lunedì 30 aprile 2018

la necessità del rituale

Dopo averci fatto due presentazioni insieme posso dire che uno dei mezzi più efficaci usati da Franco Arminio per conquistare il pubblico, al di là delle sue formidabili doti istrioniche, è il modo in cui rilancia una forma di religiosità di carattere ambientale, più che trascendentale, che in buona parte si esprime attraverso una pantomima derivata da quella in uso nella messa: i canti corali, l’inginocchiarsi quando si legge la poesia per i contadini, sono tutti rituali codificati in quel contesto, ma svestiti dei loro paramenti e attualizzati per la piazza. Lì dove il sacro si ammantava di mistero nell’uso del latino, lingua che il fedele non conosceva ma nel cui suono salmodiante si cullava, adesso lo stesso mistero è offerto al pubblico dai versi delle poesie. Però sta tutto, ancora e sempre, lì. Arminio, con molta disinvoltura, “alleggerisce” queste formule con l’ironia, e dà così modo al suo popolo di abbandonarsi senza vergogna, attraverso la necessità del rituale, al proprio incessante bisogno di sacralità, persino quando tale rituale ricalca formule perfezionate dalla Chiesa, in modo rigorosamente laico e, per certi versi, per chi si oppone a suddetta Chiesa, politicamente corretto.

mercoledì 25 aprile 2018

poesia per una foto


La libertà che cara avevo in cuore 
ora nel cuore soprattutto che sei morto 
sta più al sicuro ché libera mi sento nel 
tuo nulla, la libertà di dire che sei morto.

martedì 24 aprile 2018

lettera all'editore

«Caro Antonio, come vanno le cose? Da queste parti c’è aria stagnante quanto a emozioni. Specialmente da quando Valeria (la tabaccaia) ha cambiato lavoro. Pertanto non mi ritrovo più con una figona alta, bruna, bella e prosperosa. Le scrivevo bigliettini anonimi ma pieni di belle frasi, che ponevo sui tergicristalli della sua macchina ogni sera, all’uscita dal lavoro. Così scaldavo il mio povero cuore. Quella donna mi ispirava poesie. Adesso che se n’è andata, c’è un vuoto nelle mie giornate che non riesco a colmare. A questo proposito mi chiedo pensieroso se potremo pubblicare la mia raccolta. Sono consapevole del fatto che sia molto breve, ma credo ci siano delle belle poesie, e qualche spunto di riflessione. Io dopo tanti rifiuti continuo a sperare in te... Attendo tue. S.»

sabato 21 aprile 2018

vino vino bianco, sento male a un fianco

L'altro giorno, pensavo, al Vinitaly hanno decretato che il vino più venduto, oggi, sul mercato è il prosecco, e che il bianco in generale sta tornando in auge dopo anni che lo si evitava peggio che se ti offrissero veleno. Quando è moda è moda cantava Gaber. E così, mentre in Veneto stanno già riconvertendo, senza pensarci due volte, intere aree in vigneti che porteranno altro lavoro e di sicuro qualche problema ambientale (ma che c'importa dell'ambiente quando c'è il lavoro), noi qui a Locorotondo con una lungimiranza assurda abbiamo scientemente fatto fallire la più grossa azienda cooperativa e vinicola del meridione (La Cantina Sociale) pochissimi anni prima del boom, solo per poter continuare a dire che al Sud di lavoro non ce n'è. E dico scientemente perché lo sappiamo tutti che quel fallimento non è stato un caso, ma il risultato di una scelta ben precisa.

venerdì 20 aprile 2018

la parte altrui ringrazia

Ho sognato che morivo e che mettevano il mio epitaffio sui giornali. C'era scritto: "La parte altrui ringrazia". Io li leggevo compiacendomi per tanta attenzione nei miei riguardi, persino da morto. Poi mi prendeva un dubbio atroce: ma la parte di chi? E andavo in giro a chiederlo a tutti che, giustamente, mi davano varie e differenti spiegazioni e sulla cosa altrui (non certo nostra) e sulla morte mia. Alla fine non ci ho capito nulla.

