sabato 29 giugno 2019

manoocher

A volte le persono più interessanti ti vivono accanto e tu non lo sai. Sono miti, gentili e tu che sei abituato all'irruenza televisiva dove tutto è urlo devi concentrarti un pizzico di più per sentire la loro voce calma, dosata. Però se fai quello sforzo ti si apre un mondo. Mi è successo negli ultimi giorni, incontrando Manoocher Deghati, grandissimo fotoreporter di orgine iraniana che dopo aver girato il mondo ha scelto di venire a vivere a una manciata di chilometri da casa mia. Se cerchi il suo nome in Internet la prima pagina che si apre è di Rolling Stone, che parla del suo lavoro. C'è anche Wikipedia ma solo in inglese, World Press Photo che ha vinto due volte, persino Radio Radicale. Ma stasera Manoocher parlerà della sua vita e del suo lavoro straordinari a Disimpegno | appunti intorno all'abitare Vol. 2 insieme a Fabio Macaluso. Alle 20.00 sul ponte della Madonnina a Cisternino.







venerdì 28 giugno 2019

atto di fede

Mentre scrivo un articolo sulla storia della circonvallazione a Locorotondo, ritrovo una dichiarazione di Mario Loizzo, allora Assessore provinciale ai Trasporti, durante un incontro pubblico del 2008 per presentare il progetto della nuova strada. Alla domanda lecita: "E se trovano qualcosa là sotto che fanno, fermano i lavori?", lui serafico risponde: "Quella è l'imponderabilità dei lavori pubblici! Se trovano dovremo fermarci per un po', ma state sicuri che i lavori vanno avanti". Ecco, l'imponderabilità dei lavori pubblici, presa come atto di fede, è quella cosa per cui, nonostante tutti già sappiano che qualcosa c'è lo negano a oltranza anche a se stessi, perché sperano che sperando a più non posso alla fine scavando non si troverà nulla, e quando poi (come la logica impone se scavi in una zona di interesse archeologico), qualcosa trovi (nello specifico due necropoli e i resti di un villaggio antico) in nome della responsabilità politica a non disperdere fondi pubblici, presa la debita pausa, hanno pensato bene di continuare i lavori.

giovedì 27 giugno 2019

fiume

bob hoskins

Quando ci scriviamo e ci scriviamo a lungo
parliamo di quei vecchi film
della nostra adolescenza – lei malata
per quelli in lingua inglese
che mi sforzo ogni volta di capire
cerca di istruirmi. Una sera
ripescando da un’infanzia lunare
mi ha chiamato Bob Hoskins
per dire che son brutto eppure
ce l’avevo fatta: finire a letto con una sirena
– per metà pesce per metà
sostanza di una donna – non è una storia
per chiunque. Io annuivo
ma confuso. Avevo sbagliato attore e
in barba a ogni Bob Hoskins credevo d’essere
Danny DeVito – nemmeno lui
un gran figo. Sei comunque un caso
mi diceva lei ridendo. Un uomo che
non è uno soltanto ma nemmeno
uno solo dei due. Neppure lei era Cher
chiariamoci ma – per metà pesce
per metà sostanza di una donna –
sapeva farsi perdonare anche quando
rubandomi alla notte mi diceva
le sue cose da sirena.
Finisce sempre così fra due scrittori
presi come siamo dall’insonnia
e dalla presunzione
di una verità che non è mai vero amore
ma qualcosa che riguarda l’amore
per gente come noi che non sa amare.
Arriveremo a odiarci
dopo troppe notti di fragilità e vuoto
di parole tirate sui denti
a tirar fuori il nostro potenziale
raccontarci nell’altro
liberi di odiare nel suo nome
non uno soltanto ma nemmeno
uno solo dei due. Finisce così
con uno sbrigativo ti amo
dopo essere venuti
e la promessa di un film
poco prima del sonno
dove persino Bob Hoskins
ha una speranza d’amore.

