martedì 30 settembre 2014

amore sincero

Com’è soave l’amore
quand’è sincero da entrambe le parti:
è un airone bianco sulla neve:
l’occhio non lo separa.

(Anonimo giapponese)

la montagna

Con Girgenti parliamo di sogni, i miei bagnati, i suoi più raffinati, in quest’aria tropicale. Quali sono, quali sono i tuoi, le chiedo e lei di rimando a me. Nessuno parla eppure i nostri sogni sono palpabili. Il suo di un vecchio amore mal guarito, il mio di una terra senza peso, senza più fatica. Sogni impossibili come rimpianti, feroci a volte, con bocche dentellate dal buio. E io, io le chiedo, io forse non ti basto? Non sei il mio tipo, mi risponde ridendo, ma piuttosto uno specchio, una spalla, un compagno di bevute nascosto fra i miei piedi, poco prima del sonno. Mi sei cara, le dico. Anche tu, mi risponde. Ma qui, lo sai, non c’è spazio per altro che tempo, tempo e sogni, bestemmie, e una parola che regga meglio allo sconforto dei tanti amanti che passano senza mai far rumore. Anch’io sono perduto, Girgenti, ma cerco ancora vie d’uscita verso il cielo. E cosa conta più per ritrovare la strada? L’affetto, mia stella, l’affetto, mi canta Girgenti con la sua voce di donna, l’affetto è la cosa più bella. Guardo dal basso, nascosto fra i suoi piedi, la sua fronte ostinata, l’altissima montagna dei suoi sogni, che ronfa e ribolle di fuoco come l’Etna.

lunedì 22 settembre 2014

girgenti qui piove fra gli appunti...

Girgenti
qui piove fra gli appunti
del mio viaggio
sulla terra di Sicilia
che ti ha fatta
e l’aria si riavvolge
intorno al tuo ombelico
come a un mare leggero
che soffia man mano
che soffio nel tuo orecchio
parole a doppia lama
che più sono gentili
e più vorrebbero scavarti
nel ventre per tema
di lussuria o di speranza
l’amore qui non c’entra
e la distanza
non affina che il dente
alla voglia
di una doppia solitudine
stracciata finalmente
nel buio.

dedicate

Mi è capitato di recente di suscitare la perplessità di una persona che non riusciva a incastrare la mia riconosciuta sensibilità con alcune mie uscite, come dire, infelici o meglio ancora indelicate. Il problema è che spesso si confondono i termini, sensibilità con delicatezza: io quando si parla di sensibilità la intendo come quella della carta fotografica, sensibile appunto alla luce, su cui si imprime come una tracca tutto ciò che accade intorno. Per il resto, credo nel rispetto, nell'educazione, e sono anche abbastanza pigro da evitarmi una qualsiasi discussione (che mi annoiano sempre) con il solito "hai ragione tu" (tanto che tu abbia ragione o meno importa solo a te). Però, lo riconosco, manco spesso di delicatezza. Del resto, si sa, poteva andarmi anche peggio, potevo che ne so dire cazzate, ma con estrema delicatezza: cazzate delicate, insomma.
Le mie cazzate delicate. Dedicate a te.

variazioni sul tema di una donna

Il primo a rifarsi a Una donna di Péter Esterházy, è stato Mimmo Pastore che ha dedicato un’intera sezione di Fuori fuoco a delle variazioni sul tema di quel libro. Basandosi sul testo di Mimmo, anche Antonio Lillo in Rivelazione e Sergio Pasquandrea (autore di Approssimazioni) in un testo inedito si sono cimentati, a modo loro, con lo stesso modello. Le fotografie sono di Manuela Mastrangelo. 

[QUI]

domenica 21 settembre 2014

cose davvero imbarazzanti

Certe volte leggo delle cose imbarazzanti, post di amici della sinistra talmente infervorati nella loro carica rivoluzionaria, anzi salvifica, che se li leggi bene scopri che c'hanno la chiesa nel sangue: nel senso che sembrano scritti più da catechisti volenterosi che da seria gente di partito coi programmi alla mano. Io più vado e meno mi informo sulle mode, però mi chiedo: una volta quelli così li chiamavano cattocomunisti, ma ora, che termine si usa per loro? 
So da fonti certe (le solite bizzuoche) che ogni tanto qualcuno se la prende anche quando scrivo certe cose, me lo immagino: perché la sinistra è sportiva, ma permalosa. A essere onesti però, e per par condicio, non è che vada meglio coi post degli amici di destra. Per cominciare errori grammaticali a morire, ma quelli ormai li lascio perdere perché nessuno è perfetto e l'ignoranza dilaga a destra come a sinistra, ma soprattutto nelle università. Ma la cosa più sconvolgente sono i post di ringraziamento/incitamento/spirito di squadra, che spesso ci si scrive per puro sfogo emotivo, roba da fanciulline in amore con le lacrime agli occhi, o peggio da cameratismo spinto che spesso e volentieri rasenta la ricchioneria. 
Amici di destra, perfavore, datevi una regolata e tenete a bada gli istinti, che su facebook ci girano anche i bambini, e qui fra cattocomusti ed etero distratti non si capisce più niente, e prima o poi si fa l'inguacchio.

