lunedì 30 settembre 2019

morte a comala

Ho letto la prima volta Pedro Páramo anni fa, quando non ero ancora pronto e infatti non mi era piaciuto granché. L'ho riletto quasi per caso ieri notte e mi ha fatto una grande impressione, quasi paura anzi. La differenza ovviamente è dipesa dal fatto che la prima volta ancora no, mentre adesso, ad anni di distanza, ne ho fatto abbastanza esperienza da esserci entrato anch'io, nella morte, proprio come il protagonista del romanzo di Rulfo che non sceglie ma è già dentro Comala prima ancora di accorgersene. Come lui, non riesco a sentirmene più estraneo e infatti cammino in lei e mi fermo a parlare più coi morti che coi vivi, al punto che delle volte mi scopro già morto anch'io.

domenica 29 settembre 2019

sogni

Oggi hanno pubblicato questo post (bellissimo) su di un polpo che sogna e mentre sogna cambia colore. Guardandolo mi sono ricordato (perché tendo a scordarmelo) che tutti gli animali sognano. E allora mi è saltata in mente una frase di Clint Eastwood da Gli spietati che dice più o meno: "Ammazzare un uomo è una cosa grossa, perché gli porti via tutto ciò che ha e anche tutto ciò che sognava di avere". Ecco, ho pensato questo, che ogni volta che ammazziamo un animale, non ci stiamo solamente nutrendo, non applichiamo alla perfezione la legge di natura, ma anche gli stiamo portando via tutti i suoi sogni. Il che non è, a essere onesti, più terribile di tante altre cose che facciamo, ma è certamente crudele, e visto che noi di quei sogni non sappiamo e non sapremo mai nulla, lo è oltre ogni nostra immaginazione. 

la domandona domenicale

La figlia della mia macellaia, che mi vende di solito bistecche molto tenere, ha avuto da svolgere in classe un tema su una mia poesia. Poesia che le è sembrata subito difficile, da intendere a da approfondire. Tanto che la povera bambina ha preso quattro. Perché mai – è la domanda ironica e incazzata della macellaia – il signor poeta a cui vendo bistecche di primo taglio e scelta, da parte sua non sa fornire ai ragazzi, quindi anche alla mia bambina, una poesia che si possa cuocere e masticare con altrettanta facilità? Senza farsi saltare via i denti? Perché la poesia deve essere difficile e involuta? 

(Roberto Roversi, La poesia, il critico e la bistecca, in appendice a Dal fondo. La poesia dei marginali, a cura di Carlo Bordini e Antonio Veneziani, Avagliano, 2007)

venerdì 27 settembre 2019

cappella del soccorso


dopo

Non scriverò di nuovo
ciò che un giovane uomo
pensa, non le parole
di ciò che sente.

Non c’è storia
a parte quella che ho vissuto, ne-
ssun’altra ma
dev’essercene un’altra.

Se quel tempo ha
riecheggiato, apparente
vendetta, se la carne
e le ossa coincidono –

lascia che il corpo sia.
Guarda galleggiare i volti
sopra l’orizzonte
lascia finire il giorno.

(Robert Creeley, Later, trad. mia liberissima)

la prosa del primo flaubert

«E poi muore
per mancanza di voglia di vivere,
di pura spossatezza e di tristezza...»

E poi è investito da un camion
mentre torna a casa dal lavoro,

e/oppure un masso
buttatogli addosso
da vecchissimi amici di famiglia
scrive FINIS alle sue sofferenze –

Oppure va all’università,
si sposa,
ed è poi che muore!

O magari finisce che non muore affatto,
seguita semplicemente a vivere
giorno dopo giorno come ha sempre fatto...

È un uomo molto interessante,
una persona acutamente sensitiva,
ma deve pur morire in qualche modo –

così se ne va da solo sulla spiaggia,
si mette a sedere e pensa
guardando l’acqua lì davanti:

«Perché sono nato? Perché
vivo?» - come
una vecchia canzone, chéri
e dopo muore.


