domenica 30 aprile 2023

manco ti salutano

Io comunque stamattina pensavo che conosco anche scrittori che stanno dalla mattina alla sera a parlare dei problemi etici ed estetici del mondo, poi se li incontri per strada manco ti salutano o ti riconoscono se non ti considerano al loro livello e/o della loro cerchia eletta o zona di conforto. Che un po' mi fanno pena perché tirarsela di essere scrittori famosi in uno dei paesi con meno lettori in Europa scrivendo in una lingua semimorta come l'italiano ce ne vuole. E un po', se anche mi cacassero di striscio, mi piacerebbe dire loro che in fondo li capisco, che nemmeno io mi trovo troppo bene a contatto/confronto col genere umano, ma anche se sono timido, o se sto anche io a menarmela coi problemi etici ed estetici del mondo, per lo meno lo sforzo di salutare il fruttivendolo o il fornaio con un buongiorno lo faccio. Ovvero, se saluto il fruttivendolo cerco di salutare anche lo scrittore meno importante di me o che non fa parte della mia cerchia, se è educato, se non diventa invasivo del mio spazio, perché salutare i "poveri" escludendo tutti gli altri non è attenzione ai problemi del mondo, ma è semplice pietismo che è una forma diversa di discriminazione: quella cosa che poi gli altri, i meno sensibili all'uso esatto delle parole, semplificano nella parola "stronzi".

giovedì 27 aprile 2023

fiore

Mia madre come il fiore d’amarena
Fragile e gioiosa nel suo modo tenace
Di piegarsi dal suo ramo sottile
Si acchiappa alla radice della pianta
Mentre strappa l’erba che c’infesta
Il campo di carciofi dopo pioggia
Ha le mani dure e le caviglie solide
Di ragazza campestre e salutare
Ed è simile alla camomilla che matura
Per essere raccolta e messa in vaso
Nei mazzetti destinati alle tisane
Ma come il fiore sta minuta e bianca
Col suo cuore di un giallo canterino
Dentro il prato lenticchiato di papaveri.

mercoledì 26 aprile 2023

26 aprile

Giornata della proprietà intellettuale che è quella cosa che permette a chi arriva al successo di campare (forse) dalla propria arte, per tutti gli altri di dire che è mia, salvo che in effetti se non sei famoso non la vuole nessuno. Io intanto mi sono svegliato alle 5.30 e come ogni giorno mi chiedo chi me lo fa fare. Soltanto ieri era la giornata della liberazione e oggi è esattamente uguale a prima.

lunedì 24 aprile 2023

ponte

Lancio un ponte fra 23 e 25 aprile con questo saggio scritto “dall’interno” di quegli anni, nel 1931, da quel grandissimo autore che è Ignazio Silone, sulle origini del fascismo. Nella prima parte del volume Silone analizza il fascismo non come fenomeno incistatosi nel tessuto italiano, ma come deriva delle mai risolte questioni sociali derivate dall’unità d’Italia. Unità arrivata in un clima risorgimentale altoborghese che la sognava ma temeva l’ingerenza delle classi più umili, e da una monarchia sabauda che affondò la stessa unità primo perché trattò i territori meridionali conquistati come colonie, poi perché a tal punto fragile da non riuscire a gestire suddetti territori, per cui al fine di imbrigliarne le rivendicazioni si inventò il complesso e farraginoso sistema burocratico che subiamo ancora oggi, di modo che soffocasse nelle sue spirali qualsiasi tentativo di rinnovamento politico, e fomentò proprio nella politica quell’orrendo fenomeno di opportunismo a cui si dette il nome di “trasformismo” poi ereditato da tutti i partiti nel dopoguerra. Nacque tutto allora, prima ancora del fascismo, coi Savoia, i quali come ciliegina sulla torta, quando le istanze delle classi povere, ridotte allo stremo dalla prima guerra mondiale, divennero impossibili da gestire attraverso la “semplice” politica, la corruzione e la violenza, si affidò a quelle bande criminali che furono i fascisti. Motivo per cui, primo: quando si dice che non abbiamo mai fatto i conti col fascismo, la verità è che non abbiamo mai ancora fatto i conti con l’Italia intesa come stato unitario, né con le palesi diseguaglianze che ne affliggono i territori, e secondo: sarebbe stato assai meglio, negli anni, cercare di capire come sanare queste diseguaglianze, invece di fomentarle o sparare proposte assurde e deprecabili come l’autonomia differenziata. Perché il fascismo, dove la gente sta bene, o non ha problemi, in genere non attecchisce.

domenica 23 aprile 2023

polvere di sole

Una foto del 2018, quando per quella cosa strana che gli altri chiamano Giornata del Libro (ma strana per me, visto che ogni mia giornata è dedicata a quello) leggevo Polvere di sole di Tonino Guerra in piazza Vittorio a Locorotondo (durante un evento organizzato dalla libreria L'Approdo). C'era persino un pubblico che qui sembra ascoltarmi, in realtà si godeva il sole di metà aprile e approfittava delle sedie per sonnecchiare.

sabato 22 aprile 2023

tutti bugiardi?

