martedì 16 novembre 2021

salute

La scrittura, benché spesso si dica tutto il male possibile di chi la pratica, è un bisogno più che un atto di vanità. Una importantissima valvola di sfogo. Lo dico per esperienza diretta, ma anche perché conosco ottimi professionisti che vengono appiattiti dal lavoro a tal punto che, se non scrivessero (o suonassero, o dipingessero, o fotografassero, ecc.), impazzirebbero. Non è una questione di avere più cultura degli altri, ma di respiro, di libertà, di equilibrio e di salute. Un po’ come andare in palestra, ma sul lato della fantasia e dell’espressione. È uno dei motivi per cui io sono favorevole delle sovvenzioni pubbliche all’arte, al cinema come al teatro lirico e di prosa, come lo sarei, con i debiti paletti, alle piccole case editrici come la mia che sul mercato stentano, ma provano a dare spazio e modo di esprimersi a tanti bravi autori che in un sistema puro di mercato editoriale semplicemente non dovrebbero starci perché sono sotto la soglia minima di vendita. Per fare un esempio banale, in questo sistema di mercato Van Gogh, invece di insistere a dipingere, avrebbe dovuto andare a zappare la terra. Ma Van Gogh, insistendo, ha creato una gamma inedita del linguaggio che, contrariamente a quanto si dice, gli ha impedito di impazzire del tutto e ha fatto star bene chi poi si è confrontato col suo lavoro. Ci sono volte che davvero non capisco chi vuole ridurre tutta la questione a mera pratica di mercato o la svilisce parlando di “assistenzialismo”, o all’opposto difende il sistema mercato come sinonimo di libertà di scelta per chi pubblica: forse per Mondadori, ma come fai ad avere libertà di scelta se non sai come arrivare a fine mese e qualche concessione al mercato (meno poesia e più tette al vento) la devi fare? Per me chi fa questo discorso non ha capito molto delle qualità terapeutiche dell’arte, o forse ha capito e bene e cerca in maniera goffa di accostare le case editrici o di produzione alle lobby farmaceutiche, che campano sulla salute degli altri, ma col coltello dalla parte del manico.

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