«I
poeti mentono troppo, ma non più di altre categorie di lavoratori»
scrive Heiner Müller che nei suoi primi anni a Berlino, per
mantenersi, si procurava da vivere lavorando per un giornale, ma con un
ruolo assai particolare: lui scriveva le recensioni negative, nel senso
che visto che già allora nessuno voleva stroncare i libri degli altri,
rischiando violente inimicizie che avrebbero compromesso la propria
carriera, tutte le stroncature – che fossero per motivi estetici o
letterari, politici o personali – venivano affidate a lui o fatte
firmare da lui, così da non infangare i nomi degli altri redattori. Lui a
fare la parte del cattivo ci si divertiva, ma solo un giovane può essere
così avventato. Infatti, agli inizi della sua carriera artistica,
Heiner Müller era considerato uno dei più giovani e arroganti stronzi di
Berlino, era pagato per quello. Appena gli fu possibile smise di fare
il critico per dedicarsi al teatro, ma i nemici gli rimasero appiccicati
per tutta la vita. Celeberrimo il suo primo processo per il primo
scandaloso spettacolo teatrale da lui scritto (Umsiedlerin) in cui non
solo censurarono lo spettacolo dopo la prima, non solo fecero il
lavaggio del cervello a tutti gli attori per costringerli a denunciarlo
come criminale sovversivo, ma quando poi lo rinchiusero e gli imposero,
per liberarlo, una lettera di autocritica in cui si autodenunciava per i
propri crimini d’autore, gli rifiutarono addirittura la lettera di
autocritica perché «troppo curata nello stile». Estremo sputo in faccia a
uno che aveva criticato tanto, in passato, le persone sbagliate.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
sabato 28 agosto 2021
le recensioni negative
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