Oggi guardavo un servizio in TV su Daniela Lo Verde, la “preside antimafia arrestata” come la presentano i giornali. Per come ne parlava il servizio, a indagini appena cominciate, era già chiaro che fosse colpevole. Ma possibile, mi sono chiesto, che ogni volta che emerge una forza “positiva” in questo nostro Sud sbrindellato, subito vengano fuori un processo, la stampa e una condanna pregiudiziale? Ho pensato a Mimmo Lucano, descritto come un criminale pur non avendo rubato un soldo, a Soumahoro, rovinato pubblicamente anche se per la procura è innocente. Ora c’è Daniela Lo Verde messa al microscopio, con la sua storia che è ben diversa ma già incanalata in un canovaccio che è sempre quello e, comunque vada, già sappiamo tutti che per lei è finita. Io non so. Io non so più dire i nomi dei colpevoli, né so più distinguere la verità dalla menzogna, so soltanto quello che mi dicono gli altri e quel loro modo particolare di sottendere l’ipocrisia di tutti, il marciume che alberga in fondo al cuore di ciascuno di noi. Ma dunque non ci sono brave persone al Sud? Sono tutti bugiardi? No di certo, però più spesso nell’opinione pubblica le brave persone sono quelle che stanno zitte a guardare, che non si intromettono, che si fanno i cazzi loro, e soprattutto che non si mettono mai a contestare sotto i riflettori… Chissà cosa avrebbe scritto don Tonino Bello di tutto questo, anzi lo so, lo posso addirittura citare, proprio perché lo ha detto a voce alta: “Salvami dalla presunzione di sapere tutto. Dall’arroganza di chi non ammette dubbi. Dalla durezza di chi non tollera ritardi. Dal rigore di chi non perdona debolezze. Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone”.

sogno del corteo

Nel sogno di stanotte, che poi è un sogno ricorrente, la città era avvolta dal buio e le strade ricoperte di melma nera e densa come catrame. Le persone venivano fuori dalle case come topi e stavano sulle porte senza luce, nella pigra attesa di qualcosa. Osservavo le loro sagome in penombra incerto se continuare ad andare avanti oppure infilarmi con loro dentro qualche rimessa. Poi ho trovato un corteo di persone che risaliva come me. Tutti si tenevano per mano per restare in piedi e non scivolare sul fango. E quelli che rimanevano indietro o sui bordi li incoraggiavano a seguirli. Hanno preso per mano anche me che tentennavo e siamo risaliti tutti insieme verso il centro, entrando direttamente nel buio.

venerdì 21 aprile 2023

cambio

Accorgersi, attraverso i vari cambi stagionali del proprio guardaroba musicale, come si è passati nel giro di poco più di dieci anni dal piano esistenziale di Viva l'Italia di De Gregori a quello di L'assenza è un assedio di Piero Ciampi.

l'eccesso

Pensavo agli orsi del Trentino, al fatto che sono “in eccesso” e questo genera un disagio per l’uomo, per cui si stanno cercando delle soluzioni per “ricollocarli” altrove. Pensando a loro, mi sono reso conto che c’è un problema simile nel mondo riferito agli umani. Si calcola che presto saremo 10 miliardi sul pianeta e questo “eccesso” danneggerà, oltre allo stesso eco-sistema, prima di tutto l’uomo (meno risorse a un prezzo più alto, meno acqua, meno lavoro, meno spazio vitale). Quindi, per stare davvero bene, si è calcolato, andrebbero “ricollocati” (dove?) ovvero “abbattuti” (come?) circa 5-6 miliardi di persone “in eccesso”. Che poi è il vero motivo, secondo me, per cui si studiano virus letali nei laboratori segreti oppure si lanciano periodicamente nuove e insensate guerre mondiali. Tutto è finalizzato a un livellamento dell’eccesso, ma non basta. E noi, che non contiamo nulla nella decisione, anzi a dirla tutto in quanto esemplari della società occidentale che consumano troppo e vivono troppo a lungo per gli standard del pianeta, siamo proprio come gli orsi del Trentino. Teneri a guardarci, ma fondamentalmente di troppo.