(Robert Creeley, Later, trad. Francesco Binni)

la speranza

Leggendo i vari post o commenti su Greta che in queste ore esplodono su social e giornali mi è venuto in mente un testo assai bello di Bordini – lo potete leggere sul suo sito – che parla degli scrittori di destra e in cui Bordini distingue gli scrittori di destra da quelli di sinistra in base alla speranza. Gli scrittori di destra, dice, sono sempre un pochino più lucidi di quelli di sinistra perché non si permettono il lusso delle illusioni, non li “avvelena” la speranza, loro sanno lucidamente il male del mondo e siccome non sperano in niente, in quella distanza lo descrivono con una radicalità e una profondità un pochino più affilata. Si parla di gente come Swift, Baudelaire, Pound, Ionesco, Céline, Dostoevskij, Pirandello. Gli scrittori di sinistra invece hanno questa cosa che, anche se ci vedono e ci vedono bene, comunque sperano, e quando sperano si incatenano in una certa misura alle cose del mondo, cercano un accordo o un equilibrio con esse, e in ciò perdono quella distanza radicale che fa la differenza. Ecco, io quando guardo Greta lo so che dietro di lei ci sono tante cose occulte che nemmeno mi immagino, ma dentro, sempre, che mi rovina, ho anche questa speranza che ci sia del buono in lei e che del buono ne potrà venire anche domani, e in quella speranza io so che a modo mio io sono uno scrittore di sinistra (o lì vicino) e che a esserlo, francamente, non ci guadagno nulla – infatti, potendo scegliere, probabilmente starei dall’altra parte.

martedì 24 settembre 2019

percentuali

Ieri leggevo un articolo, non mi ricordo su che sito*, in cui si diceva che, a dispetto della percezione che abbiamo, in un mercato editoriale in cui ci sono sempre meno lettori, i lettori di poesia, pur restando una briciola sul totale, negli ultimi anni si sono raddoppati, passando dallo 0,5% all'1%. Mi sembra un grande risultato da cui partire, puntando ancora a raddoppiare verso il 2% della popolazione dei lettori (che, per chi non lo sapesse, è il 40% della popolazione italiana). Credo molto infatti in questa legge degli estremi che prima o poi si incontrano, e se i lettori tutti diminuiscono e i lettori di poesia invece aumentano, secondo me finiranno per incontrarsi un giorno, intorno al 5-6%.


*In realtà me lo ricordo ma siccome non sono citato fra gli editori di poesia meritevoli di attenzione, mi riservo il diritto di offendermi e non citarlo a mia volta.

lunedì 23 settembre 2019

coyote

Stamattina, ascoltando questa canzone, ho ripensato a una intervista rilasciata da Joni Mitchell qualche anno fa. Era una intervista piena di amarezza in cui tirò fuori una polemica feroce contro Bob Dylan, dicendo che era un pessimo uomo (poco igienico anche) e un pessimo artista (un plagiario della peggior specie) che non si meritava il successo che aveva avuto più di lei, infinitamente più brava di lui ma messa da parte perché donna. Di recente, con l’ultimo film di Scorsese sulla Rolling Thunder Revue, è venuto fuori il video qui sotto, dove loro due suonano insieme Coyote a metà degli anni ’70, mettendo da parte, nel nome di una vecchia amicizia, quell’intervista e quella rivendicazione. Però, mentre un certo punto di Chronicles Vol. 1, o forse in una intervista (non ricordo di preciso), qualcuno chiede a Dylan se ci sono dei giovani che gli piacciono, che hanno raccolto la sua eredità, e Dylan parla a lungo – stupendo l’intervistatore – della nuova scena rap americana, dice che gli piace l’uso che fanno della parola questi ragazzi e il modo in cui la usano per rapportarsi col mondo; nella succitata intervista alla Mitchell qualcuno le fa la stessa domanda, e Joni risponde che no, non le pare dopo di lei qualcuno abbia fatto qualcosa di altrettanto bello o di paragonabile al suo lavoro con Mingus. Ecco, leggendo tale risposta ho pensato che sia una cosa veramente triste da dire, e piena di egocentrismo – molto più egocentrica di qualsiasi Dylan, e ce e vuole! Dà l’idea di una persona che si sente molto sola, non perché lo sia davvero, ma perché proprio non riesce a vedere chi c’è intorno.

domenica 22 settembre 2019

il funerale di apollinaire

Novembre 1918. Giuseppe Ungaretti era in licenza a Parigi. Prima di ritornare in linea a Bligny, egli domandò ad Apollinaire che cosa voleva che gli riportasse dal fronte alla sua prossima licenza. Apollinaire disse: «Un mazzo di sigari toscani». 
L’armistizio è firmato dopo pochi giorni. Ungaretti torna a Parigi. Corre dall’amico a portargli i «toscani». Apollinaire è steso sul letto. La giornata è caldissima. Il suo povero corpo grasso comincia a decomporsi. 
Nemmeno la morte riuscì a placare la «iella» che perseguitava Apollinaire. Lo stesso giorno morì anche Edmondo Rostand. Due giorni dopo, due funerali di poeti traversavano a passo d’uomo le strade di Parigi. 
Vestita da carnevale, la polacca seguiva il feretro del figlio. Agli ingenui che cercavano di confortarla, essa ribatteva: «Mio figlio un poeta? Dite piuttosto un fannullone. Rostand: ecco un poeta!». 
Nello spazio di un mese la morte portò via anche lei. 

