qualcuno che è più povero di un altro.

dalla parte del riccio

Ieri leggevo questa cosa a cui non so se credere. Un articolo diceva che un uomo che fuma più di cinque sigarette al giorno inquina, in termini di CO2 immesso nell’aria, quanto una vecchia locomotiva a gasolio. Mi sembra troppo. Eppure non credo nemmeno a chi dice che più inquinante del traffico automobilistico è l’inquinamento aereo. Faccio un esempio. Solo nel mio paesino – 14.000 abitanti, circa 3-4.000 nuclei famigliari, una media di due o tre auto per nucleo famigliare – circoleranno in media 11.000 automobili. Possibile, mi chiedo, che 11.000 auto in movimento in una qualsiasi giornata dell’anno inquinino meno di un viaggio in aereo? C’è chi lo pensa. La verità, però, è che sappiamo le cose a metà, non siamo così ben informati come pensiamo. E credo che invece sarebbe utile, se vogliamo fare qualcosa, che qualcuno ci dia delle istruzioni chiare, su cosa fare per contribuire alla salvezza dell’ambiente. Delle misure semplici e precise, delle regole da rispettare. Delle multe come si deve. E non solo la promessa che entro il 2050 ridurremo questo e quello a livello mondiale. Perché quello per me non significa un bel niente di preciso, secondo me significa solo che si vuole cambiare tutto senza cambiare niente, cercare di mettere le pezze a colori continuando a considerare le persone come mucche da mungere in un sistema di mercato che resta identico nella sua filosofia. Mentre mi pare che il primo passo da fare per salvare il mondo sia dire alle persone come stanno le cose, che sono responsabili come tutti gli altri. Mollare una sberla se occorre. E dire loro che se usano l’auto solo un’ora al giorno, se riducono gli spostamenti, se mangiano meno carne, se fumano due sigarette invece di due pacchetti al giorno, se fanno queste semplici cose, già contribuiscono effettivamente a salvare il pianeta. Lo trovo molto più utile che ripetere: “Fate i bravi, state zitti, ci pensiamo noi”. Si è visto come ci hanno pensato loro finora. E aggiungo che anche noi dovremmo farci un esame di coscienza ogni tanto, su cosa è davvero utile e su cosa no. L’altro giorno parlavo con due amici. Lei mi diceva che una delle cose più belle, ma proprio più belle del lockdown, era vedere le strade vuote, senza più macchine. Di notte si dormiva, ma soprattutto le strade non erano costellate di cadaverini. Ricci, gatti, cani, volpi, tutti democraticamente investiti e lasciati a morire sull’asfalto in nome della nostra ritrovata libertà di movimento. Lui le rispondeva che c’entra, certo mi dispiace se investo un riccio, ma io mi devo muovere, e se quello si ferma sulla strada io che devo fare? che detta così sembra un duello all’ultimo sangue, mezzogiorno di fuoco, dove ci sono i buoni e i cattivi e, dalla parte del riccio, vincono sempre i cattivi.

martedì 17 agosto 2021

andrà come deve andare...

Andrà come deve andare.
Ne parleremo accorati
per un paio di giorni
in linea col meteo e col
telegiornale,
poi ce ne andremo al mare.
Prima e dopo lo spettacolo.
Prima che il tempo si guasti
ché pure le ferie hanno i giorni
contati. E dopo la fine
di ogni illusione che il mondo
si possa salvare. Non
lo possiamo salvare e quindi
è meglio andarsene al mare.

lunedì 16 agosto 2021

così fan tutti

Ieri ho conosciuto uno di quelli che, per fare opposizione, tutte le mattine va sul profilo della Meloni e le scrive contro una frase sprezzante o ingiuriosa. Soprattutto adesso che la Meloni ha pubblicato un libro ci va a nozze, "figurati se quella capra sa scrivere". Io glielo dico, ma perché invece di perdere tempo con lei non vai a coprarti il libro di un altro, è così che si fa l'opposizione ai brutti libri. Lui mi risponde come fan tutti, che non ha tempo, che leggere non gli piace, non riesce a concentrarsi, non arriva in fondo al libro, insomma preferisce scrivere i suoi post offensivi e arguti, anzi, alcuni sono così divertenti che li sta raccogliendo per farne "qualcosa". Apposto, penso, aspetto il tuo prossimo libro e l'opposizione alla Meloni la facciamo direttamente in libreria, sullo scaffale dei libri inutili.

domenica 15 agosto 2021

dissoluzione

Vent'anni di occupazione americana in Afghanistan fatta non da liberatori ma da imperialisti (ovvero alla cazzo di cane) dissolti in pochissimi giorni da un nuovo regime fondamentalista. Migliaia di persone terrorizzate che presto si riverseranno in Europa per paura delle rappresaglie interne al nuovo regime. E noi come ci comporteremo allora verso questi profughi? Li accoglieremo cristianamente? Li ricacceremo indietro? Creeremo dei nuovi lager finanziando magari i talebani? Chiederemo "una mano" agli USA?