mercoledì 26 giugno 2019

le vie di mezzo sono finite

Stamattina in chat una ragazza mi ha scritto: “C’è qualcosa di te che non mi piace. Il fatto che ridi sempre e che non prendi mai niente sul serio. Uno così o ha un sacco di cose da nascondere tipo È UN SERIAL KILLER!! Oppure è un cretino”.
(Ovviamente la seconda.)

definizione

Cerco la definizione di quelli che ogni volta che citi la frase di una canzone o film o libro, per quanto ovvia, ti devono scrivere sotto a tutti i costi il titolo per fare vedere che lo sanno. Non è un giudizio di merito perché prima o poi lo facciamo tutti (non sappiamo tenercelo nelle mutande) ma in quel momento di trasformazione brutale come si chiamano quelli così?

lunedì 24 giugno 2019

importante

Mia madre (dopo che ha visto il servizio in Tv): "Ma tu non ci vai a Mola di Bari?"
Io: "A fare che?"
Mia madre: "A quello... al Festival del libro impossibile!?"
Io: "Ahahah! Al festival del libro possibile! A Polignano!"
Mia madre: "Sì, quello. Non ci vai tu?"
Io: "Ma no. Lì ci vanno solo gli scrittori importanti!"
Mia madre: "E tu non sei importante?"
Io: "No, io sono solamente simpatico."
Mia madre: "Per me sei importante."
(La mamma è sempre la mamma).