giovedì 20 aprile 2023

rimprovero

Il mio amico Luca mi rimprovera perché quando mi presento a un cliente la prima cosa che faccio è dire quello che mi manca. Ma perché dici quello che ti manca? Devi dire quello che hai. Se quello che hai non gli basta sarà un problema loro, non tuo.

sangue

Un'oretta fa, andando al mio studio in via Alberobello, ho visto un gatto morto vicino al semaforo. Ho passato la mattina in ufficio e sono riuscito intorno alle 16, dunque questo povero gatto è stato investito nel primo pomeriggio. Come si faccia a investire un gatto nel primo pomeriggio, quando il traffico è più blando e a pochi metri da un semaforo, quando si dovrebbe rallentare, io non riesco a capirlo. Eppure via Alberobello è spesso piena di cadaverini che vengono puntualmente rimossi. Il gatto stava lì e mi fissava con lo sguardo ancora terrorizzato sul marciapiede dove si era trascinato per morire da solo. Mi sono piegato un attimo a guardare se potessi fare qualcosa, ma ormai non si poteva fare più nulla. Per cui mi sono allontanato per mezz'ora per un appuntamento e quando sono tornato il corpicino del gatto non c'era più, c'era rimasto il sangue.

mercoledì 19 aprile 2023

due buoni motivi per andare al salone

Sono talmente incasinato in questi giorni con la chiusura di un lavoro che mi sono appena ricordato che non ho fatto nessun post per dire in maniera elegante simpatica e ganza che quest'anno non sarò al Salone del Libro come quasi sempre faccio, anche perché a me del Salone del Libro in generale mi frega poco e nulla. Salvo che poi mi sono anche ricordato che io al Salone del Libro ci vado eccome ma non come editore, da privato, e soltanto per incontrarci una ragazza. Anche perché diciamocelo, gli unici due motivi buoni per andare al Salone del Libro sono: 1) farsi dei selfie fighi per dire che sei al Salone del Libro e 2) incontrare persone sessualmente interessanti. In tal senso gli scrittori/scrittrici del Salone del Libro sono molto più sessualmente interessanti degli editori, perché gli scrittori sono lì in vacanza, gli editori ci stanno per lavoro e dopo una certa ora puzzano anche di sudore.

lunedì 17 aprile 2023

perversioni

Amica che mi aggiunge sempre in queste storie su IG con la limitazione “amici più stretti” nelle quali si ingozza guduriosamente di cibo. Le chiedo perché condivide con me queste storie e lei: Ci metto tutti in verità, meno i miei genitori. Se lo scopre mia madre che mangio così tanto fuori di casa mi carica di mazzate. Io le chiedo se ha problemi con sua madre, immaginandomi una tipa fissata che la tiene a dieta perché sogna una carriera da modella. Invece pare solo che alla mia amica non piaccia la cucina salutare della madre, quindi a casa mangia poco o nulla, poi si sfoga fuori. Sua madre ovviamente non lo sa e si preoccupa perché secondo lei sua figlia non mangia abbastanza.

sabato 15 aprile 2023

attenzione

Autore che avevo rifiutato mi scrive a distanza di mesi riproponendomi la stessa opera: Lo so che mi avete detto no, ma secondo me il libro è perfetto così. Per cui se non vi è piaciuto credo dipenda da voi, forse siete stati frettolosi. Secondo me dovreste rileggerlo con più attenzione.