sabato 20 settembre 2014

facce e nomi

Stasera mi sono accorto di non ricordarmi il nome di nessuno dei miei compagni di liceo, appena del mio compagno di banco. Di qualcuno ricordo il nome, di altri il cognome, ma tutto insieme no, di molti nemmeno il viso. Vale lo stesso per le medie o le elementari, o dei miei coinquilini all'università. Non ho conservato foto, né particolari ricordi che li riguardino. Mi stupisco a volte di gente che mi saluta con tanto calore ricordando giorni bellissimi passati insieme. Io non mi ricordo di nessuno di loro, o faccio fatica. È come se non avessi più una giovinezza, oppure se il presente si mangiasse giorno per giorno le persone che mi sono passate accanto. E mi chiedo: quanti di quelli che mi sono intorno adesso sopravviveranno ai vuoti della mia memoria? Già di qualcuno il viso comincia a farsi incerto.

venerdì 19 settembre 2014

quasimodo a bari (di davide ceddia)

il poeta è un emarginato

In Italia il poeta è un emarginato vero e proprio e non conta nulla: basta osservare di passata che non esistono cattedre universitarie di poesia e nessun poeta è invitato come poeta in residence nelle nostre Università dove addirittura il poeta professore è ancora ignorato come poeta (e, anzi, la sua presenza crea un certo imbarazzo) e dove, da secoli, non esistono più nemmeno i poeti laureati. [...] Se, invece, i poeti ricevessero le attenzioni, le cure e il mandato sociale che ricevono altrove, forse avremmo anche un pubblico di lettori più maturi. [...] Per esempio, in Italia non sarebbe possibile avere per una elezione politica un Inaugural poet. Invece Obama (e prima di lui altri tre presidenti) ha invitato al suo giuramento Elizabeth Alexander a leggere una poesia da lei composta per l’occasione. E, si badi bene, si tratta di una poetessa che è anche professoressa di ‘African American Studies and English Literature’ alla Yale University. La partecipazione di un poeta a un evento storico di quel livello ha di fatto ribadito, almeno in America, che il poeta ha ancora un mandato sociale ben preciso e riconosciuto. (Alessandro Polcri) 

Per leggere l'intero articolo vai QUI.

giovedì 18 settembre 2014

non sono che una nuvola grassoccia...

Non sono che una nuvola grassoccia
chiarisce Girgenti, corta miccia che s’infoca
e poi si scioglie in una pioggia
d’oro lieve, luminosa.

Ti odio – mi dice – ti odio, mai
nessuno mi scrive mai
cose belle come fai.

mercoledì 17 settembre 2014

girgenti

Se un giorno, poeta, vorrai
scrivere senza censure
di una stupida senza più denti
un’adorabile canaglia
ecco il mio nome: Girgenti
Elena, di professione
blasfema, bevitrice, culo d’oro,
avvocato e infermiera,
cuoca rinomata, cuore
per i cuori come il tuo, affamati.

La parte di te che preferisco
è il baffo sottile da gatto
la vibrissa che vibra nascosta
sul tuo sorriso e muta
in base ai giorni alla tensione
o come adesso pigramente
dall’alto del mio tavolo
mi guardi indifferente / finto indifferente
da brava cacciatrice.

lunedì 15 settembre 2014

parlare col liquido

A me piace parlare con la roba, è uno dei motivi per cui la gente mi considera strano. E va bene anche se si tratta di roba liquida. Oddio non è che io parli nello stesso modo con una bottiglia di chinotto o con il Mar Ligure. Nel senso che se devo parlare con della roba liquida preferisco parlare con l’Idroscalo, anche perché lui non disturba. Il mare per via del cif-ciaf, tipo risacca, no, non lascia le pause, cioè vuol parlare sempre lui, così non andiamo d’accordo. Eh, così quella sera lì, per ragioni in parte urologiche, in parte legate al ministero della difesa, mi trovavo di fronte al Naviglio, che è roba liquida anche lui, ma meno importante dell’Idroscalo. (Enzo Jannacci)

domenica 14 settembre 2014

vero amore

Ogni giorno qualcuno da qualche parte in Puglia riscopre che l'enogastronomia è cultura e va valorizzata. Così organizza una qualche sagra e mangia a più non posso. Telenorba o Raitre ne tireranno fuori un servizio degno di una qualsiasi puntata della Prova del Cuoco, e diranno che questo è vero amore per il proprio territorio.

sabato 13 settembre 2014

se penso alla poesia...