Alberto Savinio, Souvenirs, Adelphi, 2019

sabato 21 settembre 2019

calce e fiori


body and soul

Oggi un poeta mi ha detto che con il mio atteggiamento scanzonato e spesso poco serio (in primis verso me stesso) io offendo la poesia tutta che invece è sacra e, peggio, non do abbastanza valore al lavoro dei poeti che è serissimo. Uno potrebbe anche scherzarci sopra una cosa così, ma io davvero mi sono vergognato di non avere un attegiamento abbastanza sacrale quando la mattina mi appunto i versi in bagno, mentre vado di corpo.

cartolina dalla valle d'itria

giovedì 19 settembre 2019

quaderno di prima elementare


Come si vede a 6 anni avevo già capito tutto del rapporto uomo-donna (e le preferivo ricce e rosse).

gioia dei gattari


Pierppaolo Miccolis, dal catalogo della mostra Induced Spirits, 2018, a cura di Nicola Zito MICROBA con Achrome (catalogo Pietre Vive Editore)

scarafaggi

Sono scarafaggi e vivono nell’ombra
accumulando cianfrusaglie all’ombra
delle loro persiane chiuse portandosi
dietro l’odore umido dei loro calzini
ribadendo in ogni gesto il mio odio
immotivato se non perché mi odio
il loro sangue così come il mio
infatti sono uno scarafaggio anch’io

mercoledì 18 settembre 2019

spaghetti western

Checché se ne dica siamo tornati al solito cliché italiano dello spaghetti western: Il buono, il brutto, il cattivo. Eccoci qui. Gli elettori scalpitano, sbuffano, si indignano, ma sotto sotto a breve, al primo duello al sole, andranno in brodo di giuggiole per vedere chi estrae per primo.

martedì 17 settembre 2019

mi viene da ridere

Enrico Mentana scrive che il nostro debito pubblico è di 2.409.900.000.000 di euro. Io penso ai miei amici che, alla loro età, credono ancora alla pensione e mi viene da ridere.

lunedì 16 settembre 2019

trovarse

Ho cominciato la giornata con un libro di Samuele Editore, L'inventario di un'assenza di Michele Paoletti, e la chiudo con un altro libro Samuele, Xe sta trovarse di Francesco Sassetto, un libricino brevissimo ma perfetto, composto da sette poesie in veneziano che sono il diario intimo di un amore di mezza età vissuto fra le calle di Venezia. Un libro che si merita lo sforzo di essere letto nella sua lingua, magari a voce alta, perché vive tutto in quella lingua, senza mediazioni, e senza quella perderebbe molta della sua struggente fragilità e della fatalità che (Francesco lo sa) incalza su ogni amore. Un libro fatto d'acqua, così come la città in cui è ambientato, ma anche di lunghi abbracci per tenersi caldi. 

Vien qua, amor, vissìn de mi, vien qua 
che te coverzo co i brassi.

sabato 14 settembre 2019

documentari

A 42 anni suonati devo ammettere (spero senza troppa vergogna) che il cinema mi annoia, guardare film mi annoia mortalmente e l'unica cosa che ormai mi pare interessante e degna di essere vista sono i documentari (per quanto la definizione sia limitante), meglio ancora se “immaginari” e dove “nessuna rappresentazione dei fatti o delle persone è reale”. Come in questo di Robert Frank sui Rolling Stones o l'ultimo, assai interessante, di Nicolás Lasnibat sul personaggio di Arturo Belano, appunto The Invented Biography.

venerdì 13 settembre 2019

messaggio di ninnì aprile ai compaesani

Ieri sera, mentre giravo per Noci, ho rivisto dopo anni Ninnì Aprile. Si è dimagrito assai ed è invecchiato ma ha sempre quella faccia lunga e ossuta che sembra venuto fuori da un quadro del Greco. Gli faccio Ninnì come stai, ti ricordi di me? E lui, abbassando gli occhi e mentendo per gentilezza, certo che mi ricordo. Ti ricordi tutte le mangiate che ci siamo fatti? E lui – anche se non si ricorda più – perché adesso non ce la possiamo fare una mangiata? Mi racconta alcune cose di sé, poi mi prende la mano e mi affida questo messaggio ai Curdunnesi: Volevo venire alla festa quest'anno, ma il treno non funziona. Quando li vedi, per piacere, salutami tutti i compaesani e digli che li voglio bene a tutti, anzèche se pènzene ca mi scerrète! Ninnì non è cambiato proprio.

le recensioni

Le recensioni scarseggiano e sono spesso cerimoniali. Chi si accorge che un libro di poesia è brutto o inesistente sono sì e no cento persone. Di queste cento, quelle che lo dicono sono una ventina. Quelle che lo scrivono sono meno di cinque. 