venerdì 14 aprile 2023

ombre bianche

Tutta la storia sul Dalai Lama di cui si legge in questi giorni mi ha fatto venire in mente un film minore di Nicholas Ray, Ombre bianche, del 1960, con Anthony Quinn, dove c’è un eschimese che riceve la visita di un prete europeo. L’eschimese cerca di accoglierlo al meglio e gli offre il piatto più prelibato che ha in casa, una bella ciotola di vermi vivi e assai vivaci che nella sua cultura sono una vera prelibatezza, il prete però li schifa e rifiuta di mangiarli offendendo l’eschimese, il quale però non si arrende e allora, seguendo la sua cultura, offre al prete di fare sesso con sua moglie. Il prete, inorridito, allontana la donna offendendo pesantemente sia l’eschimese che sua moglie. A questo punto la cultura dell’eschimese impone che lo stesso afferri il prete cattolico per le spalle e gli sbatta un po’ la testa contro il muro così da chiarirgli le idee. Solo che il prete ha la testa molto meno dura di quella di un qualsiasi eschimese, così la testa gli si rompe sul colpo e muore. L’eschimese allora, senza rancore, pensa bene di seppellire il corpo del prete e per fare in modo che la sua anima riposi in pace, secondo la sua tradizione, gli taglia le mani (o forse erano i piedi, non ricordo), poi riparte sereno con sua moglie. Alcuni mesi dopo, ormai padre felice, viene raggiunto e arrestato da due europei che vogliono portarlo in città per processarlo per l'omicidio del prete. L’eschimese non capisce i motivi che muovono i due uomini ad avercela tanto con lui e trattarlo con brutalità, perché se per loro è un assassino, dal suo punto di vista quello offeso dai comportamenti irriguardosi del prete dovrebbe essere lui.

presenza scenica

Quando ciò che resta a uno scrittore per vendere due copie non è più la sua scrittura (in un paese che legge sempre meno) ma la presenza scenica, il carisma, quella cosa è ancora scrittura oppure è già qualcos’altro che per carità magari serve, ma non è detto che sia tutto? Il pubblico chiede il personaggio, ma il personaggio non è detto che sia il libro, e non è nemmeno detto che sia vero, come mi diceva ieri una mia amica attrice: "la cosa terribile è che siamo molto peggio delle nostre falsificazioni, quindi non possiamo che continuare così". Me lo chiedevo oggi pensando ad Anna Correale, che è una nostra autrice, e che in pubblico è spesso molto timida, non rende al 100% tutto il suo potenziale (ma solo in pubblico, se poi ti fa i discorsi al bar è un'altra cosa, infatti con lei le presentazioni andrebbero fatte da Poldo). Poi Anna la leggi e per talento, profondità e cultura si mangerebbe tranquillamente col pane metà di quelli che oggi vedi in giro per festival letterari. Solo che per accorgertene davvero, per farti toccare da lei, devi leggere i suoi libri, come si faceva una volta quando tutto girava intorno all'opera. E penso che come Anna ce ne sono di scrittori bravissimi che magari non hanno la faccia di culo che ho io, che in pubblico non mi vergogno quasi mai, al massimo mi scoccio di starci, ma non è che per forza questo è un demerito o una discriminante dello scrittore. O almeno non dovrebbe esserlo.

giovedì 13 aprile 2023

zoo

Leggo che lo zoo Safari si offre di adottare l’orso che vogliono abbattere, proprio mentre si sta scatenando un clima da caccia alle streghe dove gli orsi sono visti come le streghe, ma chiamati con una sigla così li “disumanizzi” per l’opinione pubblica: vuoi mettere abbattere l’esemplare MJ5, vuoi mettere sparare all’orso Carletto? Quella dello zoo è perlomeno una soluzione alternativa all’uso dei fucili, e infatti in molti plaudono l’iniziativa, anche se io personalmente che vivo vicino a Fasano mi chiedo quanto possa essere destabilizzante per un orso abituato al clima delle Alpi venire traferito in questo clima pre-africano. Magari sono io che non sono informato su come funzionano certe cose, ma uno zoo o parco più vicino del nostro non c’era? Pare di no. Altri ancora si dicono disgustati anche solo dall’idea e subito sparano cazzate, che sono peggio dei proiettili: “Meglio morire subito che vivere in cattività!” Ovviamente parlano loro per l’orso che non ha nessuna voce in capitolo su quello che vuole o non vuole per sé. Come si vede, da qualsiasi punto di vista la si guardi, la situazione è sempre quella: l’uomo sa perfettamente cosa è più giusto per tutti, e gli altri se vogliono si attaccano, se non vogliono gli sparano un colpo in fronte, nella migliore tradizione del cinema western che tanto ci piace imitare.

