domenica 28 novembre 2021

il kit

Quei momenti che pressi un autore perché chiuda la revisione di un lavoro per mandarlo in stampa prima della baraonda di Natale e l’autore, che è palesemente in ritardo, comincia a trovarti le scuse come a scuola: scusami ma papà non sta bene, scusami ma mi è sparito il gatto, scusami ma mi hanno chiamato dal lavoro, poi lo sgami che invece di lavorare al pc sta in giro a cazzeggiare, e lui subito ti chiama: Anto’ lo so che tutto è contro di me, ma credimi forse ho preso il covid ed ero uscito a comprare il kit per il tampone.

giovedì 25 novembre 2021

un super natale senza i tuoi

Voi scherzate ma questa è la volta che finalmente ho un buon motivo per diventare Novax, soltanto per avere la scusa di farmi un Natale in santa pace, ovvero da Nosocial, e senza più l'ansia di dover uscire, dover fare il cenone, di rivedere i parenti che vedo solo a Natale, di dover fare gli auguri anche se non ci credo, di farmi prendere dall'ansia di dove vai a capodanno e poi trovare una scusa per non andarci, e di cosa regalo o non regalo, di rivedere gli amici che tornano per tre giorni lampo e o li prendo o non li prendo al volo, non dovermi accollare l'estenuante forzatura di dover sorridere sempre a Natale per dire che sì, quando siamo insieme tutto va bene, anche se non sei sicuro, ma a Natale ci tocca essere buoni! Guarda il bicchiere mezzo pieno. Sinceramente lo dico. Il Super Green Pass è manna dal cielo per quelli come me. Se non vuoi vederli, il presidente Draghi sta con te.

viulenza

Ci sono tanti tipi di violenza. Stamattina ad esempio una mia amica ha pubblicato una foto che mi ha fatto pensare a Patti Smith, gliel’ho detto, e quella si è incazzata come una biscia. Ma che cazzo di complimento è Patti Smith, non ha un briciolo di femminilità, non è nemmeno una donna. Con tutte quelle che ci sono proprio Patti Smith mi dovevi dire? Ma lo ha detto con un tono ferito, come se l’avessi accoltellata alle spalle, tanto che mi sono sentito un mostro. Cerco di scusarmi – non so bene di cosa, ma ci provo – e intanto un’altra mi scrive un messaggio: Caro editore, come stai, ti ricordi quel libro che mi avevi rifiutato perché dicevi che non era il momento? Bene. L’ho appena pubblicato con un altro. Visto che si poteva fare? Io mi arrendo senza nemmeno combattere.

sabato 20 novembre 2021

'cause I see you

il nemico

Oggi più che mai che dovunque tendo l’orecchio non sento altro che astio e ancora astio, e presunzione, scagliati da tutti contro tutti in una gara a chi ha più ragione sugli altri, persino nel fallimento generale, mi pare che il libro più importante, quello che ancora lascia un interrogativo aperto, imprescindibile e irrisolto sul nostro presente e sul futuro sia La Casa in collina di Pavese, quando nell’ultima pagina Pavese si chiede cosa ne faremo dei morti, a prescindere dalla loro bandiera. Mi sembra la domanda delle domande questa. Ecco che sappiamo perfettamente chi è il nostro nemico, ce lo hanno insegnato come si deve, e il primo che ha un dubbio è nemico egli stesso, ma di cosa faremo del nemico nei fatti, e non solo a parole, una volta che lo avremo abbattuto, nessuno ha la più pallida idea.

venerdì 19 novembre 2021

carta

Il costo della carta sta aumentando. Una cosa è leggerlo sui blog, un'altra vedersi arrivare un preventivo quasi raddoppiato. È vero che il tempo della carta doveva finire prima o poi, ma questa cosa si trascinerà a lungo e non porterà nulla di buono. A cominciare da un ulteriore aumento dei prezzi di copertina (che per un lettore sono già pesanti). Poi uno mi dirà: Antonio, ma se uno vuole il tuo libro, se invece di 10 costa 15, lo comprerà uguale. Sarà. Io vedo il bicchiere mezzo vuoto. Se uno il mio libro non lo voleva già a 10, figurarsi a 15.