sabato 22 giugno 2019

oro


 7 Marzo 1999

Piove da tre anni. Pioverà ancora. L’uomo della pioggia non potrà fermarsi. Non l’aveva previsto. Ne ho comprato la pietà con del bourbon ed un fucile. Ho puntato la verità ai suoi occhi e ho detto: Guarda! Ed ha negato. Perché è il più grande di tutti. L’ultimo. Ah! come l’avrei amato! Il cantastorie assoluto! Avrei scelto per me il vero perdente. Anni fa. Ma il mio dono è l’errore. L’eredità la perdita.
Piove da sei anni. Pioverà ancora. Mi sono rifugiato nel mio castello antico. Nel mio appartamento di Hopper. Come per spiarmi. Nel mio armadio ho nascosto l’intero mio deserto. Ogni singolo granello di polvere disperde fugaci apparizioni. Fughe! Mi vesto di stelle. Il manto regale cucito di notte sulla pelle. Oh ricordo! Rievoco l’attimo in cui scegliesti il punto perfetto per colpire e stupire col sangue… Ma non v’è più niente da cercare. Niente altro da dire. Come per l’arte. Solo i miei sentimenti. E tu mi hai dato l’occasione. La visione, ah! la visione! Converso con un’idea – mi acceca! Tu sei come me? Non vuole lasciarmi. Mi credi tuo? Si infuria ad ogni mio suono. Ma io emetto palpiti e sospiri – come tutto corrisponde! Loro; la dose, solitudine di un’auto; la saggezza di Marco Aurelio; la mia infanzia. Ma è quantomai banale! Quantomeno volgare! Allora l’infamia è il tuo telefono da un’ora, che geme nello stacco fra lo squillo e la risposta, la prova di fratellanza. Ci sei o ci sono dispongo del tuo tocco! Conosco anch’io la voglia! Solo il mio bisogno irresistibile! 
Io e lui in confessione su una strada americana – O pudica America! – interminabile e nuda, come le sue parole. Dove arriva? chiede innocente. Ne cerchiamo per ore la fine, ma è inutile. Voltandoci indietro confrontiamo le distanze, e ogni volta la strada percorsa è lunga quanto la strada da percorrere ancora. Ah torniamo indietro! dice con rancore. Torniamo indietro e il quadro è esploso – nessuno ce l’ha fatta. Ma lo spazio è una mandria di fumo forzata e piegata dal vento con l’intimidazione e la violenza. Fomentata dal fuoco. Ci contendiamo, io e lui, l’ossigeno: avidi, ingordi, ne possediamo, ne ingoiamo quanto più possiamo senza sentirne quasi il duro sapore, fino a slogare la mascella, fino a consumare l’ano, e chi vince e chi perde comunque muore! – Oh troppi moti dell’anima, troppi intensi patimenti! E nello spazio è come se non fosse mai cominciata. Ma tardi. 
Ho visto cose accalcarsi per la mensa dell’acido, come poveri dementi spartirsi pezzi di sole dilaniato delle dimensioni di un’unghia che scordi pure il freddo della notte, litigare e ferirsi per quello, distribuito agli angoli di strada da uomini cercati così a lungo, ed io indossavo solo una lanterna. Ho visto, nella sua luce, nascere grattacieli cannone e statue di piombo e pezzi di carne fresca, grondante sangue, appesi in mostra per il domani e colori nel calderone e tutti i linguaggi da unificare sotto la luna oscura di Babele, perché priva dell’altra metà del cielo. Ho capito cose – malamente malmenato, picchiato sulla testa dai soldati della Democrazia e collezionavo solo ritagli di giornale, opere d’arte stampate male, in bianco e nero sporco, immagini dispersive in puntini allucinati d’oro pallido, ricordi trattenuti in cartelle tutte uguali, imbevute di veleno storico, tutte dalla stessa parte, della stessa pasta morale. Prigioni! 
Ma dopo l’ultimo omicidio, dopo il furto, lo stupro, dimenticai. E tutto ciò che volevo era una pistola. Una pistola da tenere sul cuore. Una pistola contro una spada: il duello cittadino, l’umano dilemma, la tua domanda segreta: Potevi giurarmi fedeltà eterna? Potrò mai perdonarti, io, la tua diversità? Il nostro fallimento, la mia incapacità comune verso l’ovvio. Nessuno capirà fuorché le pietre! Pazienza! L’ovvio! Ma ora conosco la vendetta: l’eliminazione del ricordo. Terrò per me dunque il mio sogno del Regno delle Capre, pisciatoi stellari in cui si riflettono lucide volontà, città celesti gremite di mani, angeli stregati in rifugi arabici, grotte chiare come pozzi d’eco dove l’amore è lontano, l’orribile letteratura antica è lontana, i canti mi angosciano… 
Per te, 
che hai aurore boreali e festoni giapponesi danzanti negli occhi, vigili come lucertole, che battono veloci all’ago nella mia schiena come fosse un tamburo selvaggio, perché riunisca per il festino della notte, la notte nascosta dietro il tuo orecchio sussurra: Tradimento! Tradimento! Il re è morto! La notte nel pozzo, o di guardia, per sempre alla tua porta, estraneo alla tua luce… immaginando. La mia testa, Erodiade, persa fra le tue parole non dette. Così ti perdo… 
Tutti i miei pensieri in continua evoluzione, entro nel mio secondo letargo… Andato male anche questo tentativo. Un’altra fuga nei miei sogni poi – al sicuro dietro i miei quattro muri chiusi – ah tutti quei volti pieni di vita! – sopraffatto dai volti! Questa: la mia fortezza della solitudine! 
…A volte penso: Vissuto troppo poco a lungo per poter decidere sulla giustizia o sull’ingiustizia dei miei anni. Ma grazie sorella Fortuna! Grazie per l’assenza! Io, posso convivere col Crimine. 

venerdì 21 giugno 2019

il volpone

Oggi l'ennesimo volpone mi ha dato l'idea geniale per fare i soldi con il mio lavoro, ovvero mollare la poesia e darsi al porno. Non solo, volendo fare il furbo mi ha citato, adattandolo allo scopo, un bel motto di Frank Zappa: "Nella lotta fra te e il pubblico, stai dalla parte del pubblico". E sapete cosa, mi ha convinto, ha ragione lui. Mi sono rotto i cosidetti di fare la fame in nome dell'arte. Per cui ho deciso, quest'anno chiudo gli impegni presi e dal prossimo cambio programmazione editoriale e pubblico un poeta ogni tre romanzi porno. Non solo, li metto tutti nella stella collana che chiamerò "pornocrazia". D'ora in poi sarà tutto mercato, o mercificazione, e la poesia la piglierà in quel posto come tutti. Forse, finalmente, la sentiremo urlare.