due anziani

Stamattina ho ascoltato la conversazione di due anziani che stavano cercando di prenotare una visita medica per lui, che comincia ad avere dei problemi di demenza senile. Lei lo teneva per mano e parlava con l'impiegato allo sportello che le indicava varie possibilità di visita, molte irraggiugibili perché lei non guida e non ci sono collegamenti ferroviari, e alla fine si è prenotata una visita a Bari fra due mesi ("la prima disponibile e devi dire grazie!") dove possono andare in treno, ovviamente con la Sud Est, sono circa 5 ore di corsa fra andata e ritorno (per 70 km di distanza!), con questa signora piccolissima ma dallo sguardo stanco e deciso che mi dice di avere anche paura perché non è mai stata a Bari e non sa dove andare. – E i figli? – I figli non scendono, mi dice, cume fascene pa fatigghie (come fanno col lavoro)? – Così le ho consigliato di pagare qualcuno per farsi accompagnare in auto, ma non l'ho vista convinta, forse ha paura di dover sborsare troppi soldi che non ha. Mi dice che chiederà il favore a un vicino. E più o meno, osservandoli, direi che è tutto qui il nostro futuro: i figli lontani, il lavoro che non c'è, la pensione minima, i vecchi lasciati da soli a sbrigarsela da soli in un paese sempre più lento, più difficile da capire, che non ha abbastanza ospedali, né mezzi, che non ha mai avuto treni per chi magari non può guidare, e guardacaso a non guidare sono sempre i più deboli o i malati. Quelli che, se sono fortunati, finiranno all'ospizio.

mercoledì 12 aprile 2023

pelo

Stanotte ho sognato prima che il mio gatto cambiava pelo e da bianco e nero si faceva sempre più nero con delle punte di bianco. Poi mi ritrovavo a letto con tre ragazze diverse di cui una era calabrese in vacanza e le altre due erano sorelle. Né sembravano conoscersi, ma erano comunque nude quanto me. Il gatto intanto si faceva completamente nero. Chissà cosa potrà significare, mi chiedevo nel sogno.

martedì 11 aprile 2023

vorrei che volo

Ieri ho visto “Vorrei che volo”, documentario girato da Ettore Scola nella Torino del 1982 che è il seguito di un film di 10 anni prima, “Trevico-Torino” in cui si parla della condizione degli emigrati meridionali arrivati a cercare lavoro nella Fiat. Una delle due interviste che più mi hanno colpito è quella riferita a un matrimonio “misto” fra un meridionale e una settentrionale, dove questa unione viene non solo mal vista dalla comunità, ma descritta con gli stessi toni che se fosse l’unione di una italiana con un extracomunitario, un “mangiasapone” come venivano spregiativamente chiamati i meridionali all’epoca, perché si diceva che il sapone erano più abituati a mangiarlo che a usarlo per lavarsi. Peggio ancora, sposare un meridionale operaio era come se oggi si volesse sposare un bracciante agricolo nero o proveniente dall’Europa dell’est, ovvero abbassarsi al gradino socialmente ed economicamente più infamante. L’altra intervista, invece, riguarda una ragazza madre, sola, che lavora in fabbrica e per questo lascia suo figlio piccolo in un istituto. Ogni sera, dopo il lavoro, prende i mezzi e fa un viaggio di circa 90 minuti con tre cambi soltanto per vedere suo figlio per un’ora, prima del rientro per la cena. La ragazza confessa di sentirsi preoccupata perché il figlio, vedendola per così poco tempo ogni giorno, non riesce a riconoscerla come sua madre. Questo succedeva nel lontano 1982. Poi senti la storia del piccolo Enea e le discussioni che innesca la scelta sofferta di sua madre e cominci a pensare che tanto lontani da quel 1982 non si è andati.

lunedì 10 aprile 2023

ozio

Stanotte ho sognato di pubblicare un libro con un altro editore che a un certo punto rompeva il tabù del silenzio per rendicontarmi le copie vendute: 24 in tutto. Meno dei lettori di Manzoni. L’editore allora cominciava a sfottermi, a incalzarmi, a offendere. Merdaccia! Sei una merdaccia! Ti credevo uno bravo, uno che poteva stare sul mercato, ma non vali niente, nemmeno i soldi per fare la spesa ho recuperato con te, mi hai lasciato soltanto la sola. E via così mentre mi facevo sempre più piccolo e insignificante di fronte a lui. Poi stamattina ho aperto FB e mi sono accorto che per un post scritto ieri ho preso 50 like, che sono il doppio dei libri che ho venduto nel mio sogno, e probabilmente nella mia vita. C’è gente che mi dice che viene apposta sui social per leggermi. Ce n’è altra che viene apposta e mai comprerebbe un mio libro, e non per me ma per una sorta di diffidenza verso il libro, che davanti ai social invece scompare (con tutto che i social sono assai più pericolosi di qualsiasi libro). Certi giorni mi sento come i vecchi giornalisti che scrivevano elzeviri da 1500 battute in terza pagina: ogni giorno ne pubblico uno e ogni giorno ho più lettori che non se proponessi un libro, anche perché non sono uno scrittore da best seller. Certo, quei giornalisti erano pagati per farlo, ma molto male visto che i più fortunati ripiegavano sul cinema. Mentre adesso non mi paga nessuno, né se scrivo sui social, né se vendo un libro. E mi chiedo se mi si nota di più come scrittore per tutti i miei libri che non vendono o per tutti i miei post che invece vengono letti gratuitamente ma mi tolgono l’aura. E del resto l’attività dello scrittore, come dicevano gli antichi, è relativa all’ozio, a tutto ciò che non è lavoro, con o senza piacere.