giovedì 18 novembre 2021

sogno e appunto

"Tremendo prendere atto dei miei limiti, e in quanto proprio miei non riconoscerli e non riuscire a rimediarli, a migliorarsi. Vivere nell'incertezza della fine senza conoscerla, ma sapendola prossima e per questo frenante, ma se la fine è prossima perché guardare altrove? Vivere come un gatto paralizzato sulla strada mentre osserva arrivare l'auto." [Scritto stamattina alle 5.08 dopo aver fatto un sogno in cui passeggiavo per le strade di una città deserta con una ragazza che mi parlava di arte. Mi sono svegliato con i brividi mentre cercava di indirizzarmi verso un parcheggio sotterraneo. Chissà se facevo un vero incubo che cosa ne veniva fuori.]

mercoledì 17 novembre 2021

brava persona

Mi piace (e mi fa star bene) quando mi dicono "Voglio pubblicare con te perché sei una brava persona". Il che certo prescinde dalle mie capacità editoriali, però mi fa pensare a quella canzone di Gaber: "Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona". Di grandi editori è pieno il mondo, ma finché ci sono brave persone a qualcuno non mancherà la speranza.

martedì 16 novembre 2021

salute

La scrittura, benché spesso si dica tutto il male possibile di chi la pratica, è un bisogno più che un atto di vanità. Una importantissima valvola di sfogo. Lo dico per esperienza diretta, ma anche perché conosco ottimi professionisti che vengono appiattiti dal lavoro a tal punto che, se non scrivessero (o suonassero, o dipingessero, o fotografassero, ecc.), impazzirebbero. Non è una questione di avere più cultura degli altri, ma di respiro, di libertà, di equilibrio e di salute. Un po’ come andare in palestra, ma sul lato della fantasia e dell’espressione. È uno dei motivi per cui io sono favorevole delle sovvenzioni pubbliche all’arte, al cinema come al teatro lirico e di prosa, come lo sarei, con i debiti paletti, alle piccole case editrici come la mia che sul mercato stentano, ma provano a dare spazio e modo di esprimersi a tanti bravi autori che in un sistema puro di mercato editoriale semplicemente non dovrebbero starci perché sono sotto la soglia minima di vendita. Per fare un esempio banale, in questo sistema di mercato Van Gogh, invece di insistere a dipingere, avrebbe dovuto andare a zappare la terra. Ma Van Gogh, insistendo, ha creato una gamma inedita del linguaggio che, contrariamente a quanto si dice, gli ha impedito di impazzire del tutto e ha fatto star bene chi poi si è confrontato col suo lavoro. Ci sono volte che davvero non capisco chi vuole ridurre tutta la questione a mera pratica di mercato o la svilisce parlando di “assistenzialismo”, o all’opposto difende il sistema mercato come sinonimo di libertà di scelta per chi pubblica: forse per Mondadori, ma come fai ad avere libertà di scelta se non sai come arrivare a fine mese e qualche concessione al mercato (meno poesia e più tette al vento) la devi fare? Per me chi fa questo discorso non ha capito molto delle qualità terapeutiche dell’arte, o forse ha capito e bene e cerca in maniera goffa di accostare le case editrici o di produzione alle lobby farmaceutiche, che campano sulla salute degli altri, ma col coltello dalla parte del manico.

lunedì 15 novembre 2021

bessy

La foto è del 2011. La tomba di Bessy era in un angolo del giardino di un palazzo nobiliare del paese. Non c'è rimasto più nulla ormai, né la tomba, né la famiglia, e anche la casa è stata venduta (dopo essere stata depredata più volte dai ladri nel disinteresse generale) e completamente ristrutturata. Io ho visto la tomba di Bessy poco prima dei lavori e questa credo è l'ultima traccia rimasta di lei e di un pezzetto della vita intima di quella casa.


 

domenica 14 novembre 2021

la newsletter

 Mia madre: "Che fai?"

"Scrivo la newsletter del martedì."

"Ma se la newsletter del martedì la scrivi di domenica, poi il martedì che fai?"

La mia lotta è persa prima ancora di cominciare.

sabato 13 novembre 2021

retorica e poesia

Pochi giorni fa è morto il giornalista Enrico Fierro. Piero Ruggiero mi faceva riflettere con un suo post che una grande lezione di poesia, politica e di umanità ce l’ha data proprio Fierro quando, contro tutto e tutti, è andato a intervistare Mario Placanica, il carabiniere che sparò e uccise Carlo Giuliani. Placanica nel 2001 aveva vent’anni e dopo quel fatto fu abbandonato da tutti, dallo Stato, dall’Arma (che pure avevano responsabilità gravissime), dalla moglie, dagli amici, la sua vita è stata rovinata per sempre per aver obbedito agli ordini: in questo senso Placanica è stato tradito dallo Stato due volte, una di più di Carlo Giuliani. Oggi leggevo il Lamento in morte di Carlo Giuliani scritto da Nichi Vendola, in Patrie (Il Saggiatore) e devo dire che leggere quello e poi il pezzo di Fierro mostra la vera differenza fra grande retorica e vera poesia, e la poesia in questo caso sta tutta dalla parte di Fierro. Ma non c’è da gongolare, molta nostra politica, soprattutto a Sinistra, non sa cos’è la poesia, ha dimenticato cos’è l’umanità – specie verso chi non è giusto, come Placanica, ma in uno Stato di diritto non va comunque abbandonato – e purtroppo non conosce più manco la retorica, che è pur sempre una forma d’arte.