giovedì 12 agosto 2021

che cos'è una metafora

Cito da Czesław Miłosz, La mente prigioniera (Adelphi): «Pablo Neruda, grande poeta dell’America Latina, viene dal Cile. Ho tradotto molte sue poesie in polacco e sono stato contento quando è riuscito a evitare l’arresto fuggendo dal suo paese natale. Pablo Neruda è comunista. Gli credo quando scrive della miseria del suo paese e lo stimo per il suo gran cuore. Siccome, scrivendo, egli pensa ai suoi fratelli e non a sé gli è concessa in premio la potenza della parola. Quando però oppone alla follia del mondo capitalista la vita felice e gioiosa degli abitanti dell’Unione Sovietica, allora smetto di credergli. Gli credo fino a quando scrive di cose che conosce. Smetto di credergli quando comincia a scrivere di cose che conosco io». Riporto questo frammento che ho letto iersera, non come disanima del comunismo storico, quanto come metafora degli innumerevoli e poetici Neruda che ogni giorno leggo, sento, mi scrivono o contattano per dirmi esattamente le cose che so, imponendomele come le vedono loro.

la vita è una sola?

Poi ti svegli la mattina, guardi il TG e ti chiedi a che pro salvare le persone coi vaccini, se poi devono bruciare negli incendi o cotte a 50° o spazzate via da una inondazione o da un temporale tropicale, che si dice saranno sempre peggio. Il saggio direbbe che la vita è una sola e va goduta anche nel disagio più estremo. Non lo so. Mi sembra ci sia questa sorta di sbalzo o dicotomia, per cui da una parte siamo entusiasti dai risultati medici e dall'altro avviliti da quelli ambientali senza accorgerci che sempre di noi si tratta. Qui c'è da rivoltare il mondo come un calzino e non siamo nemmeno sicuri di cosa stiamo parlando.

martedì 10 agosto 2021

franco, loredana e san rocco

 


toccarsi

La domanda dell'estate 2021: Come va la casa editrice? Con un tono del tipo: Si vede che fai la fame. Purtroppo, anche facendo un lavoro per lo più cerebrale, il mio corpo è l'immagine del mio lavoro, smagrito, pallido, spelacchiato. Qualcun altro invece pensa subito a gravi problemi di salute: Antò, ma stai bene? Fattela una visita. Tanto che delle volte ci scherzo: In verità c'è qualcosa che mi sta mangiando dentro. Ma stamattina mi hanno risposto: Ecco lo sapevo, l'avevamo detto con zia Mariodda che mancava poco. Si scopre che sulla data della mia prossima scomparsa ci fanno addirittura le scommesse. Stamattina, insomma, mi sono toccato e bene.

anno mille

Comincio a pensare che stiamo per raggiungere il punto di non ritorno e a breve l'argomento del giorno non sarà più la dittatura sanitaria ma la fine ambientale del pianeta. Finché un giorno, alzando il tiro, finiremo per tornare a parlare di Dio (C'è? Non c'è?) e dei massimi sistemi, ovvero torneremo a pregare per salvarci l'anima, proprio come si faceva nell'anno Mille.

lunedì 9 agosto 2021

grazie, angela

Oggi ascoltando il TG pensavo che solo due anni fa quando Greta Thumberg diceva che il mondo stava andando a rotoli c’era molta gente che la sfotteva come cretinetta o mostro e minchionava le migliaia di giovani che la seguivano. Appena due mesi fa, più in piccolo, quando scrissi un post in cui dicevo che secondo me le mascherine chirurgiche usa e getta sono inquinanti per il pianeta, ci fu chi mi rispose “pensa alla salute, che poi si pensa al mondo”. Ma da un mesetto a questa parte, da quando cioè Angela Merkel ha pubblicamente ammesso che le alluvioni che hanno devastato alcune regioni del sud della Germania sono state causate da una catastrofe ambientale a cui abbiamo contribuito tutti, ho questa sensazione: che sia cambiato improvvisamente il modo di raccontare questa storia. Anche sui media, almeno in Italia, da circa un mese, da quell’annuncio fatidico della Merkel, non c’è un solo Tg che quando parla di disastri, come l’ultimo in Grecia, non metta sempre in evidenza i danni irreversibili all’ambiente causati dalla nostra cattiva gestione del pianeta, e quello che ci aspetta di qui a pochi anni (cose molto brutte). Di fronte a tutto questo mi viene da dire grazie alla Merkel e ancora: era ora, speriamo che adesso qualcosa cambi.