domenica 9 aprile 2023

la mano

Ieri incontro un’avvenente cinquantenne che non vedevo da alcuni anni, da quando cioè si è separata. Lei si sbraccia da lontano per salutarmi poi mi corre incontro sorridendomi e quando mi è davanti mi bacia e mi abbraccia forte e mentre mi chiede come sto che faccio come va la vita come va il lavoro comincia ad accarezzarmi affettuosamente la schiena i fianchi le braccia, con movimenti ampi e le dita tentacolari, fermandosi appena sopra il culo. Io però sono un cretino e così quando mi chiede come va il lavoro le dico quanto per me è ovvio, che lavoro tanto come un mulo ma senza mai vedere un soldo. Non faccio in tempo a dirle così che la mano della donna si stacca dal culo e si posa comprensiva sulla spalla. I tempi sono orrendi ma vedrai che ce la faremo, mi dice materna per incoraggiarmi. Poi mi saluta velocemente e se ne va quasi di corsa. E io ho passato tutta la notte chiedendomi che sarebbe successo se le avessi detto la verità, che sono ricco di famiglia.

sabato 8 aprile 2023

un complimento

Autore che mi scrive: “Tu non sei perfetto né come editore né come persona, però uno che ha pubblicato con te lo può dire a tutti senza vergognarsi.” A modo suo è un complimento.

venerdì 7 aprile 2023

la filosofia del potatore

Mio fratello che ha il pollice verde molto più verde del mio, ogni volta che scende da Milano afferra cesoie e motosega e si mette a potare tutto, la siepe, gli alberi, il giardino, ma con una precisione, come se avesse il centimetro impiantato nell’occhio. Osserva il finto pepe ha una metà dei rami secchi e vuoti e l’altra da cui partono dei rami sottili che hanno voglia di vivere e sollevarsi verso il cielo. – Si è ammalato, mi dice mio fratello. Dobbiamo sacrificare qualcosa per salvarlo tutto. – Mi offro di dargli una mano, ma suona il telefono e vado dentro a rispondere. Perdo dieci minuti al telefono e quando torno fuori non c’è più l’albero. – Dov’è finito l’albero? – Tutti i rami sono stati smontati in pezzi a perfetta misura di camino. Resta il tronco nudo e goffo in mezzo al giardino. – Andavano tagliati per ridare un equilibrio alla pianta, dice mio fratello, di cui dimentico sempre la natura draconiana. Vedrai adesso come si riprende. – Sei sicuro? – Ho solo il dubbio di non aver tagliato abbastanza. – Va bene così, allora.

giovedì 6 aprile 2023

il mondo nuovo

Il nuovo mondo, 1982, di Ettore Scola è il suo secondo film in costume (dopo Passione d’amore dell’anno rima), il primo di un dittico che fa un dichiarato omaggio alla storia francese (seguito l’anno dopo da Ballando Ballando che Paolo Conte avrà adorato) e l’ultimo firmato dallo sceneggiatore Sergio Amidei. Vi si narra il viaggio di una serie di avventurieri durante gli ultimi giorni della Rivoluzione francese. Il film è lungo, a volte divaga un po’, ma rimane bellissimo, intenso e leggero insieme, pur nelle sue imperfezioni. Data la produzione, il cast è internazionale e assai ispirato, ma su tutti giganteggia Marcello Mastroianni che fa Giacomo Casanova dopo essere stato snobbato per la stessa parte da Fellini. Qui va detto che il Casanova di Mastroianni è una creatura stanca, crepuscolare e malinconica, di grande fascino umano ed è esattamente tutto ciò che non voleva Fellini dal proprio Casanova, volutamente vuoto ed esangue, pre-morto, per cui scelta del più “freddo” e “meccanico” Donald Sutherland. Ma il personaggio più curioso rimane quello del cantastorie che apre la storia con un siparietto teatrale, interpretato da Enzo Jannacci (lo straordinario Jannacci di fine anni 70 - primi anni 80) che vestito da arlecchino e si inventa una lingua tutta sua nella migliore tradizione di Dario Fo. Ecco, Jannacci in effetti non c'entra veramente nulla col resto del film, ci sta solo per il gusto di starci, e anche di questo “capriccio” dobbiamo ringraziare Ettore Scola.