 

venerdì 12 novembre 2021

salotto

Foto ormai storica del 14 giugno 2012, durante Italia-Croazia. Gli esercenti di Via Eroi di Dogali si sono fermati a guardare la partita trasmessa attraverso la vetrina di Angelo Campanella. Come dice Alfredo Neglia (nella foto quello che mi guarda), all'epoca la strada era un salotto.



rumore

Tutti mi chiedono: “Tu che sei informato, che succede in paese?” Ma davvero non lo so, perché non vado mai in paese. Al massimo posso dirvi che succede in giardino. Oggi ad esempio è caduta una foglia e ha fatto un rumore assordante.

giovedì 11 novembre 2021

serve dirsi

Oggi parlavo con Eleonora, che è la responsabile di Eppela che ci segue per il progetto de #lepietroline, e lei mi diceva che la nostra campagna sta andando benissimo. Io come al solito mi sono messo a far scongiuri e lei mi ha detto: "Antonio, essere esigenti va bene, ma ogni tanto serve anche dirsi che si sta facendo un buon lavoro". 


martedì 9 novembre 2021

odore

Tutti che fanno a gara a indicare chi è più merda di loro, ma quando appena dici che comunque puzzano tutti un po' di merda ti rimbrottano che è questa la politica bellezza, lascia o raddoppia.

vanto

Gli attori e presentatori TV che scrivono libri mi hanno rovinato la vita. La mia famiglia che guarda la TV più che leggere libri li segue sullo schermo mentre presentano le loro autobiografie e ogni volta mi chiede perché loro sì e tu no, perché loro scrivono e vanno in TV e tu scrivi soltanto e non vai mai in TV. Ma perché, chiedo io, se andassi in TV voi leggereste i miei libri? No, ma almeno ti vedremmo in TV e potremmo vantarci.

sogno di celentano

Stanotte ho sognato di andare a una festa a casa di Walter Trento. Fra gli altri ospiti c'erano Emilia Barbato e Adriano Celentano. Ricordo nitidamente di aver pensato: che caspita ci fa Celentano in un mio sogno? Nuccio Chialà ha proposto di fare un gioco in cui ci si scambiava le scarpe. Io finivo a scambiarmele proprio con Celentano per scoprire che le aveva di carta. Poi Celentano si involava nella notte portandosi via la Barbato e le mie scarpe. Io, rimasto solo con le scarpe di carta chiedevo spiegazioni a Walter che ridendo rispondeva: "Antò, ma ti pare che invito uno come Celentano a casa mia? Era un sosia!" Morale della favola: non puoi più fidarti manco dei tuoi stessi sogni.

lunedì 8 novembre 2021

l'attualità di pasolini

L'attualità di Pasolini non cessa un solo giorno di stupirci. Persino in relazione alle polemiche di questi giorni filtrate da informazione e social, ecco cosa scrive il vate nel suo progetto di film per un “San Paolo”, con vari innesti dalla Bibbia: «Alcuni cristiani venuti dalla Giudea, insinuarono presso i fratelli non giudei: “Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete salvarvi”. Ne sorsero dissensi e discussioni con Paolo e Barnaba. Allora si decise che i due apostoli salissero a Gerusalemme a consultare gli anziani sulla scottante questione… – Finito di stendere queste righe, Luca, come riscosso e tornato alla realtà, si alza vivacemente, fa un rutto ed esce dalla stanza.»

