venerdì 31 ottobre 2014

frammento da un articolo

Oggi pomeriggio ho scritto un articolo, ma era troppo lungo, così ho dovuto fare dei tagli. Questo frammento proprio mi dispiaceva buttarlo. Per cui lo copio-incollo qui. Scritto mentre sorseggiavo camomilla:

[…] Un Pd dilaniato fra le sue due anime, chiamatele come vi pare: democristiana e socialista, rottamatora e dissidente, riformista e nostalgica, tutti ridicoli allo stesso modo: una maggioranza impotente di benintenzionati ricattata o connivente con una minoranza che fa palesemente i cazzi suoi in nome del nuovo che avanza. Un Governo che senza nessun avallo popolare si tiene in piedi con alleanze estranee alla sua stessa natura, che annienta i sindacati, se ne infischia dei suoi stessi elettori, parla quando dovrebbe tacere e tace quando dovrebbe parlare. Una destra suddivisasi in bande, che in uno stato democratico d’Europa si permette di discriminare i suoi cittadini in base al reddito, di giudicare le scelte di vita di una persona, che proclama la diversità di immigrati e omosessuali, parandosi il culo con cavilli legislativi invece di mostrare le palle per ammettere che almeno “sì, sono razzista”, e poi manda in piazza le forze dell’ordine a picchiare chi sciopera perché sta perdendo il lavoro. E su tutti un presidente che sa di mafia. Direi che la misura è colma. […]

mercoledì 29 ottobre 2014

anniversario



[...] Ma Lou Reed mi ha insegnato anche che se riesci a trovare della bellezza nella merda pura, allora quella è bellezza vera. Mi ha insegnato a quale altezza guardare – e non da quale, per fortuna. E che la poesia non è per forza in versi, e che l’amore può prendere diverse forme. E mi ha insegnato anche, con Heroin, che la dipendenza è un fatto mentale, è quel desiderio di dormire per mille anni e svegliarsi altrove, e che alla fine dei giochi, comunque, la sensazione sarà quella di non averci capito un bel niente.  [...]

(dal blog dello scrittore Marco Montanaro)

martedì 28 ottobre 2014

lunedì 27 ottobre 2014

inutile

Una ragazza come te inutile
ad amarmi a salvarmi ecco
anche di poco. Una ragazza
buona solo per chiamarmi
e dire: ci sei? io sì per te.
Una ragazza come te insomma
buona a prenderci un caffè
in questo freddo che sale
e poi dirci le cose – ma parla! –
se come gatti nel sole
ci stiriamo sui muri. E parla.
Qui c’è troppo silenzio. Parla.
Silenzio. Inutile persino per
mancarmi.

i motivi del gesto



Caspita, ho appena visto il documentario su Salinger e mi ha preso una tristezza infinita. Ci sono un sacco di cose sue che rivedo in me. Mi chiedo, finirò anche io così? Schifosamente ricco e famoso mentre conduco una vita ritirata, coltivando una serie infinita di relazioni complicate con ragazze molto più giovani di me, affascinate dal mio ruolo di scrittore? Non lo so, di certo mi sto impegnando perché accada. Lo ammetto, sono molto influenzato da lui. Stasera, infatti, prendo una pistola e vado a sparare a Maurizio Gasparri. Se mi arrestano gli dirò di leggersi Il giovane Holden per capire i motivi del gesto.

definire

Definire non il nemico, ma l'opposto.
Questo non sono, non voglio essere e non sarò mai. Io sto dall'altra parte.


domenica 26 ottobre 2014

dov'è la prefazione?

Ho da poco acquistato l'edizione Einaudi di Da dove sto chiamando di Raymond Carver (25 euro!!), e mi sono accorto, con stupore, che dal volume manca la preziosissima prefazione scritta dallo stesso Carver, per presentare l'opera e come commiato dai suoi lettori. Qualcuno meglio informato, sa spiegarmi il motivo di tale omissione? E poi, pensavo che la prefazione di Carver fosse parte integrante e fondamentale dell'opera, ma si può fare una cosa così?

sabato 25 ottobre 2014

vicini

Chissà come lo fanno i ratti – mi chiedo se li guardo –
se si scelgono dopo sguardi lunghi e interessati
corteggiamenti in rima. Oppure s’incontrano sfatti
dopo ore di buio e l’unico calore è una monta senza pace.