martedì 4 aprile 2023

la giacca di che guevara

A riprova dell’eccezionalità della vita di Bogdan oggi ho conosciuto la sua ex moglie salentina e il cognato. Ho scoperto che di cognome fanno Toma. – Come il poeta, dico. – Era nostro cugino, mi rispondono. – Mi raccontano il loro primo incontro con un Bogdan giovanissimo nella Belgrado di Tito. Si presenta con la barba lunga e nera, disordinata, magrissimo, indossando una giacca militare tutta sbrindellata da colpi di proiettile e con una grossa macchia scura di sangue sul petto. Per far colpo su di lei le racconta che quella giacca era stata di Che Guevara. Suo cognato, che è diventato subito uno dei suoi migliori amici, mi dice: – Uno così nella Jugoslavia di Tito ci campava poco, infatti con mio padre che gli voleva bene, e con mia sorella, abbiamo deciso di portarlo via... Da lì sono venuti anni di avventure, di fantasia, di incazzature e di dolori come non puoi immaginarti.

il libro precotto

Ieri ho scritto un post in cui descrivevo la morte dell'editoria, dove se ciò che scrivi non interessa a nessuno, non ha più senso pubblicare. Ma stamattina pensavo che la letteratura sta adottando, per combattere questa morte tiepida, una morte ancora peggiore che condanna il libro, per essere un prodotto concorrenziale sul mercato, a una sorta di prematurità in cui viene rilanciato come continuo avvento, slogan, promessa, dove se non vivi non puoi nemmeno morire e l'emozione è tutta concentrata sull'aspettativa di ciò che verrà. Ormai siamo arrivati, in editoria, all'epoca del prenatale. Tutto è pre-. Il libro viene pre-annunciato, pre-segnalato, pre-gustato in anteprima, pre-recensito dal pre-fatore di turno (che spesso resta l'unico che ne scrive decentemente), pre-lanciato sui social con foto simpatica o in B/N, pre-ordinato, pre-venduto, non è ancora uscito ed è già scontato, venduto in offerta, de-prezzato rispetto al suo stesso prezzo di copertina, e poi subito destinato al macero o al riciclo senza nemmeno essere stato assorbito. Qualcuno nel frattempo, oltre a congratularsi con l'autore per la prossima uscita, lo avrà letto? Mi è capitato di far uscire un libro tempo fa e dopo già una settimana rivendevano le copie usate sul Libraccio, nemmeno il tempo di meditarci su o rileggerlo, infilarlo in libreria fra gli altri, pulirsi il culo in bagno la mattina. Ed era un ottimo libro, di carta fine.

lunedì 3 aprile 2023

carino, ma...

Visto che per un certo periodo tutti mi hanno detto basta con le poesie, dovresti invece scrivere un romanzo, alla fine mi ci sono messo e negli ultimi anni ho scritto anche io un romanzo. Scrivo un romanzetto fantastico confidando nel fatto che, come si diceva l’anno scorso, l’autofiction ha un po’ rotto i coglioni e manco a dirlo, il premio Strega di quest’anno ribadisce che l’autofiction va ancora per la maggiore nel cuore di tutti, tanto che ho fatto leggere il romanzo a un paio di amici del settore che mi hanno detto “carino, ma…”. Con i “carino, ma…”, lo sanno tutti, in editoria non si va da nessuna parte, così confidando nei concorsi seri ne ho trovati un paio in questi giorni dove non si vincono soldi, però ti assicurano la pubblicazione. Solo che entrambi pongono come condizione che l’autore, se vince, rinunci a qualsiasi pretesa economica sulle vendite del libro, ovvero: io te lo stampo ma tu mi metti nero su bianco che è finita lì, che se anche il libro vendesse qualche copia la cosa non ti riguarda. Che non significa, secondo me, che quelli del concorso mirano a lucrare sul tuo libro, ma soltanto che anche loro danno per scontato che non venderà nulla quindi si limitano le rotture di palle con te che vai a chiedere spiegazioni sulle vendite. Ma se lo danno per scontato loro prima ancora che il romanzo esca, vuol dire che il romanzo, a meno di un colpo di fortuna, sta già nascendo mezzo morto. E mi ha fatto una tale tristezza questa considerazione che, pur dopo la bella esperienza dell’ultima raccolta che mi ha pubblicato un altro editore, mi sono quasi deciso all’idea di pubblicarmi da solo tutti i miei libri futuri (come faceva Calasso, che io ogni volta mi chiedo: se avesse mandato un suo libro a un altro con uno pseudonimo lo avrebbero pubblicato o no?). Intanto se te lo pubblichi tu c’è meno sbattimento e poi, anche se il libro non vende una sola copia come la maggior parte dei libri che escono oggi, perlomeno non devi dare conto a nessuno per il tuo fallimento.