Se penso alla poesia
tutta
che ho letto e scritto in vita
mi vien l’ansia di vivere
sul serio,
di non amare mai:
è meglio vivere che amare
(credo) e senza
sprecar tempo in versi.

venerdì 12 settembre 2014

cervelli da twitter: un articolo dal post

Linko qui sotto un interessantissimo articolo uscito oggi sul Post, in cui si parla delle nuove modalità di lettura sviluppatesi nell'era digitale. In sostanza l'articolo dice questo: non leggiamo di meno, anzi, il tempo passato a leggere è aumentato esponenzialmente con l'uso quotidiano di Internet: quasi cinque ore al giorno sono spese nella lettura da pc e iphone. Cambiano le modialità di approccio al testo e cambiano le abitudini dei lettori. Al bisogno di maggiore velocità corrisponde una perdita di concentrazione: tempi lenti, periodi lunghi, descrizioni eccessive, parole complesse, non sono più ammessi. E persino i lettori abituali subiscono tali condizionamenti. I libri cedono il passo a nuovi supporti digitali. Il pericolo è quello di arrivare, attraverso un'eccessiva semplificazione del linguaggio, anche a una semplificazione del pensiero. «Tutta la sintassi si perde, e la sintassi è il modo in cui esprimiamo pensieri complessi. Temo che perderemo la capacità di leggere e scrivere questo tipo di prosa articolata. Chissà, forse diventeremo cervelli da Twitter». 

Per leggere l'articolo clicca QUI

mercoledì 10 settembre 2014

una poesia di milo de angelis

Non è più dato. Il pianto che si trasformava
in un ridere impazzito, le notti passate
correndo in Via Crescenzago, inseguendo il neon
di un’edicola. Non è più dato. Non è più nostro
il batticuore di aspettare mezzanotte, aspettarla
finché mezzanotte entra nel suo vero tumulto,
nella frenesia di tutte le ore, di tutte le ore.
Non è più dato. Uno solo è il tempo, una sola
la morte, poche le ossessioni, poche
le notti d’amore, pochi i baci, poche le strade
che portano fuori di noi, poche le poesie.

(da Tema dell'addio)

domenica 7 settembre 2014

radici / nostalgia

Lumache, patelle, cazzodde e cazzanudi. Gli immancabili ragni. I gusci vuoti. Rivoltiamo la terra in giardino: pietre e ancora pietre, vecchia cenere, buona poi per concimare i finocchi. Troppe radici. Le radici non muoiono mai, dice mio padre che la sa lunga. Basta un pezzetto di radice in una terra umida e subito dilaga, prende spazio, mette nuove radici intorno. I bulbi, invece, se ne stanno nascosti nella cenere fino a fossilizzarsi, e consumarsi nel cuore ormai cariato, mentre aspettano di risalire alla luce ed esplodere in germogli, se viene primavera. Strappo radici senza sosta, per fare pulizia in giardino, ma so che perdo già in partenza, che le radici non le puoi eliminare. Per darmi ragione, ripenso a Tonino Guerra, che l’aveva intuito molto prima di me. Ripenso a lui e a Tarkovskij in giro per l’Italia, alla ricerca delle corrispondenze che stimolassero la loro nostalgia. Ripenso a lui che riscrive, nel suo ultimo libro, un suo libro più vecchio di vent’anni, e lo fa uguale al primo: diario di un suo viaggio in Russia e di una nostalgia più grande ancora, infinita. Forse, mi dico, perché i libri vanno riletti almeno due volte, ed anche, per essere meglio capiti, almeno due volte riscritti.

sabato 6 settembre 2014

nostalghia

 
Viaggio, solitudine e immaginazione legano il poeta anche ad Andrej Tarkovskij, conosciuto casualmente «perché avevamo le case vicine a Mosca», dice Tonino [Guerra], e con cui si parlava spesso di libertà e dell’ipotesi di girare film fuori dalla Russia. Poi Tonino, Andrej e Lora fanno un viaggio in Italia, durante il quale s’è accesa in Andrej una grande nostalgia per la Russia, alla ricerca di un luogo dove girare Nostalghia. Il viaggio per l’Italia è lungo, molti i luoghi visitati, tra cui Trani, Locorotondo, Amalfi e la salentina Otranto; uno tra questi, documentato nell’inedito «Tempo di viaggio» che accompagna il film, è anche il Salento, Lecce in particolare; in una scena compaiono regista e sceneggiatore che giungono in una Mercedes e scendono vicino a Santa Croce. Ma Lecce è scartata da Tarkovskij, il quale, mentre il carrello propone immagini della barocca facciata di Santa Croce, afferma: «Mi pare che questa città sia troppo bella per il nostro film». 
[...] Il luogo scelto per l’ambientazione di Nostalghia è stato poi il «Bagno Vignoni», in Toscana, la piscina-bagno esalante fumi segnalata da Fellini, sito lugubre molto omogeneo alla fabula del film.