il processo

Nel sogno mi chiedo come sono finito qui. In quest’aula affollata dove al meglio che vada sono solo di fronte alla Legge. “Amore ne ha?” mi chiede severo, impettito, designandomi imputato in questa farsa. “Amore per chi?” sono sorpreso, o faccio forse lo gnorri. “Ma scelga! Ma scelga!” mi attacca, spalancando le braccia sulla folla che sta alle mie spalle e che non vedo. “Si scelga una vittima anche lei perdio, come tutti, e la smetta con questo atteggiamento disfattista dove ride chi è già pronto alla rinuncia. Si scelga dunque una benedetta persona e riversi su lei la sua fiducia, si fidi si fidi una buona volta e vedrà come poi riprenderà colore sulle guance, e gusto ad amare e ad essere amato, senza nel sogno poi sentirsi quest’ansia di accoppare o di essere accoppato”.

mercoledì 19 giugno 2019

gioia

La gioia incomparabile di un amico che ti chiama: "Ti rubo soltanto un minuto per dirti che ho letto il tuo Limonio e l'ho trovato bello." Spesso non si dà abbastanza importanza a questi piccoli gesti di apprezzamento che invece, per un autore, sono tutto.

handicap

Forse è impressione mia e soltanto mia ma ultimamente i concorsi (a cui continuo a credere e iscrivere i miei autori) proprio sotto il titolo del libro proposto, anzi meglio incastrato fra il titolo e la BIO in cui si dà notizia che l'autore è vivo e in salute e puoi rintracciarlo a questo numero, ti chiedono se tu editore c'hai l'ufficio stampa a norma. Alcuni concorsi per toglierti dall'imbarazzo c'hanno anche la tripla opzione classista da barrare: 

A) c'ho l'ufficio stampa coibentato, in genere fanciulla brillante e di bella presenza con contratto part-time, che se la porti agli apertitivi ci fai bella figura solo a farti vedere con lei; 

B) c'ho coniuge e/o fidanzato/a e/o miglior amico/a "senza cui non sarei niente" o (qualora single) volenterosa cuginanza nerd che dà una mano in casa editrice a tempo perso e gratis; 

C) l'ufficio stampa sono io, quindi mi classifico all'ultimo gradino del podio, nel girone dei poveri-poveri. 
In quest'ultimo caso, non si dice ma è sottinteso, all'autore di cui candido il libro vengono detratti 70 punti sui 100 necessari alla vittoria e parte con un handicap niente male.

naufragi

Oggi leggendo di Ungaretti nelle tracce di maturità ho pensato che (anche se è vero che il divario fra ciò che siamo e quello che scriviamo e dunque come ci raccontiamo è sempre più ampio) sia stata proprio una bella scelta, assai in linea coi tempi se si pensa che L'allegria è in fondo il diario di un affricano figlio di migranti italiani che arriva in Italia per cercare fortuna e viene catapultanto nel disastro umano della prima guerra dove si barcamena giorno per giorno per restare in vita (Allegria di naufragi era il primo titolo, di chi deve mantenersi allegro, vivo, persino di fronte al naufragio suo e della sua epoca). Oggi certo non c'è una guerra effettiva, ma il naufragio c'è tutto e lo avvertiamo. Quanto a Sciascia, anche se è un autore che amo, Il giorno della civetta è carino ma ancora molto "romanzato". Aspetto il giorno in cui qualcuno avrà le palle di proporre il Sciascia degli anni '70, quello del Contesto o di Todo modo o di Nero su nero, quello tragico della fine dello Stato, anche se dubito che i ragazzi che si fermano nei programmi alla seconda guerra, potrebbero mai capirci qualcosa. Poi ci si chiede dove nasce il disinteresse e il diasmore per la politica, la fine dello Stato appunto.

martedì 18 giugno 2019

cosa sono gli squali

Beati loro che pensano a Camilleri:
io solo penso a come fottermi
le loro donne, la casa, i loro averi.