Chissà se si scopano o fanno l’amore
se lo fanno a grappoli o due per volta
se si ciucciano e s’inculano il chiodino fra le chiappe
e se drizzano la coda rapiti dall’orgasmo.

Chissà se vengono in squittii o singhiozzi
e se piangono di gioia a voce bassa e pregna.
Chissà come dormono e se stanno vicini.
E se parlano e discutono di preservativi. Li guardo

dal piano di fronte. Li ascolto attraverso i vetri.
Niente più che paroline smozzicate negli orecchi
gli occhi aperti e chiuse le chiappine. Chiusi loro nei letti
coi loro cappotti per darsi ancora un tono.

giovedì 23 ottobre 2014

mercoledì 22 ottobre 2014

er popolo

Io e Peppe seduti davanti ai bagni pubblici come tante altre volte. Cominciamo a parlare di cinema degli anni '70 e di un regista che piace tanto a tutti e due, Luigi Magni. Io gli parlo della scena di un film, quando il rivoluzionario Montanari dice sul patibolo "Buonanotte, popolo!" prima di morire. Ma scopro di aver sbagliato titolo: io mi ricordavo In nome del papa re, ma Peppe mi corregge, era Nell'anno del Signore. Io gli dico, pieno di ammirazione: "Però Peppe, sei preparato!" E lui scoppia a ridere e mi risponde: "Ah Lì tu sei bravo, sei un reggista! Ma er popolo so' io!"

martedì 21 ottobre 2014

desolato

L’assoluta mancanza di considerazione che ho per J-Ax come artista forse m’impedisce di vedere la bellezza implicita nel suo testo, ma il ritornello cantato da Jannacci ha una tale potenza liberatoria che si perdona anche quello. In certi giorni altro non serve. 

venerdì 17 ottobre 2014

margutte su lillo

Mi hanno intervistato su una rivista letteraria online, chiamata Margutte. Spero di averci fatto la figura del Morgante, ma non so. Comunque la trovate QUI.

sabato 11 ottobre 2014

definizione

Sono due giorni che ci penso e ci ripenso, ma ancora resto in dubbio. Insomma, mi chiedo, se uno se la prende con un nero è un razzista; se uno se la prende con un gay è un omofobo; se se la prende con una donna è (nel migliore dei casi) uno stronzo. Nemmeno ne parlo della violenza sugli animali. Ma continuo a chiedermi, se uno se la prende con un ragazzino (maschio, etero, con lo stesso colore di pelle e cresciuto nello stesso contesto sociale) e lo sevizia brutalmente solo perché il ragazzino è sovrappeso e quindi dà fastidio al suo senso estetico, tu, un tipo così, come lo definisci? Un dandy? E ho quasi paura di dargli una definizione, perché le parole in questo caso sono un male, definire certe cose a volte suona quasi come giustificarle, incasellarle in un concetto più grande, odioso ma razionale, contenere il senso di un vuoto che non è più solo sociale, ma è proprio dell'anima. Ecco, io ci provo, ma non riesco a trovare delle definizioni per un gesto così, mi interrogo sempre, ma non le so (voglio) trovare. Così, allo stesso modo, mi vorrei tanto incazzare, ma non ci riesco. Mi sento solo disgustato, avvilito, per nulla in pace col mondo.

giovedì 9 ottobre 2014

a paride

Guardali Paride i baristi del paese oggi
piangeranno per te piangeranno
gli scrocconi e i compagni
piangeranno le strade e gli angoli
e tutte le scale bagnate di birra
e le mattine di buca in cui
ti rifugiavi al sole sulle panchine
vuote della villa. Io di te
ricorderò per sempre come
non ricordavi mai il mio nome
se non all’improvviso in uno squarcio
da vero paraculo – eri un maestro –
quando chiedevi qualche spicciolo
e un sorriso. E poi una volta
scocciato ti ho risposto: “Paride
tu cerchi soldi ai poveri!” E tu
– lo eravamo in due – col tuo genio
mi hai risposto: “Sì!
ma è proprio fra poveri che ci si aiuta”.