sabato 6 novembre 2021

hemingway e la fiducia

Nel 1959 la rivista americana Life, che pochi anni prima aveva pubblicato con enorme successo Il vecchio e il mare, contattò Ernest Hemingway, con la ferma intenzione di bissare il precedente exploit, affidandogli un reportage. Gli proposero di tornare in Spagna e aggiornare il suo Morte nel pomeriggio, uno strano libro che, pur potendone contestare ogni singola pagina per l’argomento trattato: le corride, non riesci a tirartelo fuori dal cuore una volta che l’hai letto, per la bellezza della scrittura (la sua più densa) e per l’amore che ne trasuda e che contagia, per la Spagna.
Hemingway, nonostante all’epoca fosse già malato di quel male che poi lo porterà alla morte, si entusiasmò all’idea (dopotutto gli pagavano un viaggio per seguire l’intera stagione delle corride), fece armi e bagagli e partì. Il progetto prevedeva che si fermasse lì l’intera estate e poi scrivesse un reportage di 10.000 battute. Ma Hemingway si presentò alla redazione di Life, in autunno, con un manoscritto di 120.000 battute (praticamente un nuovo romanzo!) non tutte però all’altezza, o almeno così poi si disse, del maestro. Perciò il manoscritto venne affidato a un editor di fiducia che tagliò e tagliò fino a raggiungere l’attuale versione di 45.000 battute.
Un’estate pericolosa, questo il titolo dato al romanzo, s’incentra sul duello fra due matadores, per decidere chi dei due fosse il migliore in quell’estate. Fu l’ultimo libro pubblicato in vita da Hemingway, che nel 1961 decise di farla finita e si sparò una fucilata in bocca, e in tutta onestà non arriva nemmeno lontanamente a sfiorare l’oscuro fascino di Morte nel pomeriggio. Forse furono i tagli, forse Hemingway non ci stava più con la testa. A suo onore vorrei riportare qui sotto la più bella pagina di quel libro, o perlomeno la mia preferita, per ricordare che un grande potrà anche scrivere dei romanzi mediocri, ma basta almeno una pagina, una, splendente del suo oro, perché non perda mai la nostra fiducia.
«Pamplona non è un posto dove andare con la moglie. È molto probabile che si ammali, si ferisca o si cacci in qualche guaio, o almeno che si trovi sballottata di qua e di là e col vestito spruzzato di vino, o che ti lasci: e magari le tre cose insieme. Se qualcuno poteva girare tranquillamente per Pamplona quel qualcuno erano Carmen e Antonio, ma Antonio non ce la portava. È una fiesta di uomini e le donne combinano guai, a sé o agli altri. Ho scritto un libro su questo, una volta. Certo, se lei parla spagnolo quanto basta per capire che non la stanno insultando, ma sfottendo, se è capace di bere vino tutto il giorno e tutta la notte e di ballare con tutte le comitive di sconosciuti che la invitano, se non bada alle cose che le rovesciano addosso, se adora la musica e il rumore ininterrotto e ama i fuochi d’artificio, specie quelli che le cadono vicino e le bruciano i vestiti, se trova logico e sensato vedere come si può rischiare di farsi ammazzare dai tori gratis e per divertimento, se non si busca un raffreddore quando piove e se le piace la polvere, se gradisce il disordine e i pasti irregolari e non ha mai bisogno di dormire e tuttavia si tiene in ordine e pulita senz’acqua corrente, allora portatela pure. Probabilmente vi lascerà per un uomo migliore di voi».
(Edizione Mondadori 1986, pag. 169, traduzione di Vincenzo Mantovani).

condivisione

Stanotte, piegato in due da una colica tremenda, ho pensato ad un crowdfunding e a come sarebbe bello se ciascuno si prendesse un po' dei miei malori così da condividere ogni cosa, le gioie ed i dolori.

venerdì 5 novembre 2021

un bravo falsario

Una delle poche cose che riesce a darmi gioia è quando compro un libro. Ognuno c’ha le sue fisse. Io c’ho quella per i libri. Credo succeda perché la lego intimamente alla sensazione che provavo da bambino, quando me li regalava mio padre, che per la cronaca non mi ha mai fatto molti regali, solo libri. Per cui per me il collegamento è semplice: padre > affetto > libri. Se sono un lettore è per causa sua. Quando sono giù, quando ho qualche patema o malumore, la prima cosa che faccio per riprendermi è comprare un libro, è il mio modo di riequilibrare l’umore. E forse per questo mi dispiaccio quando non riesco a vendere i miei libri come vorrei. Non è tanto la questione economica, che pure ha un peso. Ma la consapevolezza di non riuscire a restituire, nei fatti, la stessa gioia, la stessa serenità che provo io. In questo senso ci sono volte in cui sento che il mio lavoro è quasi un fallimento, o meglio ancora una truffa, come se fossi un bravo falsario che fa banconote perfette alla vista, ma che nella sostanza non hanno valore per nessuno.