domenica 16 giugno 2019

trauma

A pranzo con amici di famiglia, mi chiedono cos’è oggi in Italia – dove la poesia notoriamente non vende e l’editoria di genere è quasi tutta a pagamento – un editore di poesia onesto. Io onestamente rispondo che è uno che, senza realmente guadagnarci, lavora per pagare i libri agli altri. Mi guardano straniti, non capiscono. C’è in questa mia scelta, suggeriscono, una vena autolesionista assai forte, probabile espressione di un qualche trauma infantile. Ma mio padre non ci sta: “Kuss jè cugghjone i mu a colpe jè a megghje?”. Direi che per oggi siamo apposto.

farsi strada

Stanotte ho fatto un sogno in cui sono finito ad una festa. Era una festa radical chic, piena di artisti e scrittori famosi, e poiché era piena di gente importante e io ero sicuro di essere finito lì per sbaglio, mi sono innervosito e ho cominciato a combinare una sacco di disastri, rovesciavo bicchieri, inciampavo, il cibo mi cadeva dal piatto, sporcavo dovunque. A un certo punto, imbarazzato da me stesso, mi sono messo in un angolo, e così mi sono accorto di essermi seduto vicino a Ungaretti, che stava comodo su un divanetto all'ombra mentre sorseggiava acqua e limone. Ho cominciato a parlargli e gli ho chiesto cosa deve fare oggi un artista per farsi strada nel mondo, e lui mi ha detto: "Ecco, il proprio tempo fotografarlo senza eccedere, ma viverlo sempre intensamente." (Lo so di preciso perché subito dopo mi sono svegliato e l'ho segnato sul quaderno che tengo sul comodino per non scordarmelo).

venerdì 14 giugno 2019

l'editoria è...

L'editoria è quella cosa che succede mentre stai facendo altri piani per sopravvivere.

chiesa

Ho letto un pezzo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano in cui il giornalista dice che la maggior parte dei cattolici italiani votano Salvini e si chiede perché la Chiesa cattolica si sia così allontanata dalla vita politica. A parte che certe uscite (per altro inascoltate) di Papa Francesco mi sembrano fortemente politiche e di opposizione, ma io almeno mi ricordo che quando la Chiesa si occupava, pesantemente, della politica italiana lo faceva attraverso la Democrazia Cristiana, che tutto era meno che un partito sano. Quindi invocare che la Chiesa torni a interessarsi della politica mi sembra oltremodo fuori luogo e fuori tempo. Il punto, secondo me, è capire se è la Chiesa che ha avvelenato la politica oppure è l'italiano medio che passando indifferentemente e per opportunismo dalla Chiesa alla Democrazia Cristiana fino alla Lega (ma in mezzo ci potremmo mettere anche il fascismo e il berlusconismo) ha sempre avvelenato tutto. Guardare, insomma, la trave nel proprio occhio prima della pagliuzza nell'occhio del vicino.

mercoledì 12 giugno 2019

dare la precedenza ai ragni


Stamattina, poco prima di uscire, ho guardato il video di una lectio magistralis di Goffredo Fofi che con la sua nota modestia dice di essere diventato l’uomo che è per aver conosciuto tutta una serie di persone straordinarie che lo hanno aiutato a crescere. Al suo confronto, mi accorgo, io non conosco nessuno di altrettanto straordinario e se qualcuno conosco non è detto che quel qualcuno riconosca me – ad esempio stanotte una celebre scrittrice, scambiandomi per un altro, mi ha chiamato Daniele per tutto il tempo. Però poco fa ho visto un ragno, uno di quei ragni elegantissimi con le zampe lunghe, che attraversava la strada. Era fermo sul marciapiede di fronte al semaforo rosso, anche se la strada era deserta, ma quando è scattato il verde il ragno è partito e ha attraversato la strada insieme a me. Fofi, a un certo punto del suo intervento, consiglia – a ragione – di leggere Fontamara di Silone, libro che nessuno più considera ma ancora attualissimo. Io, invece, consiglio di dare la precedenza ai ragni, così da ritrovare almeno in loro la meraviglia che non ci viene più dai libri.