 (Alfonso Berardinelli su Il Sole24Ore di domenica 27 maggio 2007)

giovedì 12 settembre 2019

con guido catalano


più o meni venti anni fa


cartoline

oggi mentre rimettevo ordine alla mia scrivania ho pensato che sono una persona fortunata perché appartengo a quella generazione che ancora comunicava con la penna. ho il cassetto pieno di lettere infatti, e di cartoline che hanno fatto il giro del mondo solo per potermi dire ho pensato a te.

mercoledì 11 settembre 2019

da che parte sto

Non voglio dire che sia una cosa sbagliata, ma pensavo a questa cosa di chi oggi festeggia Facebook perché ha oscurato CasaPound e solo ieri protestava per il fatto che sempre Facebook censura immagini (persino artistiche) inneggianti al corpo nudo delle donne, ritenendole volgari e offensive. Pensavo che il più importante social del mondo ha lanciato questo messaggio: che fascismo e corpo delle donne sono orribili allo stesso modo e per questo censurabili. E mi ponevo il dubbio se c'è da fare un più comodo due pesi e due misure, sacrificando il "male minore" per far fronte al fascismo, oppure cercare di capire, in questo meccanismo, da che parte sto.

cortocircuito

...La smania di scrivere e riscrivere ponderose opere a volte fa incappare in lapsus ridicoli, come quello a pag. 371 dell’edizione cartacea, dove a proposito del libro di Voltaire, si dice Zelig invece di Zadig. Onore a Woody Allen. 

 (Zordan, recensione pubblicata su Amazon)

scena poetica

Condivido una paginetta di Carlo Bordini da Susanna, diario di un mese d’inizio 1982 a Roma, contenuto in Manuale di autodistruzione (Fazi, 1998) e poi inserito in Difesa berlinese, a cura di Francesca Santucci (Luca Sossella editore, 2018), in cui viene minutamente descritta la favolosa scena poetica del tempo. 

Martedì. Arriva Attilio Lolini per una lettura al Flaiano. È noiosissima, con tutte quelle vecchie. Noi stiamo fuori. Dario Bellezza, Antonio, Tommaso triste e in crisi (ho saputo poi che l’hanno trasferito a Ravenna; una cosa terribile) e Alberto Toni sempre ubriaco. Bellezza parla di scrivere un «Nuovo inferno». Veneziani distribuisce Brown Sugar. Lolini è serafico, scrive poesie dolorose, una linea nuova, a volte un po’ sbavata; vorrei capire meglio. Vado a letto presto, non voglio ubriacarmi, sto male. Alla lettura viene Gabriella con un uomo, abbiamo un rapporto freddissimo, come se fossimo entrambi imbarazzati. Qualche giorno fa ho saputo di reazioni violentissime – in senso positivo – al mio libro. C'è gente che lo vive con un’intensità enorme. Alessandro Ricci e i suoi amici. Manni dice che la distribuzione del mio libro va bene a Roma.

torta di compleanno


domenica 8 settembre 2019

sapersi vestire

Che cosa ridicola, dico, questa del ministro che viene presa in giro perché non si sa vestire...
Hai ragione, ribatte mio fratello, pensiamo piuttosto a come non ti sai vestire tu.

sabato 7 settembre 2019

riprendersi

Stavo scrivendo un post che cominciava così: "ma è impressione mia o sono bastati pochi giorni da quando se n'è andato Matteo Salvini che l'Italia sembra già un paese migliore?" quando il cielo ha cominciato a rannuvolarsi e la temperatura si è abbassata di colpo. Allora mi sono ripreso: meglio non cantare vittoria, che qui piove sempre sul bagnato.

giovedì 5 settembre 2019

rimorso

Quando vedo i giovani poeti rampanti che corrono alla conquista del mondo mi piglia sempre il rimorso della mia giovinezza cazzara, quando mi costava fatica persino alzarmi dal letto per andare in bagno a liberarmi e l'unica cosa che mi dava vera gioia era il sesso (matto e disperatissimo), mica come adesso che non sono più giovane abbastanza.