sabato 7 agosto 2021

l'uguale

La domanda che mi fanno tutti, da poeta, è perché non scrivo un romanzo. Avrei di sicuro maggiore successo. Come se scrivendo un romanzo facessi chissà quale salto verso il pubblico. In verità un paio di volte mi sono proposto anche per quello, ma credo di non aver convinto nessuno, nemmeno me stesso. Non credo di fare troppo schifo in prosa, ma serve una determinazione per essere romanzieri che i poeti veri se la sognano, perché i poeti partono avvantaggiati, non avendo nessun pubblico a monte non devono lottare con nessun altro che con se stessi e con i loro quattro colleghi sfigati: nessun pubblico, nessun mercato, nessun sistema editoriale. Una libertà di parlare al vento che molti romanzieri se la sognano. Alla fine non sviluppi nessun muscolo, nessuna mascella. Qualche volta, allora, ci ho provato anch’io a fare il salto, ma senza muscoli e senza successo, non mi ha “cagato” nessuno. Il rifiuto degli altri però è stato utile come esperienza, perché così resti umile, impari a metterti nei panni di chi rifiuti tu, stando dall’altra parte. Allo stesso tempo, lo confesso, ho sempre rosicato su qual è il punto di discrimine, dove cioè ciò che scrivo perde di interesse per chi legge e lo accantona a favore di qualcun altro. È l’unica cosa che mi rode e me lo chiedo, specie quando poi vedo pubblicare decine d’altri che non ritengo più validi di me, né migliori né peggiori ma semplicemente uguali, mi chiedo: cosa mi manca per essere più uguale a loro?

venerdì 6 agosto 2021

sindrome

Oggi mi succede una cosa strana, dovunque mi poso il mio corpo cede, tendo a stendermi aderendo perfettamente alla superficie (meglio se del divano) e non mi ingolla più di alzarmi. Ho chiesto al medico e mi ha detto che soffro della sindrome di Andy Capp e che poi passa da sola quando dice lei.

giovedì 5 agosto 2021

f come falso

Ultimamente c'è un mio amico burlone che fa questo scherzo, va sulla spiaggia vuota e fotografa le giostre dei bambini oppure si mette sul bordo della strada e fotografa le strisce pedonali, poi pubblica la foto sui social con un semplice filtro e scrive sotto "Luigi Ghirri". Prende moltissimi like di gente in estasi. "Meraviglioso! Stupendo! Un genio!" E lui, novello falsario, gongola.

sessantotto

…perché nel Sessantotto non è che ci sono stati solo quelli che facevano sciopero o i simpatizzanti, no, no, e dopo, una volta arrivata l’onda del riflusso, sul bagnasciuga ci sono rimasti solo quelli che tiravano i sospiri di sollievo, e c’è anzi da stupirsi che ancora oggi ci si immagina il Sessantotto come un anno pieno di sessantottini mentre in realtà è stato un anno quasi come gli altri (e sottolineo quasi), pieno zeppo di non-sessantottini che mai avrebbero voluto esserlo e che mai lo sarebbero stati, che mai e poi mai avrebbero voluto essere confusi con quei cretini, con quegli stronzi di studenti che della vita non sapevano proprio niente o con quegli operai che pensavano solo a sciallarsela, un anno pieno zeppo di operai che volevano soprattutto evitare di essere confusi con chi tra loro pensava solo a sciallarsela, e anche in mezzo agli studenti c’erano degli studenti che volevano assolutamente evitare di essere confusi con quelli che scioperavano con tutti gli altri stronzi – sì, certo, una minoranza, però passato il mese di giugno del Sessantotto, c’è stato il miracolo: il primo luglio, quelli che non volevano essere confusi sono diventati la maggioranza, la folla si è alzata in piedi e, pubblicamente questa volta, ha fatto sapere che se ne andava al mare.

[Nathalie Quintane, Stand up, TIC edizioni, 2020]

pennacchi

Continuo a ripensare a Pennacchi che all'inizio della carriera da scrittore ha preso 55 rifiuti da varie case editrici e mi chiedo chi sarà, se ci sarà, quel grande autore che un giorno mi metterà nella sua bio al capitolo Editori che non mi hanno capito (fra parentesi stronzi).

domenica 1 agosto 2021

in difesa dei netturbini

Ieri sera ho fatto questa cosa per me fuori dall’ordinario, sono uscito per la seconda volta di seguito in paese e avendolo trovato assai più pieno e movimentato della sera prima devo necessariamente aggiustare il tiro rispetto alle mie considerazioni di ieri. Alcuni miei amici mi hanno detto che era la prima volta che si riempiva così e c’è ancora da capire se è stato un effetto del concerto di Niccolò Fabi, del caldo disturbante o del primo sabato di agosto. Io per me posso solo dire che le piazze erano piene, quasi nessuno portava la mascherina (e infatti uno degli argomenti di discussione era se a settembre chiuderanno di nuovo tutto oppure no) e fondamentalmente – almeno per me – molte di queste mascherine erano gettate per terra, tanto per aggiungere sporcizia alla sporcizia. Quindi, visto che siamo impotenti e non siamo in grado di salvare il mondo, io mi sento dal mio piccolo di proporre almeno questo a chi ha un conflitto con la propria mascherina: se la devi mettere per sentirti più sicuro mettila, se non la devi mettere perché ti dà fastidio lasciala a casa o mettila lì dove non rischi di perderla e fare danni, magari la infili nelle mutande, ma per favore non gettarla per terra perché, dopo tutto quello che abbiamo sentito negli ultimi mesi, fa abbastanza schifo l’idea che qualcun altro debba raccogliere qualcosa dove hai respirato, quindi piena di germi e altre schifezze varie che ti porti dentro.