Di recente un nostro libro, “L’arte di allacciarsi le scarpe” di Alessandro Silva e Federico Galeotti, è arrivato in finale a un premio di letteratura per ragazzi, il Libro Aperto Festival di Baronissi (Salerno). Quando l’ho saputo ho fatto i salti di gioia, e allo stesso tempo mi è venuto un po’ da sorridere perché il libro in questione è uno di quei libri talmente stratificati da essere sempre sul limite della fascia d’età. E mi è venuto da pensare che quando ero bambino c’era mio padre che lavorava in ferrovia e ogni volta che tornava da una trasferta mi portava un libro e fra i tanti che mi ha portato quello che più mi ha segnato nella vita è questa raccolta di Oscar Wilde, che conservo ancora, "Il principe felice", che Wilde ha scritto per i suoi figli ma tutto direi essere tranne un libro “per ragazzi”. Mi ricordo che quando ho letto uno dei racconti in esso contenuti, “L’usignolo e la rosa” – con la storia di questo usignolo che si sacrifica trafiggendo il proprio cuore con la spina di una rosa per aiutare un innamorato in difficoltà e poi si scopre non solo che l’innamorato è uno stronzone ingrato, ma che il sacrificio dell’usignolo è stato vano, non è servito a nulla – io ho pianto, è stata la prima volta che ho pianto sopra un libro per l’ingiustizia del mondo. Oggi un libro così molti secondo me lo censurerebbero, perché non è per nulla consolatorio, anzi, è disfattista. Eppure l’uomo che sono sta qui anche per merito suo.
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