martedì 17 aprile 2018

vita di un falsario

Yasushi Inoue, capitolo secondo. Ho appena finito Vita di un falsario (pubblicato da Skira nel 2014), un libro breve, lieve, discreto, poetico nel senso più alto del termine, quanto ricco di possibili chiavi di lettura. Nel libro, scritto in prima persona, un giornalista che si occupa d’arte – proprio come Inoue – viene incaricato di redigere la biografia di un noto artista dai suoi figli. L’artista è universalmente riconosciuto come un genio e il lavoro di ricerca appare sulle prime allettante. Invece, annoiato dalla gravità del compito, il giornalista rimanda di continuo la fine dell’opera – per ben tredici anni! – fino al giorno in cui, interessandosi svogliatamente ai suoi dipinti ne scopre delle copie di buona fattura e, preso in una spirale di coincidenze, comincia a incalzare lo spettro di un amico di gioventù dell’artista – artista a sua volta ma senza il talento del primo – che è finito per diventare prima falsario – procacciandosi da vivere attraverso la vendita di falsi dell’altro – e poi produttore di fuochi d’artificio – con l’ambizione frustrante di creare un fuoco dal particolare colore azzurro mai realizzato da nessuno, fino al punto di perderci tre dita di una mano e l’amore di sua moglie. Il falsario muore in solitudine, dimenticato da tutti meno che dall’artista che lo nomina per tre volte nei suoi diari. Si delinea così la biografia casuale, inattesa e indesiderata, di un artista minore che, nell’ossessivo confronto col vero genio e nella sua vergognosa imitazione, non fa che rimarcare la propria incapacità di superare i propri limiti, senza suscitare la pietà di nessuno, nemmeno del lettore. Il reportage di questa sconfitta è a sua volta un falso, in quanto basato sulla vita e sulle opere di personaggi mai effettivamente esistiti ma descritti con tale accuratezza da essere verosimili. Ma, conclude Inoue alla fine del libro, «a questo punto, che si tratti di opere autentiche o di falsi, non ha più alcun significato».

Nell'immagine: Pruno in fiore di Wang Mian

sabato 14 aprile 2018

lo stancometro

Certi giorni penso che se inventassero un macchinario come lo stancomentro, utile a misura il grado di stanchezza delle persone, magari con le variabili: stanchezza fisica, morale, disgusto, nausea, voglio morire, ne verrebbe un gran bene per tutti. Non si potrebbe più barare sulla propria insofferenza e i veri stanchi avrebbero un motivo in più per tener duro: poter dire ai lamentosi senza motivo, prove scientifiche alla mano, "ne dovete friggere di polpi, per arrivare dove siamo".

lunedì 9 aprile 2018

new york appartiene ai topi

Seconda traccia dal nostro audiolibro Topografia della solitudine, di Sergio Pasquandrea, letto da David Riondino e musicato da Michele Marzulli (by Pietre Vive Editore).

mi appassionano i frammenti

La cosa più giusta che devo dirvi è di non ascoltarmi e non credere fino in fondo alle cose che vi racconto. La grande età ti allontana dalle storie lunghe e complete che cercano di trascinare i miei pensieri verso di loro. Mi appassionano i frammenti, i fatti slegati e le cose che sembrano inutili.

Tonino Guerra, Tempo di viaggio, Maggioli

sabato 7 aprile 2018

aiuta o no?

Martedì 10 aprile io e l'editrice Giorgia Antonelli siamo stati invitati da un gruppo studentesco a tenere una lezione all’Università che aprirà una serie di incontri sull'editoria. Tema della nostra lezione sarà: MA L’EDITORIA AIUTA O NO LA RICRESCITA DEI CAPELLI? Io e Giorgia siamo stati scelti come esemplari contrastanti su cui dibattere questa teoria. Ecco, mi hanno detto che hanno prenotato per assistere alla cosa più di 80 studenti. Pare che l’Italia dei libri sia piena di calvi che non si arrendono.