mercoledì 8 ottobre 2014

fratelli



Elena Vladareanu, Iqbal Masih, Pino Simone. Questi sono i miei fratelli, le persone per cui in questi giorni vivo, respiro, mangio, su cui si posa il mio pensiero di continuo. Per cui scrivo e mi batto ogni ora. Due di loro sono morti da tempo, uno di solitudine, l’altro ucciso per il suo coraggio, che a pensarlo racchiuso in un corpo così piccolo, resto sempre a bocca aperta. Lei, invece, è più giovane di me, e parla e scrive (benissimo) in una lingua che non conosco ma, per certi versi, mi è fraterna. Guardo le loro foto e penso che le vie del mondo sono vastissime, eppure, se fai attenzione, le sue voci non smettono mai di parlarti, mai, non chiedono altro che tu apra le orecchie.

“contro” caproni

Continuo ad addentrarmi nella lettura di Giorgio Caproni, Il muro della terra, Il franco cacciatore, e non capisco come faccia a piacer tanto, a così tanti, una poesia talmente terrorizzante. In Caproni non c'è niente di “piacevole”. La sua ironia è beffarda. Le sue opere sono piene di spettri, di voci dall’oltretomba che si aggirano in un paesaggio nebbioso, metafisico, dantesco: l’enorme foresta popolata di cacciatori senza volto, mastini sulle tracce di fuggiaschi, esiliati, bestie feroci di fattura medievale, in cui non c’è Dio, né consolazione, né salvezza, non c’è nemmeno la Parola che possa dar conforto, tutto è terribilmente buio, sfuggente, ingannevole, nulla ha più senso. E l’unica cosa certa è una morte senza fine che arriva sempre all’alba.

lunedì 6 ottobre 2014

per le rime

Mai più mi abituerò a un addio
in un giorno di pioggia
come adesso che scavo coi polsi
fin dentro le rime. Dura la tua:
«l’amante/ è andante». Ma dove?
«In culo!» a citare il poeta.
Qui piove. E non offre riparo
un balcone, un ombrello
appena un ricordo che già dici
passato. A che serve? Non sai.
Anche oggi rimetto sul piatto
(di nuovo) quel vecchio vinile:
Just Friends. Rifiuto – mi dici –
testardo, di volerti capire.

sabato 4 ottobre 2014

l'amore (ormai)

A torto o a ragione
l’amore (ormai)
non tocca più il cuore
ma il colon: è un amore
de panza, creativo, e puoi
concimarci il mondo.

giovedì 2 ottobre 2014

nel mezzo

Quando torno da un mio viaggio mia madre si lamenta di non averlo mai visto il mondo, d’essersi consumata la vita in questa casa grande, col giardino, ma conclusa. E torna sempre con la memoria a quand’era ragazza, a un suo viaggio in Italia con mio padre mai più ripetuto, l’unica occasione di fuga senza una meta. Sapesse invece io come la invidio, non mi crederebbe, d’avere un suo mondo chiuso e perfetto, senza falle, buchi neri o trappole nascoste, in cui muoversi padrona di sé e della sua vita, senza più ansie, né chiasso inutile. Il punto, credo, è proprio questo: che la felicità sognata è sempre un estremo, un qui ed ora oppure un infinito, mentre noi siamo inadeguati a spingerci oltre, e ci dibattiamo senza pace nel mezzo.

una poesia di kalju kruusa

Ah cosa ci sarebbe di meglio
che fare qualcosa insieme
sentirlo provarlo insieme
ah che andare insieme dove
una volta si andava da soli
e trasferire all’altro, liberandosene,
ciò che si è portato con inquietudine in sé
ah che montare in sella
così leggeri con il fruscio delle gomme
tra e sopra e in mezzo
alle foglie autunnali variopinte
le pozzanghere piatte e le castagne, sempre in due
al volo tra le bacche del rialto
scivolando e serpeggiando in avanti
cosa meglio che sentire la vicinanza l’uno dell’altra
del pedalare respirare tacere
ah che guardarsi l’un l’altra e ridere
come volendo spingere oltre il sentimento importante molto importante

che è proprio quello
sapendo che è davvero quello
tanto è evidente per tutti e due
è proprio quello

mercoledì 1 ottobre 2014

ecco girgenti già morde la gastrite...

Ecco Girgenti già morde la gastrite
né ci si offre più mite
stagione. L'inverno umido
attecchisce al cuore, lo infracida.