martedì 11 giugno 2019

morale

Una lavoratrice – nel senso che lavora e fa la Lotta – mi dice: «Lillo, tu fai finta di non vederlo, ma non si può andare avanti come fai tu. Un editore senza capitale non è un editore serio/vero. Il vero editore è sempre imprenditore, è padrone, non compagno». Ma allora, le rispondo, stai dicendo che solo Mondadori può far libri. «No, ma la cultura non è una cosa democratica. Non puoi farla dal basso, sono ciarle. Devi avere i soldi per farla e farla bene. Se non hai i soldi, allora li stai chiedendo a me. Diventa una guerra fra poveri. Se non hai i soldi allora devi fare altro, inventati qualcosa se vuoi fare l’editore. Io non ho l’obbligo morale di comprare i tuoi libri, e a te non l’ha ordinato il medico di farli». Dopodiché mi informa con estrema nonchalance che anche lei scrive poesie – poesie di Lotta – e sta pensando di pubblicare un libro.

lunedì 10 giugno 2019

premio

Quando ti mandano l'invito a un premio serissimo, talmente serio che vedi i nomi dei vincitori delle passate edizioni e sono: Magrelli, Pusterla, Lamarque, Mussapi e De Angelis. Così ti arrendi prima ancora di partecipare, visto che hai appena 42 anni e ti par di capire che la condizione necessaria per vincere è che devi averne minimo 60.

venerdì 7 giugno 2019

la mail di un collega

“Buongiorno, vi scrivo per chiedervi se vi è possibile girarmi qualche manoscritto inedito. Sono un giovane editore che ha bisogno di lavorare e vi chiedo se potete darmi una mano.”

giovedì 6 giugno 2019

le cose

– Quando sono in accordo con le cose, – disse il signor Keuner, – non sono io a capire le cose, sono le cose che capiscono me. 

(Bertolt Brecht, Storie del Signor Keuner, Einaudi 2008)

che cos'è?

Che cos'è che scompare con la morte? Qual è la cosa che solo la morte è in grado di cancellare per sempre? È un interrogativo troppo complesso per un povero monaco come me... 

(Yasushi Inoue, Morte di un Maestro del Tè, Skira 2016)

martedì 4 giugno 2019

i numeri

L'altra sera, durante una presentazione, una addetta ai lavori faceva notare una cosa interessante. Ovvero che il caso Franco Arminio poeta, e aggiungo poeta apposta intendendo che Arminio viene ormai riconosciuto dalla comunità soprattutto come poeta, non nasce con lui che scrive un libro fenomenale (cosa che peraltro è stata con Cartoline dai morti) ma nasce con un ufficio stampa che si innamora di un suo libro, Cedi la strada agli alberi, decide di investirci tutto il suo tempo e ci lavora intorno con tale amore e con tale strategia da imporlo all'attenzione del pubblico. In altre parole, anche lì dove si sostiene che la parola poetica è l'ultimo baluardo di quello spazio in cui lo scrittore è libero di fare quel che cacchio gli pare, un poeta c'è o meglio un poeta si fa notare e ascoltare nella misura in cui è affiancato da un buon ufficio stampa, proprio come qualsiasi altro. Allo stesso modo il gusto del pubblico non solo non ha alcun peso nella scelta perché in ogni caso il gusto è influenzabile e influenzato dall'operato di un buon ufficio stampa, ma quando viene influenzato nella misura giusta fa fare i numeri persino a un genere poco commerciale come è considerato la poesia.

lunedì 3 giugno 2019

l'avance

C'è questo tipo che da un po' di giorni mi scrive messaggi in chat che cominciano così: "Ciao bel pelatone!". Io ho provato a spiegargli, inutilmente, che anche se non ho nulla contro le avance decise, chiamarmi pelatone non è il modo giusto per ottenere qualcosa da me. Poi ho scoperto che lo fa con tutti. Cioè ci prova solo con i calvi e li chiama tutti pelatoni allo stesso modo.