Novembre 1918. Giuseppe Ungaretti era in licenza a Parigi. Prima di ritornare in linea a Bligny, egli domandò ad Apollinaire che cosa voleva che gli riportasse dal fronte alla sua prossima licenza. Apollinaire disse: «Un mazzo di sigari toscani».
L’armistizio è firmato dopo pochi giorni. Ungaretti torna a Parigi. Corre dall’amico a portargli i «toscani». Apollinaire è steso sul letto. La giornata è caldissima. Il suo povero corpo grasso comincia a decomporsi.
Nemmeno la morte riuscì a placare la «iella» che perseguitava Apollinaire. Lo stesso giorno morì anche Edmondo Rostand. Due giorni dopo, due funerali di poeti traversavano a passo d’uomo le strade di Parigi.
Vestita da carnevale, la polacca seguiva il feretro del figlio. Agli ingenui che cercavano di confortarla, essa ribatteva: «Mio figlio un poeta? Dite piuttosto un fannullone. Rostand: ecco un poeta!».
Nello spazio di un mese la morte portò via anche lei.
Alberto Savinio, Souvenirs, Adelphi, 2019
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