Quando ciò che resta a uno scrittore per vendere due copie non è più la sua scrittura (in un paese che legge sempre meno) ma la presenza scenica, il carisma, quella cosa è ancora scrittura oppure è già qualcos’altro che per carità magari serve, ma non è detto che sia tutto? Il pubblico chiede il personaggio, ma il personaggio non è detto che sia il libro, e non è nemmeno detto che sia vero, come mi diceva ieri una mia amica attrice: "la cosa terribile è che siamo molto peggio delle nostre falsificazioni, quindi non possiamo che continuare così". Me lo chiedevo oggi pensando ad Anna Correale, che è una nostra autrice, e che in pubblico è spesso molto timida, non rende al 100% tutto il suo potenziale (ma solo in pubblico, se poi ti fa i discorsi al bar è un'altra cosa, infatti con lei le presentazioni andrebbero fatte da Poldo). Poi Anna la leggi e per talento, profondità e cultura si mangerebbe tranquillamente col pane metà di quelli che oggi vedi in giro per festival letterari. Solo che per accorgertene davvero, per farti toccare da lei, devi leggere i suoi libri, come si faceva una volta quando tutto girava intorno all'opera. E penso che come Anna ce ne sono di scrittori bravissimi che magari non hanno la faccia di culo che ho io, che in pubblico non mi vergogno quasi mai, al massimo mi scoccio di starci, ma non è che per forza questo è un demerito o una discriminante dello scrittore. O almeno non dovrebbe esserlo.
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