domenica 2 aprile 2023

noia

Tremenda questa cosa che la maggior parte dei libri dopo una certa età ti annoiano tutti... Come nel matrimonio, il vero miracolo da un certo momento in poi è trovarne uno che come lo cominci lo finisci...

sabato 1 aprile 2023

pasqua

Sabato sera in casa, come da norma. La natura è crudele, osservo. Ho trovato i cadeverini di un piccolissimo ratto morto nel viale e di alcuni uccelletti dal becco lungo in giardino, caduti dal ramo ma irriconoscibili perché mangiati dai vermi. Uno viveva di sotto, nelle fogne, e gli altri più in alto, sui rami, ma si sono ritrovati alla pari in terra, perché la vera fine si aggira al nostro piano e noi ci districhiamo in quella. Ma quanto avranno sofferto per raggiungerci sul nostro livello? Ascolto Bob Dylan che prova a sollevarsi verso il paradiso e mi chiedo cosa scriveranno i giornali, finalmente, quando anche lui morirà. Ho il gatto accanto a me che dorme sopra la mia mano e coltivo la mia morte che mi cresce in pancia come un figlio, ma va bene. Si approssima la Pasqua e chi vuol essere salvato, se vuol essere salvato, lo sarà.

telefono vs intelligenza artificiale

Di fronte alle polemiche di questi giorni su chi parla con le intelligenze artificiali mi viene da pensare che in fondo io sono cresciuto in un’epoca in cui non c’erano nemmeno i cellulari e si chiamavano al fisso di casa le ragazze che ti piacevano dai telefoni a gettoni. Mi sono ricordato quella volta che a quindici anni chiamai una che mi piaceva e mi rispose sua madre dicendo che era non c’era trippa per gatti ed era meglio se giravo al largo. E mi sono chiesto se – meraviglie della tecnologia a parte – c’è così tanta differenza se quando chiami una che ti piace a dirti di girare al largo è una intelligenza artificiale, la sua amica impicciona o una madre ostile.

libri per ragazzi

Di recente un nostro libro, “L’arte di allacciarsi le scarpe” di Alessandro Silva e Federico Galeotti, è arrivato in finale a un premio di letteratura per ragazzi, il Libro Aperto Festival di Baronissi (Salerno). Quando l’ho saputo ho fatto i salti di gioia, e allo stesso tempo mi è venuto un po’ da sorridere perché il libro in questione è uno di quei libri talmente stratificati da essere sempre sul limite della fascia d’età. E mi è venuto da pensare che quando ero bambino c’era mio padre che lavorava in ferrovia e ogni volta che tornava da una trasferta mi portava un libro e fra i tanti che mi ha portato quello che più mi ha segnato nella vita è questa raccolta di Oscar Wilde, che conservo ancora, "Il principe felice", che Wilde ha scritto per i suoi figli ma tutto direi essere tranne un libro “per ragazzi”. Mi ricordo che quando ho letto uno dei racconti in esso contenuti, “L’usignolo e la rosa” – con la storia di questo usignolo che si sacrifica trafiggendo il proprio cuore con la spina di una rosa per aiutare un innamorato in difficoltà e poi si scopre non solo che l’innamorato è uno stronzone ingrato, ma che il sacrificio dell’usignolo è stato vano, non è servito a nulla – io ho pianto, è stata la prima volta che ho pianto sopra un libro per l’ingiustizia del mondo. Oggi un libro così molti secondo me lo censurerebbero, perché non è per nulla consolatorio, anzi, è disfattista. Eppure l’uomo che sono sta qui anche per merito suo.