(Walter Vergallo, frammento tratto da QUI)

conversazione telefonica

Conversazione telefonica con mio fratello. È a La Spezia, in un bar.
Parliamo del più e del meno, quando si sente qualcuno che lo interrompe.
È un vecchio che gli dice:
“Terrone, qui nessuno li vuole sentire i tuoi problemi.”
“Prego?” risponde mio fratello.
“Mi dà fastidio la tua voce” gli risponde acido il vecchio.
Mio fratello esce dal bar.
“Perché non ci hai litigato?” gli ho chiesto.
“C’erano così tante cose che gli volevo dire, che alla fine non mi andava di sprecarne nessuna.”

sui social

Sono sempre più convinto, ma smentitemi se sbaglio, che a molti di quelli che esaltano Twitter (ad oggi il social più figo in circolazione, per la sua capacità di essere sintetico, letale e al passo coi tempi), e ci regalano ogni mattina perle fresche di saggezza o battute tanto fulminanti quanto salaci, se gli chiedi di sviluppare il loro pensiero in un temino lungo dieci righi, il pensiero gli si scianca fra il quinto e il settimo rigo e poi muore per mancanza di ossigeno intorno all'ottavo. A dieci righi di fulminante bravura non ci arrivano. Loro, ovviamente, rispondono che il problema è dei tempi, che non ammettono si perda tempo a leggere quando invece si dovrebbe vivere. Peccato che ormai buona parte della vita la si passi attaccati a uno smartphone. Persino in bagno, certe volte c'è lo smartphone ed è finita la carta igienica. Ed ecco la contraddizione insanabile: da una parte internet esalta il pensiero libero, purché breve e ironico, al massimo scorretto ma con brio, dall'altra nega il pensiero articolato, perché annoia, non tira. Che cosa tira, allora? Il pelo, sempre solo quello. Fotografato e poi postato in tutte le sue salse. Perché si sa, sempre meglio il pelo che un pensiero figo che non dice nulla o quasi. Ed ecco perché la gente alla mano preferisce Instagram.

venerdì 5 settembre 2014

volevo scrivere poesie come i tuoi fianchi...

Volevo scrivere poesie come i tuoi fianchi
morbide, selvatiche e vibranti
al desiderio così come alla carezza.
Volevo chiederti un posto di passione
non nella memoria ma nel cuore
che non fosse la storia di due amanti
ormai stancati, ma l’eco di voci ansimanti
per i baci dell’altro e le parole.

giovedì 4 settembre 2014

quasi pronto

Oggi abbiamo impaginato il prossimo libro in uscita con Pietre Vive Editore per la collana iCentoLillo: Datemi un posto, di Pino Simone. Un libro a cui nell'ultimo anno ho dedicato così tanto di me da considerarlo ormai un vecchio amico. Ora il libro ha finalmente una forma, bellissima fra l'altro. Mancano alcuni particolari ma è quasi pronto. Intanto alcuni titoli, presi dalle carte di Pinuccio.

mercoledì 3 settembre 2014

una storia

Stamattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso e un sogno ancora fresco dietro gli occhi. Mi sono seduto al pc e ho cominciato a scrivere, senza più fermarmi per circa tre ore. Alla fine avevo le prime pagine di una storia che merita di essere sviluppata. Pertanto mi son detto: che cacchio, lo faccio, mi prendo qualche giorno in cui mando al diavolo tutti gli impegni, per buttarla giù come si deve. L'idea è di partecipare al premio La giara. Ho quasi quattro mesi davanti e nulla da perdere. E penso che darsi una scadenza e un obiettivo stimola il rigore necessario a fare un buon lavoro, oltre ovviamente a combattere la stitichezza.

lunedì 1 settembre 2014

prima pioggia

L’odore nell’aria della prima pioggia di settembre è così intenso da perderci la testa. Fa anche caldo abbastanza da aprire la finestra e lo respiri, ti godi il cielo che lampeggia. Se ti va bene nella testa ti spunta una pozzanghera, in cui puoi saltare come quando da bambini eravamo felici.

ventenni

Ventenni con gambe bellissime, caramellate, che mettono nel passo l'eleganza sgraziata di chi nella vita ha fatto troppa equitazione. Altri ventenni che le fissano senza più timidezza e, da lontano, fanno grandi discorsi sulle madri.