centinaia di intellettuali dimenticati

Attorno a Mosca ci sono dei villaggi e anche gruppi di dacie a ridosso di boschi di betulle o nelle vallette sulle sponde della Moscova dove vivono centinaia di intellettuali. Portano a spasso cani e si incontrano a parlare stando appoggiati alle staccionate che racchiudono piccoli orti dove cresce insalata e qualche cavolo. D’autunno trascinano i piedi nelle foglie secche piene di colori e raccolgono mele. D’inverno affondano le calosce nella neve. Attorno a loro sono caduti tutti i rumori e le voci che venivano da lontano non corrono più lungo i fili del telefono. Vivono con l’affitto a stranieri del loro appartamento di Mosca. 
Nei tempi della non libertà c’erano nella capitale almeno 300 drammaturghi e migliaia di scrittori e poeti raccolti in una grande associazione che poteva inviarli a riflettere nelle case di riposo di alta montagna o sulle spiagge del Mar Nero o sul Baltico. I più vivevano con gli aiuti dell’Istituto di Cultura che poi chiudeva le loro opere in qualche cassa per una dimenticanza totale. Quasi tutti si illudevano che la mancata pubblicazione dipendesse da ragioni politiche e cioè per qualcosa nelle loro opere che avrebbe potuto infastidire le alte sfere. La maggior parte, purtroppo, scriveva cose di poco valore anche se verso di loro c’era un’attenzione e un’attesa di amici occidentali pronti a giurare sulla loro qualità. Insomma una stima è un sostegno «al buio» per queste opere censurate. Allora era molto difficile viaggiare a raggiungere le grandi metropoli al di là dei confini della Russia, ora che tutto il mondo è a disposizione, nessuno più li chiama per un invito e mancano i soldi necessari per dei viaggi così costosi. 
Vivono in queste campagne nella tranquillità più assoluta, molto vicini ai personaggi descritti da Čechov. Probabilmente su diversi di loro oggi è caduta la tristezza vera di chi si è reso conto del poco valore della sua scrittura e dei suoi racconti. Ma i più continuano a lamentarsi perché la mancanza di carta ha ridotto i programmi delle case editrici. Qualcuno ha in mente cose eccezionali che potrebbero rasentare la pornografia tanto di moda, però non lo fa per rispetto alla moglie. 
C’è chi pensa che bisognerebbe scrivere in inglese come fece Nabokov ma ci vorrebbero degli inviti per dei soggiorni a Londra o almeno nei dintorni. I traduttori si lamentano perché le case editrici pretendono una somma in valuta di chi Desidera essere pubblicato in Russia. Lo scrittore Babilov, che nel ‘37 scrisse le parole di una canzone molto popolare, non è riuscito a pubblicare più niente e lui incolpa la gelosia di molti per il successo di quella poesia musicata. Con la Perestroika finalmente si sentiva pronto a riprendere il suo lavoro di scrittore ma i dottori gli impediscono di fumare per via di un enfisema polmonare. E lui se non fuma non può concentrarsi. 
Dimenticati da tutti, si invitano a mangiare un decotto e masticano cattiverie, gelosie e rancori. Non parlano di politica e di notte guardano le stelle con la tenerezza di chi ormai si aspetta qualcosa soltanto dal cielo. Ogni tanto appoggiano le teste alle pareti di legno riscaldate delle grandi stufe contadine e sentono con nostalgia l’odore dell’asfalto delle grandi Prospettive della capitale. Si ripetono una decisione che resta sempre sospesa: bisognerebbe tornare a Mosca. Ma le macchine sono rotte, gli autobus sono carichi di popolo e gli appartamenti ormai sono affittati. D’altra parte non si possono abbandonare gli animali che hanno anche loro intrecciato una ragnatela di relazioni. 

Tonino Guerra, Tempo di viaggio, Maggioli

mercoledì 4 aprile 2018

zuffa

22 settembre 1962, alla prima romana di Mamma Roma, Pasolini si azzuffa con un giovane studente di estrema destra che gli urla «Pasolini, in nome della gioventù nazionale, ti dico che fai schifo».

lunedì 2 aprile 2018

stalin sul volga


La più grande statua di Stalin era ai bordi del Volga poco lontano dalla grande diga. Purtroppo sulla testa dell’enorme monumento sostavano continuamente centinaia di uccelli che sporcavano il viso del dittatore con escrementi chiari. Bisognava pulirli di continuo. Finché fu deciso di collegare la statua con un filo elettrico ad alta tensione. Da quel momento ai piedi di Stalin c’era sempre un tappeto di uccelli fulminati. Kruscev fece saltare in aria la statua e mandò un carro armato per trascinare nell’acqua del fiume i giganteschi frammenti. Soltanto un piede è un po’ di gambe restarono inchiodati al piedistallo. E proprio all’interno di questo enorme rudere molti giovani dei paesi vicini vanno a fare all’amore. 

Tonino Guerra, Tempo di viaggio, Maggioli

domenica 1 aprile 2018

i timidi

Considerazioni pasquali fatte iersera mentre con Daniela Gentile si beveva vino bianco (per cui non so se derivate più dalla presenza di Daniela o dal vino): il mondo delle Lettere, o dell'Arte in genere, non è di quelli bravi ma, come in tutte le cose, di quelli che si muovono. Questo da una parte serva come spinta a muoversi se si desidera il successo. Dall'altra come freno a chi, privo di mezzi critici, si affida unicamente al successo come metro per giudicare il talento. Spesso il talento è dei più timidi, degli arrabbiati, dei meno abili a socializzare, ma noi ci innamoriamo del successo, e deleghiamo ai posteri la nostra miopia: se c'è giustizia al mondo i timidi li salverà la storia.

potere

E infine, ecco, c’è la parola che per la prima volta scrive nella più atroce nudità; la parola che finalmente gli si è rivelata nel suo vero, profondo e putrido significato: la parola «potere». «Io non desidero intorno a me, lo ripeto, gli uomini del potere». 

Sciascia, L’affaire Moro