sabato 28 agosto 2021

le recensioni negative

«I poeti mentono troppo, ma non più di altre categorie di lavoratori» scrive Heiner Müller che nei suoi primi anni a Berlino, per mantenersi, si procurava da vivere lavorando per un giornale, ma con un ruolo assai particolare: lui scriveva le recensioni negative, nel senso che visto che già allora nessuno voleva stroncare i libri degli altri, rischiando violente inimicizie che avrebbero compromesso la propria carriera, tutte le stroncature – che fossero per motivi estetici o letterari, politici o personali – venivano affidate a lui o fatte firmare da lui, così da non infangare i nomi degli altri redattori. Lui a fare la parte del cattivo ci si divertiva, ma solo un giovane può essere così avventato. Infatti, agli inizi della sua carriera artistica, Heiner Müller era considerato uno dei più giovani e arroganti stronzi di Berlino, era pagato per quello. Appena gli fu possibile smise di fare il critico per dedicarsi al teatro, ma i nemici gli rimasero appiccicati per tutta la vita. Celeberrimo il suo primo processo per il primo scandaloso spettacolo teatrale da lui scritto (Umsiedlerin) in cui non solo censurarono lo spettacolo dopo la prima, non solo fecero il lavaggio del cervello a tutti gli attori per costringerli a denunciarlo come criminale sovversivo, ma quando poi lo rinchiusero e gli imposero, per liberarlo, una lettera di autocritica in cui si autodenunciava per i propri crimini d’autore, gli rifiutarono addirittura la lettera di autocritica perché «troppo curata nello stile». Estremo sputo in faccia a uno che aveva criticato tanto, in passato, le persone sbagliate.

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